LOCARNO - Torna a far parlare “Sangue”, il film di Pippo Delbono che già nel mese di agosto aveva suscitato molte polemiche dopo essere stato presentato al Festival del Film di Locarno. Il lungometraggio, coprodotto anche dalla Rsi e dalla Cineteca nazionale svizzera e in cui appare l’ex delle Brigate Rosse Giovanni Senzani, rischia di non avere alcuna distribuzione.
Secondo Delbono, il motivo è un “doppio tabù: quello della morte e quello degli Anni di piombo. Due cose che questo Paese (Italia ndr) non vuole vedere”. “Sangue” verrebbe insomma censurato, stanbdo a Delbono, soprattutto per la presenza di Senzani, che nel film racconta i dettagli dell’uccisione di Roberto Peci nel 1981, colpevole di essere il fratello di un pentito delle Brigate Rosse, dopo 55 giorni di prigionia. Nel film documentario si assiste inoltre, in più passaggi, alla morte della madre del regista, prima in coma e poi morente.
“È sbagliato – commenta Delbono alla Regione – vederlo come un film sulle Brigate Rosse, ma piuttosto come un lavoro che, partendo dalla morte di mia madre, arriva a parlare anche di quella della compagna di Senzani, Anna, che l’ha aspettato nei lunghi anni di carcere”. Secondo il regista, non si tratta di “un film sulle Brigate Rosse, ma casomai sugli esseri umani, sull’umanità e non sulle ideologie”.
Delbono si è soffermato poi sul problema della distribuzione: “C’è chi spiega il fatto che pesino anche motivi politici per i quali il film potrebbe essere poco gradito”, d’altra parte però sono giunte anche critiche positive, come quella di Virgilio Fantuzzi de “La Civiltà Cattolica”, che ha parlato di “Sangue” come di “un efficace rito laico sulla morte”