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Cronaca
21.11.2014 - 13:400
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Dall’estrema periferia, lettera aperta a Zali: “Quando la montagna cede in Italia, a pagarne le conseguenze sono le strade ticinesi”

Scotti, presidente del PLR di Monteggio, riflette sulla chiusura della statale che collega Luino a Ponte Tresa e le implicazioni per la nostra mobilità. “Un argomento micro, ma che dimostra come la collaborazione transfrontaliera sia a senso unico"

MONTEGGIO – Gli smottamenti e le frane che si sono verificati in Italia, con la conseguente chiusura delle strade coinvolte, stanno avendo ripercussioni anche sulla mobilità in Ticino. Così anche per la chiusura della statale 61 che collega Luino a Ponte Tresa, al centro di una lettera aperta rivolta al ministro del Territorio Claudio Zali inviata dalla Presidente della sezione PLR di Monteggio Caterina Scotti, che pubblichiamo integralmente in quanto segue.

di Caterina Scotti*

“La strada statale 61, rischia di restare chiusa a lungo. I sindaci dei comuni italiani chiedono di avviare un dialogo con il Canton Ticino per consentire al trasporto pubblico italiano di passare dal territorio elvetico”.

Questo si leggeva l’altro ieri sui media online. Molti ticinesi si chiederanno dove si trova questa strada. Gli abitanti dei comuni che si affacciano sulla valle del fiume Tresa, conoscono perfettamente questa strada che collega Luino a Ponte Tresa. E la conoscono soprattutto perché, a causa della sua chiusura, la situazione, di per se già insostenibile per ovvi motivi, peggiorerà ulteriormente.

Da notare che la statale in questione è chiusa da un paio di settimane e le ripercussioni sulle nostre strade si fanno già sentire. Mi permetto quindi di inviare alcune osservazioni al nostro Responsabile del Territorio.

La collaborazione transfontaliera tra Svizzera e Italia mi da l’impressione di essere a senso unico, e non solo su argomenti micro, come potrebbe esserlo l’oggetto di questa lettera. Ma e soprattutto su argomenti macro: la black list, gli accordi sui ristorni dei frontalieri, i richiedenti l’asilo provenienti dalla penisola, ecc. La nostra apertura e disponibilità verso i cugini d’oltre frontiera non sta portando i frutti sperati.

Vorrei evitare demagogie e populismi, ma il mormorio di protesta si sta trasformando in un urlo che ha come obiettivo, per il momento, gli oltre 60'000 frontalieri che quotidianamente varcano i nostri confini.

Ragionevolmente, la richiesta che arriverà dalle autorità italiane, dovrebbe essere accolta. I comuni toccati dovrebbero però essere maggiormente coinvolti e, cosa ancora più importante, la nostra disponibilità dovrebbe essere messa sul tavolo come “merce di scambio” quando si tratterà di discutere di argomenti non meno importanti, come ad esempio i park & ride sul territorio italiano, il car pooling, ecc..

Per terminare, una riflessione personale. Quando guardo verso la montagna qualche timore mi assale. Dovesse cedere non oso immaginare le conseguenze, soprattutto sul versante svizzero. Anche di questo  si dovrà discutere con le autorità italiane e ritengo si debba farlo quanto prima per la sicurezza di tutti noi che ci affacciamo su questo strano fiume chiamato Tresa.

*Presidente sezione PLR di Monteggio

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