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Cronaca
28.08.2018 - 18:030
Aggiornamento: 31.08.2018 - 10:12

"Vengo da Ghana", è putiferio sulla canzone dello Zoo di 105 che scala Spotify. Rollingstone: "Il brano più razzista degli ultimi 70 anni"

L'autore, Marco Dona ha replicato: “Alle spalle di questo mio progetto c’è un orfanotrofio scuola primaria dell’Uganda"

MILANO - In Italia è scoppiato un putiferio musicale. Al centro dello scandalo il pezzo di Marco Dona, dello “Zoo di 105”, trasmissione dissacrante che va in onda appunto su Radio 105. Si intitola “Vengo da Ghana”.

 

Il sasso l’ha lanciato il giornalista Claudio Biazzetti  sul sito rollingstone.it. Scrive Biazzatti: “Non so davvero da dove cominciare, quindi mi limiterò a copiare e incollare alcuni highlits del testo di Vengo da Ghana, il singolo che è finito al primo posto della classifica Viral 50 Italia di Spotify: “Adesso andare spiaggia e vendere collana / Tu volere combrare collana? / Però aspettare un attimo: deve mangiare banana, rilassare un attimo / tanto caldo. Oppure “Da quando ero bambino, volevo diventare marocchino / Adesso sono grande, mi scopo la tua donna senza le mutande / Ho la maglietta scura, se tu non l’hai capito / Io sono marocchino per natura / Ringrazio la mia mamma che mi ha fatto così funky / Sono marocchino, ma vivo come i bianchi”.

In manco 4 minuti, Marco Dona riesce nell’impresa non proprio semplice di riunire tutti i cliché più razzisti, anacronistici e disgustosamente offensivi sugli immigrati in Italia. C’è quello del vucumprà analfabeta che usa i verbi all’infinito e non sa cosa siano articoli e preposizioni, quello dell’immigrato sfaticato e indolente che deve mangiarsi una banana come uno scimpanzé per riprendersi dal caldo, quello del marocchino che viene in Italia per scoparsi la tua donna perché, ovviamente (vedere qui sotto la copertina per credere), se vieni dall’Africa sei molto più dotato di un italiano. In Vengo da Ghana c’è così tanta ignoranza, volgarità, povertà compositiva da far sembrare gli arrangiamenti e il testo di “Bongo Bongo Bongo stare bene solo al Congo” quasi un pezzo di Bob Dylan a confronto.

Perché, è vero, la storia della musica italiana pullula di casi di razzismo esplicito. Ma appartengono a epoche in cui ci si spostava ancora prevalentemente con mezzi trainati da animali o a vapore, il divorzio era illegale come l’aborto ma in compenso era OK il delitto d’onore. Quindi ecco, erano indietro su parecchie cose compresa la faccenda del razzismo. Noi, stando a quello che pensavano nel 1947, dovremmo teletrasportarci da un pianeta all’altro. E invece qui siamo nel 2018 e stiamo ancora parlando di razzismo e vaccini. E poi, un conto è essere espliciti nel Dopoguerra, un altro conto è vomitare oscenità razziste in un momento così delicato per l’immigrazione, senza stare a entrare nelle vicende che spero starete seguendo tutti.

(…)

E Spotify cosa dice? Proprio la piattaforma streaming che aveva bannato XXXTentacion o R Kelly dalle sue playlist ufficiali, ora mette al primo posto della Viral 50 Vengo da Ghana? Ho contattato l’ufficio stampa di Spotify Italia chiedendo spiegazioni, ma per ora niente.

Mi fuma solo il cervello se penso alle polemiche sollevate dall’accento “africano” di Piefrancesco Favino nel monologo La Notte mandato in onda all’ultimo Sanremo. Allora erano usciti tweet, articoli, piccioni viaggiatori contro i cinque, commoventi minuti di monologo sull’immigrazione dal punto di vista del migrante. Se però diventa virale la canzone più razzista mai uscita negli ultimi 70 anni, da quel 1947 di Nilla Pizzi e la sua Bongo Bongo Bongo, allora nessuno osa fiatare perché, dai, quelli de Lo Zoo sono così. Gli piace scherzare”.

LA RISPOSTA DI MARCO DONA

Marco Dona ha replicato: “Alle spalle di questo mio progetto c’è un orfanotrofio scuola primaria dell’Uganda http://www.littleangelsuganda.org a cui andrà il 100% dei proventi e, a tempo debito, saranno pubblicati foto e video che documenteranno tutto.

La missione, mia e di chi ha comprato il brano, è cercare di tirar su i soldi per la costruzione di un pozzo d’acqua o, almeno, comprare qualche letto a castello. Grazie per la promozione, anche se bigotta, sicuramente efficace e utile alla causa”.

 

LA CONTRO-RISPOSTA DI ROLLING STONE

Ma Rolling Stone non ci sta e contro replica: “La costruzione di un pozzo d’acqua o l'acquisto di qualche letto a castello” secondo te può giustificare un testo di questo genere? La musica è cultura, la cultura pop entra nelle vite e nelle menti delle persone. Tu, per quanto sorprendente possa sembrare, ne fai parte e hai delle responsabilità che non si lavano via con due cazzo di letti a castello. Fai partire una colletta alla vecchia maniera e vedrai che li rimediamo, noi ci stiamo. Certo, in cambio leva questa merda da Spotify. Baci”.

 

 

 

 

 

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