Il Caffè torna sulla questione dei salari per saperne di più, ma “si scontra contro un muro di gomma”. Maggiore chiarezza invece da parte della Confederazione, che ogni anno rende note nel dettaglio le paghe dei propri manager
BELLINZONA – Il Caffè torna sui maxistipendi dei ‘parastatali’. Dopo aver reso noti i 450 mila franchi annui del direttore della Società Elettrica Sopracenerina (SES), cifra che ha fatto discutere, dando il là nelle scorse settimane anche a una interrogazione in merito del deputato leghista Massimiliano Robbiani, il domenicale ha cercato di andare oltre e conoscere le retribuzioni dei vertici di altre aziende di Stato, scontrandosi però “contro un muro di gomma”.
La questione, ricorda anche il Caffè, riguarda però solo i dirigenti del settore parapubblico. Per i funzionari pubblici, invece, dagli anni ’80, è valido un tetto massimo pari al salario dei ministri, che attualmente è di circa 240mila franchi. Ai vertici delle retribuzioni statali, aggiunge quindi il Caffè, c'è oggi la magistratura: 213mila per il procuratore generale, ad esempio. Appena più alta quella dei giudici del tribunale d'appello: 215 mila.
Un principio che nel parastatale invece non si ritrova altrettanto spesso. E, come sottolinea il Caffè, la ‘trasparenza’ sui salari percepiti dai suoi dirigenti. Non così invece a livello federale. La Confederazione infatti, tramite il rapporto “Retribuzione dei quadri superiori di imprese e istituti", rende note nel dettaglio le paghe dei propri manager.
Le cifre note in Ticino vanno così dai 778mila franchi del direttore di BancaStato ai 450mila di Daniele Lotti. Se per quest’ultimo è già stato chiarito che anche se la Ses è stata incorporata nell'Azienda elettrica ticinese (Aet) di proprietà del Cantone, Lotti era però il direttore di una società privata (Il Caffè sottolinea comunque la situazione paradossale venutasi a creare, con il direttore di Aet che percepisce uno stipendio stimato attorno ai 250mila franchi, molto meno quindi dei 450 mila franchi del direttore della SES, "tecnicamente" suo subordinato).
Mentre BancaStato è fra le uniche a render nota sul proprio sito web la retribuzione totale dei quattro membri di direzione: 2'521'201 franchi in tutto, 778mila dei quali vanno al direttore generale Bernardino Bulla.
Il Caffè si rifà quindi al caso italiano, dove i mega stipendi sono stati al centro della discussione con la decisione del primo ministro Renzi di mettere il limite a 240 mila euro (293 mila franchi), pari all'indennità del presidente della Repubblica, e chiedendo a Claudio Generali, ex consigliere di Stato che lasciò la sua carica di ministro per assumere la presidenza di una banca con uno stipendio di quattro volte superiore.
Per Generali si tratta di una proposta discutibile e populista: un adeguamento alle logiche di mercato ci vuole. “Vogliamo avere dei dirigenti mediocri, allora paghiamoli poco, ma se li vogliamo all'altezza della competizione internazionale, allora paghiamoli in linea con le retribuzioni del settore”, commenta Generali, aggiungendo che il principio del tetto massimo può valere solo per una funzione meramente amministrativa, “ma se si tratta di una funzione economica, come per Banca Stato, i cui dirigenti non sono affatto strapagati, allora si accetti la logica di mercato”.
Altrimenti, continua, pagando un terzo di quello che il mercato offre, “non si può poi pretendere di avere le migliori teste”.
Contrario a questo ragionamento è invece Graziano Pestoni, l'ex sindacalista segretario dell'Associazione difesa del servizio pubblico, che al domenicale ricorda che ci sono funzionari dello Stato “che rinunciano ad offerte nel privato, dove riceverebbero paghe più alte, per una scelta di principi etici, per lavorare nel pubblico”.
La proposta di Pestoni è quindi quella di adeguare gli interventi caso per caso e consentire per le aziende del parastato “un controllo maggiore al parlamento. Il Gran Consiglio dovrebbe discutere azienda per azienda garantendo così maggior trasparenza. Si tratta di un rafforzamento del ruolo dell'azionista, che giustamente dovrebbe mettere come tetto la retribuzione dei ministri. Retribuzione su cui si può ancora discutere".