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Cronaca
22.02.2017 - 17:460
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

I tentacoli dell'Isis sul Ticino. Perquisita anche la moschea di Viganello. L'imam sentito come persona informata sui fatti. Il turco-svizzero arrestato su ordine della Procura federale lavorava per l'agenzia di sicurezza che garantiva la sorveglianza al

Nuovi dettagli sulla clamorosa operazione che oggi ha visto impegnati in perquisizioni e interrogatori oltre cento agenti della Polizia federale e cantonale

BELLINZONA – I tentacoli dell’ISIS sembrano essere arrivati fino in Ticino. Due clamorose operazioni di polizia collegate l’una all’altra sono scattate oggi tra Camorino e Lugano, dove su ordine del Ministero pubblico della Confederazione in mattinata è stata perquisita anche la moschea di Viganello, il cui imam è stato interrogato come persona informata dei fatti. Questo, stando a fonti ufficiose di liberatv. Le operazioni hanno visto coinvolti oltre cento agenti tra polizia federale e cantonale.

Le manette sono scattate ai polsi di un uomo dalla doppia nazionalità, turca e svizzera. Un altro cittadino turco è coinvolto nelle indagini della Procura federale, ma non è stato arrestato, secondo il primo resoconto dell’operazione tracciato nel pomeriggio dagli inquirenti (leggi qui).

I reati ipotizzati sono infrazione alla legge che vieta i gruppi legati ad AlQaeda e allo Stato Islamico, sostegno o partecipazione a un’organizzazione criminale e violazione del divieto di rappresentazione di atti di cruda violenza. La magistratura federale sospetta che anche in Ticino siano state reclutate persone a sostegno dell’ISIS o di organizzazioni ad esso associate.

In contemporanea con l’informazione federale è giunta una nota della Polizia cantonale e della Procura ticinese che segnalavano il fermo del titolare di un’agenzia di sicurezza privata del Bellinzonese. Si tratta di un 36enne svizzero la cui società effettuava la sorveglianza al centro asilanti di Camorino (mandato già revocato). Nella loro nota gli inquirenti parlano di usura, sequestro di persona e atti di violenza nei confronti di almeno un richiedente asilo. Reati che sono emersi nell'ambito dell'inchiesta avviata dalla Procura federale, ma non è il 36enne la pedina di collegamento con l’inchiesta anti terrorismo.

Il legame tra le due operazioni è infatti l’uomo di doppia nazionalità, turca e svizzera, che lavorava come agente per la società il cui titolare è stato fermato nell’inchiesta parallela, e che nulla ha a che vedere con i reati di terrorismo. Si sospetta che l’uomo abbia contribuito a reclutare, forse anche tra i migranti con i quali è venuto a contatto durante la sua attività professionale, dei potenziali terroristi.

emmebi
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