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Cronaca
14.09.2017 - 15:190
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

La storia di Yuki: "Io non ci sto a sgobbare tutto il giorno in un call-center per 600 euro al mese. Meglio fare la escort e la pornostar”

Una ragazza italiana, pornostar in Giappone ed escort, racconta la sua vita e il suo lavoro: "Per me è una vocazione. Già quando avevo 13 anni, ben prima del primo rapporto sessuale, avevo capito che avrei fatto questo tipo di professione"

TORINO - “Io non ci sto a sgobbare tutto il giorno in un call-center per 600 euro al mese. Meglio fare la escort e la pornostar”. Lo dice senza giri di parole la 23enne Victoria Yuki, in un’intervista concessa al quotidiano Libero.

 

La ragazza italiana, che attualmente vive a Torino, è diventata una star del porno in Giappone. In terra nipponica si è fermata due anni per affermarsi nel mondo dell’hard e al suo rientro in Italia, ha voluto raccontare la sua storia.

 

“La mia - racconta - è una vocazione. Fin dai tredici anni, ben prima di avere il primo rapporto sessuale, ho capito che avrei fatto questo tipo di professione. Mentre le mie amiche collezionavano figurine dei cartoni animati, io raccoglievo le card delle attrici hard giapponesi e brandelli di biancheria intima da loro usata, che acquistavo online. Ero abbagliata dalla loro raffinatezza”.

 

“Nutrendo ambizioni nel settore - prosegue Yuki - mi sono iscritta al sito ragazzeinvendita e ho iniziato con le video-chat. Guadagnavo solo un euro al minuto. Tuttavia, è stata un' esperienza che mi ha convinta ancora di più che quella era la mia strada”. E dalle chat al primo cliente in carne ed ossa il passo è stato breve: “La prima volta non ha suscitato in me disagio o sensi di colpa. L'ho vissuta come una cosa del tutto naturale”.

 

Da quel giorno ha proseguito la sua carriera nel mondo del sesso: “Non accetterei mai meno di 300 Euro all’ora per un cliente. Mentre per le scene di sesso nei film vado dai 150 in su, Tante miei colleghe si accontentano anche di 50 o 100 euro; io, invece, sono costosa e selettiva. Ai trentenni preferisce i consumatori settantenni in quanto sono più capaci di cogliere il valore di quell’intimità”.

 

Per Yuki il suo mestiere costituisce una sorta di «riscatto sociale, o una vendetta nei confronti di un mondo in cui il lavoro è sfruttamento. Io non ci sto a sgobbare tutto il giorno in un call-center per 600 euro al mese. Come si può vivere così?”.

 

Dopo aver scoperto il mestiere che faceva, il fratello l’ha buttata fuori di casa: “Oggi però mi sento più serena da quando mia madre ha accettato il mio lavoro e viene a trovarmi a Torino. Ho raggiunto la tranquillità economica, ma mi manca ancora l'equilibrio spirituale. Spero di stare bene con me stessa un domani.”

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