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Cronaca
12.02.2014 - 07:560
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Il "j'accuse" di Tarchini a Lugano Airport e alla Città: "Con il progetto dell'hangar preso per i fondelli per cinque anni"

Lo sfogo dell'imprenditore: "Decine di incontri, tutto pronto e alla fine mi dicono che non se ne fa nulla. Adesso chiederò il rimborso delle mie spese"

LUGANO – “Adesso basta! Con Lugano Airport non tratto più. Ritiro il progetto e chiederò alla città il rimborso delle spese che ho sostenuto. E sono diverse centinaia di migliaia di franchi. Come cittadino e come imprenditore mi sento preso per i fondelli”.

Silvio Tarchini ha un diavolo per capello. Nei giorni scorsi, infatti, la direzione dell’aeroporto e il Municipio di Lugano gli hanno comunicato la rinuncia al progetto di creare un maxi hangar per la manutenzione dei velivoli nel capannone dove un tempo aveva sede la Laura Star, un’azienda che produceva ferri da stiro. Nel capannone di Tarchini, che si trova a pochi metri dalla pista di Agno, avrebbe dovuto  trovare spazio un hangar da 4'500 metri quadrati.

Tutto è iniziato il 22 settembre 2008, racconta l’imprenditore a liberatv, quando ho ricevuto la conferma che la Laura Star avrebbe trasferito la produzione nel canton Berna.
“Ho inviato una mail alla Città e l’8 ottobre mi sono incontrato con l’allora municipale Paolo Beltraminelli e l’avvocato Emilio Bianchi, presidente di Lugano Airport, chiedendo se fossero interessati a realizzare un hangar. La risposta è stata affermativa, fatte salve le autorizzazioni dell’UFAC, l’Ufficio federale dell’aviazione, in merito all’allacciamento dell’hangar con l’area aeroportuale”.

Il 17 febbraio 2009, prosegue Tarchini, siamo andati a Zurigo, con l’allora direttore dell’aeroporto Montalbetti, il presidente Bianchi, i direttori del Ruag (l’azienda federale che si occupa della manutenzione dei velivoli, ndr), e della Darwin. “C’erano anche il presidente della compagnia aerea e Filippo Lombardi in qualità di presidente dell’Associazione passeggeri. L’UFAC ha garantito che una soluzione si sarebbe trovata a condizione che i comuni confinanti fossero d’accordo col progetto”.

A quel punto Tarchini ha fatto allestire un piano di ampliamento del capannone, che già a suo tempo era stato pensato come ricovero per gli aerei.
“Il progetto è stato approvato a inizio 2009 dal Cantone. Siamo andati avanti con innumerevoli incontri per appianare le reticenze manifestate dal Municipio di Bioggio, preoccupato per un ulteriore inquinamento fonico dovuto al nuovo hangar. Poi abbiamo siglato un accordo, una convenzione proprio sul fronte dei rumori: gli aerei sarebbero stati trainati nell’hangar a motori spenti. Insomma, incontri su incontri…”.

Durante questi cinque anni ce ne sono stati almeno dieci con la Città, dice Tarchini: prima con Beltraminelli poi con Giuliano Bignasca, poi con Angelo Jelmini; e altri 16 incontri con Lugano Airport, sempre alla presenza del presidente Bianchi. L’UFAC nel frattempo ha organizzato altri tre incontri per definire il progetto…

“Si arriva così al 7 maggio del 2013 – prosegue l’imprenditore -, quando l’UFAC ci scrive: possiamo procedere alla pubblicazione dei piani fatti allestire da Lugano nel giugno 2011, con tanto di firma del sindaco, del vicesindaco e di Lugano Airport, e completi di tutti gli studi di impatto ambientale”.

Tutti d’accordo, quindi, ma la direzione di Lugano Airport comincia a mettere in dubbio alcuni dettagli. “E da quel momento – protesta Tarchini - inizia l’ostruzione. Seguono altri incontri con il municipale responsabile dell’aeroporto, Jelmini. Un tira e molla, fino a che Lugano Airport scrive all’UFAC dicendo di essere d’accordo con il progetto, ma chiedendo che venisse pubblicato contemporaneamente a quello dell’hangar che nel frattempo l’aeroporto aveva iniziato a progettare in proprio”.

E su questo progetto, che sarà al centro di una richiesta di credito di 3,5 milioni di franchi da parte del Municipio di Lugano, Tarchini solleva molti dubbi: “Quell’hangar è in tela, misura solo 2'000 metri quadrati, non è riscaldabile, e non è in grado di contenere gli aerei più grandi che stazionano ad Agno. E alcuni non entrano. In più per costruirlo bisogna demolire l’attuale deposito dei pompieri”.

Settimana scorsa c’è stato l’ultimo incontro, quello della “rottura” presente anche il sindaco Marco Borradori. “In quell’occasione – dice Tarchini – mi è stato comunicato che il Consiglio d’amministrazione ha deciso di non più sostenere il mio progetto in quanto in concorrenza diretta con quello di Lugano Airport. A questo punto ho deciso di rinunciare a questo progetto e di chiedere almeno il rimborso dei costi che ho sostenuto in questi anni. Senza contare i soldi spesi dalla città nella fase di progettazione. Ero anche disponibile a far entrare Lugano Airport nella gestione del progetto, ma ormai...”.

Tarchini spiega che quell’hangar avrebbe reso 800'000 franchi di affitti all’anno e avrebbe richiesto da parte sua un investimento di circa mezzo milione. “Lugano Airport non avrebbe speso nemmeno un franco. Avrebbero messo a disposizione i servizi, come il traino degli aerei, per esempio, che sarebbero stati remunerati. C’erano già diversi jet privati che erano disposti a insediarsi a Lugano, se ci fosse stato il nuovo hangar: ho una lista di una decina di persone interessate a portare qui il loro aereo, ma non ci verranno di sicuro se ci sarà un hangar di tela”. 

emmebi

 

 

 

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