Il critico d’arte, curatore della mostra, si è presentato all’inaugurazione al pieno della sua forma imprecatrice minacciando di denunciare la vicesindaca e attaccando le “capre incapaci” che mettono in forse la paternità leonardesca del ritratto
LUGANO – Inaugurazione scoppiettante, eufemismo, quella che si è tenuta ieri in Municipio a Lugano per la mostra della ‘Bella Principessa’. C’erano le capre, c’erano gli incapaci, c’eran gli strali e c’era l’invito a evitare “pettegolezzi merdosi buoni solo per animare i discorsi da cortile”. Insomma, basterebbe dire, c’era Vittorio Sgarbi, al pieno della sua forma imprecatrice.
Il critico d’arte, curatore della mostra e sostenitore della paternità leonardesca dell’opera, era come un vulcano in eruzione e, dopo una prima sfiatata ironica, la sua potenza magmatica è ben presto esplosa andando dritto dritto a colpire la vicesindaca Giovanna Masoni Brenni, rea di aver accennato ai dubbi e alle criticità che avevano accompagnato l’arrivo del ritratto a Lugano. Dubbi che, anche oggetto di una interrogazione (vedi suggeriti), riguardano non solo il luogo prescelto per la mostra, ma anche l’attribuzione del dipinto..
Apriti cielo: Sgarbi, che inizialmente, non senza una percepibile patina ironica, aveva lodato la responsabile del Dicastero cultura e istruzione per il coraggio delle sue scelte, ha cominciato a inveire contro Masoni chiedendone le dimissioni, minacciando di farle causa e di abbandonare l’inaugurazione.
Eppure, come sottolinea anche il CdT nel riportare della riottosa vernice, l’incontro era anche cominciato all’insegna della positività, con il sindaco Marco Borradori che, nel suo intervento, aveva lodato il coraggio della città nell’ospitare quest’opera dimostrandosi così “un luogo aperto ai dibattiti e ai confronti, anche in termini artistici”.
Ma la ben nota verve sgarbiana ha ben presto infranto le uova su cui si stava camminando e dopo l’attacco a Masoni il critico ha indirizzato i suoi strali nei confronti dei contrari all'attribuzione del dipinto al genio di Vinci. L'origine leonardesca, infatti, è per lui indiscutibile: Lugano non deve quindi privarsi di una simile opera dando retta alle voci di “povere capre che non sanno riconoscere il valore del ritratto”.
“Incapaci” tra cui figura anche il professore di storia dell’arte all’Università di Ginevra Mauro Natale invitato da Sgarbi a “studiare prima di fare pettegolezzi merdosi buoni solo per animare i discorsi da cortile”.
E di fronte alla messa in dubbio della mano leonardesca nel ritratto su pergamena, il pensiero di Sgarbi è andato all’altra grande controversia attributiva recentemente riesplosa in quel di Lugano con le vicende legate al ritratto di Isabella d’Este. “A quei pettegoli che osano sollevare polemiche chiedo dov'erano quando è apparsa quella patacca invereconda”, ha sbottato ancora Sgarbi.