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Cronaca
28.12.2018 - 17:230
Aggiornamento: 31.12.2018 - 09:11

Renzo Realini torna in libreria con 'Il contadino, l'insalata e la neve', il secondo racconto autobiografico dello psichiatra

Sono riflessioni profonde, di cuore e cervello quelle che il medico ha deciso di mettere nero su bianco: "Il mio caso giudiziario...."

BOLOGNA – “Il mio caso giudiziario, con le sue troppe contraddizioni e zone d’ombra, mi ha spinto a una profonda riconsiderazione del significato della professione psichiatrica nel contesto istituzionale. È parte integrante della professione medica quella di continuare a chiedersi cosa significhi prendersi cura degli altri, e come il lavoro individuale del medico e dell’analista si inseriscano all’interno della sfera culturale e istituzionale”.

Sono riflessioni profonde, di cuore e cervello quelle che lo psichiatra Renzo Realini ha deciso di mettere nero su bianco nel libro autobiografico “Il contadino, l’insalata e la neve”, pubblicato a novembre dalla casa editrice di Bologna Pendragon con la quale ha già pubblicato, nel 2014, il memoriale di successo ‘La cella di vetro’.

La nuova pubblicazione del medico parla di uno psichiatra di fama internazionale accusato di truffa e scaraventato sulle prime pagine dei giornali dei svizzeri e conseguentemente allontanato dai propri pazienti.

Durante l’anno trascorso in carcerazione preventiva in una stanza d’ospedale, il protagonista vede sgretolarsi non solo tutto ciò che ha costruito, ma anche la propria reputazione. Solo sette anni dopo, a processo concluso, potrà tornare ad esercitare la professione, trovando nell’esperienza vissuta nuovi spunti per riflettere sul proprio lavoro.

Da qui, questo libro autobiografico, che nasce da un caso di cronaca, si sviluppa lungo le trame di un breve romanzo e si espande fino a diventare un piccolo saggio sul ruolo del tempo, dello spazio e della libertà nei difficili contesti della carcerazione e del disagio mentale così come nell'esercizio della professione psichiatrica.

Ciò che emerge è il racconto di rapporti umani interrotti - quelli tra un medico e i propri pazienti - e ricostruiti attraverso la consapevolezza, la determinazione e l'amore per la conoscenza, gli altri e la verità.

Alcuni estratti di “Il contadino, l’insalata e la neve”

“(...)Il fatto che oggi non si parli più del manicomio come luogo privilegiato di controllo del paziente psichiatrico, non significa che questo atteggiamento sia cambiato radicalmente, ma piuttosto che sono state messe in atto delle strategie di contenimento dell’individuo e della sua sofferenza che eludono la costrizione fisica ma che mantengono il forte desiderio di controllo e armonizzazione forzata del malato all’interno della società (…)

(…) Il malato è un problema che va risolto, un enigma che ci allontana dalle nostre fragili sicurezze. La velocità, imperativo categorico del nostro tempo, trasforma il processo di cura e i suoi tempi in modo che siano economicamente sostenibili. Ne modifica lo spazio, delineando ambienti di cura che sottostanno all’organizzazione economica del sistema sanitario, pur nel tentativo di allargare le mura delle cliniche e istituendo centri diurni di accoglienza dove spesso gli operatori sono troppo pochi a fronte di molti pazienti (…)

(…) Sembra un’osservazione antistorica, ma pur- troppo non è così. Nel momento in cui un paziente non fosse in grado di riconoscere un bisogno e di capire di essere pericoloso per sé o per gli altri, è compito del suo medico sottrarlo dal pericolo. Questo significa riportarlo a sé con amore, estendere le cure dalla parola al gesto, ritornando a interagire con le emozioni preverbali senza la razionalizzazione verbale, ma affidandosi a una fisicità meditata (...)

L’autore

Renzo Realini è uno psichiatra e psicoanalista svizzero. Ha fondato tre cliniche psichiatriche e il primo Centro terapeutico per tossicodipendenti nel Canton Ticino, contribuendo a sviluppare il modello di psichiatria di settore. Laureatosi in Medicina a Berna, ha conseguito il dottorato in Psichiatria a Losanna, completando poi la sua formazione in Psichiatria forense all'università di Ginevra e in Psicoanalisi freudiana a Losanna e Ginevra. È stato capoclinica e medico aggiunto in policlinici universitari svizzeri e italiani nonché docente universitario in Psichiatria a Losanna, Bologna e Roma. Ha ricoperto il ruolo di consulente psichiatrico nel primo Centro terapeutico per tossicodipendenti Villa Argentina (di cui è anche cofondatore) a Lugano, nel carcere di Losanna e in diversi ospedali e cliniche del Ticinese. Da sempre impegnato nel campo della ricerca, Realini è autore di diversi studi pubblicati su libri e riviste specializzate nazionali e internazionali.

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