Intervista a Claudia Lombardi che ha di recente ha acquisito lo storico edificio per sei milioni di franchi. Ecco i suoi ambiziosi progetti per la struttura
di Roberta Nicolò
FIGINO - L’ennesimo stabile storico venduto per essere smantellato e riconvertito in appartamenti di lusso? No, questa è tutta un’altra storia.
Claudia Lombardi, Presidente dell’omonima Fondazione per il teatro, ha infatti scelto proprio l’ex Ostello di Figino per ospitare le attività del suo ente. Motivo per il quale ha investito circa sei milioni e mezzo di franchi nell’acquisto della struttura.
L’Ostello di Figino - che aveva chiuso definitivamente i battenti lo scorso autunno lasciando senza lavoro 10 persone- sembrava destinato, come tanti altri immobili antichi del Ticino, ad essere abbattuto in favore di costruzioni più moderne. Ma Claudia Lombardi ha un progetto diverso e decisamente più originale.
La struttura centenaria, infatti, necessita di una grossa ristrutturazione ma la nuova proprietaria intende intervenire nel pieno rispetto del suo valore storico.
Perché ha deciso di acquistare un immobile da destinare alle attività della Fondazione?
Perché ho creato la Fondazione con il sogno di arrivare a dare una casa alla creatività e allo sviluppo di progetti in campo artistico e questa era l’occasione buona. Ma è stato necessario acquistare l’immobile a titolo personale per questioni legate ai finanziamenti da parte delle banche.
Come ha scelto lo stabile da acquistare? Quali sono le caratteristiche che ritiene importanti per la vocazione dello spazio?
L’oggetto doveva in primo luogo avere una storia, un vissuto che si cogliesse subito. È un fattore importante per chi poi deve creare qualcosa in questo luogo, per gli artisti che lo abiteranno. Inoltre doveva poter accogliere in residenza i “creatori”. Per questo era assolutamente necessario avere la possibilità di realizzare delle camere, nonché avere una metratura sufficiente per poterci ricavare delle sale per le prove, per seminari, laboratori, conferenze e tutte le attività legate alla cultura. Questo stabile, inoltre, ha il pregio di essere immerso nel verde e nella tranquillità, il che lo rende un luogo ideale per le nostre necessità.
Quali sono le realtà che potranno usufruire dello spazio?
La nostra casa darà spazio a coloro che hanno necessità di realizzare produzioni artistiche, a coloro che hanno bisogno di sale prove o di uno spazio dove organizzare seminari e momenti formativi. Sarà uno spazio desinato al teatro ma no solo, sarà destinato alla cultura. Si trasformerà in una residenza per artisti. Stiamo lavorando sia a livello nazionale sia internazionale. All’estero abbiamo contatti soprattutto con la Lombardia, per creare una residenza multilingue che s’integri con il territorio. Speriamo, una volta pronti, di avere un’occupazione totale degli spazi, ma sarà un grosso impegno di relazioni e comunicazione.
Ci sarà spazio per le realtà locali?
Sì, l’idea è quella di creare una struttura dove si possano incontrare realtà molto diverse, vuoi per lingua, vuoi per nazionalità, e quindi le realtà locali saranno fondamentali per lo sviluppo dell’intero progetto.
Lei acquista un oggetto storico, più che centenario. Intende mantenere la struttura originale?
Certo, verrà ristrutturato e risanato internamente, ma è nostra ferma intenzione mantenere l’aspetto esteriore originale. Sarà un posto bellissimo!
La sua è una scelta in controtendenza, come mai ha deciso di salvare l’architettura originale della casa?
Proprio per il suo valore storico. È un posto magico e va salvaguardato!
Questa scelta comporterà spese maggiori nei lavori di ristrutturazione?
Sicuramente i costi per una ristrutturazione sono superiori a quelli previsti per una costruzione nuova, ma la mia etica personale è orientata verso la preservazione di quanto di bello già esiste sul territorio. Questa casa, con la ristrutturazione, vivrà una seconda vita.
La struttura manterrà anche la sua vocazione turistica? Una bella sfida se consideriamo che il settore denuncia da anni una situazione di crisi.
Sì, il progetto prevede la creazione di un garni (B&B) che conterà circa 50 o 60 posti letto a fronte dei 160 che offriva l’ex-ostello. Ci saranno camere a due letti con servizi privati al posto delle camerate con servizi in comune. È un progetto articolato che avrà un’attrattività molto specifica ma che ci fa guardare fiduciosi al futuro. I tempi non sono ancora maturi per parlarne ora nel dettaglio.
Ritiene che ci sarà una ricaduta positiva anche in termini di indotto per il territorio?
Sicuramente, il turismo genera sempre indotto, ma anche l’artista che viene in residenza deve mangiare, quindi fare la spesa o andare al ristorante, fare benzina, comperarsi un souvenir e questo genera indotto.
Cosa si augura per i prossimi anni?
Che il sogno di creare qualche cosa di bello per il turismo, utile per il territorio e necessario per il teatro possa realizzarsi e la realtà possa essere ancora più bella!