CRONACA
Carnevali e minorenni, Caprara: “Capisco gli organizzatori, ma i divieti non servono. Bisogna agire sulla prevenzione”
Il presidente del Rabadan Bixio Caprara si esprime sul delicato rapporto tra i giovani e l’alcol a carnevale, e non solo, e commenta il recente caso di Sementina (leggi articolo correlato)

BELLINZONA – “La storia ci insegna che il proibizionismo e i divieti non portano a nulla e, anche se capisco le ragioni degli organizzatori, è molto meglio puntare sulla prevenzione e sulle responsabilità di genitori e negozianti”. Parola di Bixio Caprara, uno che di carnevali se ne intende. 

Dopo il recente resoconto dei bagordi “minorenni” di Sementina , definiti “una porcheria”, con le relative polemiche (leggi articoli correlati) e la decisione di Isone e Rivera di introdurre il divieto d’entrata per i minorenni, abbiamo raggiunto il presidente del Rabadan Bixio Caprara per un commento. 

Emergono molti spunti di riflessione interessanti, a cominciare dall’identificazione del reale problema che, secondo Caprara, sta a monte e non è risolvibile con i divieti. 

L’intervista 

Ha fatto molto parlare lo scorso weekend il carnevale di Sementina, dove diversi minorenni hanno dovuto ricorrere alle cure dei sanitari e lo stesso presidente della manifestazione ha definito le scene alle quali ha assistito “una porcheria”. Come valuta l’accaduto? 

“È chiaro che è una situazione non solo spiacevole, ma che non va assolutamente bene. Dopodiché anch’io ho appreso del caso solo dalla stampa, mi è parso di capire che dei minorenni sono arrivati già piuttosto “carichi” di bevande sul luogo. Dunque credo che la soluzione non sia rappresentata dal divieto d’entrata, anche se capisco benissimo e do tutto il mio sostegno alle società e ai tanti volontari confrontati con il problema che intendono tutelarsi, ma il vero problema sta a monte e va affrontato diversamente.”

Come? 

“I giovani arrivano già “bevuti” ai carnevali, dunque il problema come detto è da un’altra parte e ognuno dovrebbe tornare ad assumersi un po’ le proprie responsabilità e fare il proprio lavoro. Con questo mi riferisco prima di tutto ai genitori, visto che immagino che ad un qualche momento questi ragazzi siano rientrati a casa, mi auguro quindi che i genitori di turno abbiano cercato di fare ragionare i propri figli, facendo loro capire che divertirsi non significa finire in ospedale o bere fino a stare male. Il secondo aspetto riguarda il reperimento delle bevande, perché questi ragazzi da qualche parte le hanno comprate le bottiglie e ricordo che in Ticino vige il divieto di vendita di tutti gli alcolici ai minorenni. Che si rispetti dunque la legge e si intensifichino i controlli, perché è noto che non tutti i negozianti si preoccupano seriamente di fare rispettare questa regola perché ci perderebbero economicamente”

Non ritiene dunque che il divieto d’ingresso ai minorenni possa aiutare? 

“Bisogna prima di tutto dire che ci sono varie tipologie di carnevali, nei capannoni singoli dei piccoli carnevali la misura può essere applicata e l’accesso può venire facilmente controllato. Nei carnevali più grandi però, come a Bellinzona o Tesserete dove c’è un’intera città in festa, non credo sia applicabile e non vedo perché non dovremmo permettere ai giovani che vogliono venire con l’intento di divertirsi di farlo liberamente, il carnevale è una festa di tutti. Sono dunque molto scettico su questa soluzione ovunque, il proibizionismo e i divieti non hanno mai portato nulla di buono.”

Come viene affrontato il problema a Bellinzona? 

“Noi continuiamo a insistere sulla prevenzione e a ripetere ad oltranza il messaggio ai genitori, che vogliamo avere dalla nostra parte su questo tema. Anche perché sarà uno slogan, ma è carnevale “un po’ tutto l’anno” e i giovanissimi non aspettano di certo il carnevale per “devastarsi”, dunque il discorso va allargato e incentrato sulla prevenzione. Dopodiché in presenza di persone con comportamenti “al limite” o addirittura violenti non viene fatta nessuna concessione e l’espulsione dal carnevale è garantita, con relativa denuncia e procedura amministrativa susseguente.”

Crede che la situazione sia davvero peggiore oggi o semplicemente le viene dato più risalto? 

“Quando ero ragazzo io quando sentivamo dire “ah ai miei tempi era diverso” ci veniva il latte alle ginocchia. Il 15enne già 20 o 30 anni fa quando usciva cercava di divertirsi e di farsi la bevuta, è un aspetto che c’è sempre stato. Detto questo posso pensare che in tempi recenti il riferimento della famiglia si sia sempre più sgretolato, è innegabile. Ma in realtà credo che sia più allarmante la situazione dei giovani adulti”

Si spieghi meglio? 

“Lo scorso anno mi sono occupato di verificare di persona chi è stato soccorso nella tendina sanitaria e devo dire che la gran parte dei “pazienti” erano giovani adulti, non minorenni. Non dico che il tema dei minorenni sia un falso problema, ma lì bisogna appunto insistere con la sensibilizzazione dei genitori e il rispetto della legge. Più preoccupante è la situazione di questi giovani adulti che bevono fino all’incoscienza, e purtroppo non credo sia percorribile un divieto ancora più esteso, altrimenti chiudiamo i carnevali e basta. Di certo spesso gli esempi offerti dagli adulti non sono dei migliori.” 

dielle

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