ULTIME NOTIZIE News
Cronaca
20.04.2019 - 09:300

Spreco e abbondanza... “L’edonismo di massa ha prodotto la dissoluzione della comunità"

La psichiatria sociale della Svizzera italiana si è riunita per confrontarsi sul modo con cui stanno evolvendo, o involvendo, i mondi nei quali viviamo

di Nicoletta Barazzoni

La psichiatria sociale della Svizzera italiana si è riunita per confrontarsi sul modo con cui stanno evolvendo, o involvendo, i mondi nei quali viviamo, soprattutto considerando l’evoluzione degli umani nelle dinamiche sociali.

Il filosofo Salvatore Natoli: “L’edonismo di massa ha prodotto la dissoluzione della comunità. Nella comunità eri contestato ma eri riconosciuto”.

 

Al convegno organizzato a Mezzana dalla Società svizzera di psichiatria sociale (SSPS) si è parlato di mutamenti sociali e di altre forme di disagio psichico ma si è parlato anche di visioni diverse, sugli approcci clinici, sugli impatti delle nuove tecnologie, sugli adolescenti, sugli anziani, sui massimi sistemi, e di esperienza clinica a domicilio. Nell’introduzione al convegno il presidente Amos Miozzari ha precisato che “la psichiatria sociale, meno interessata rispetto a molti clinici, al tema dominante “Diagnosi fantastiche e come curarle”, ma più attenta all’uomo nel suo contesto si pone molte domande sull’impatto di questa “evoluzione umana”, sulla soggettività degli individui, e sulla sofferenza che ne deriva.”

I relatori del congresso hanno illustrato i percorsi sociali che impoveriscono o che arricchiscono i contatti umani, convenendo che nulla può sostituire la relazione personale e umana. Si è trattato di una giornata di studio aperta agli scenari sociali e ai fattori che determinano i comportamenti degli individui, con delle immersioni nelle profondità dell'umano, e negli sviluppi del vivere oggi. Diversi sono stati i punti di vista degli oratori del convegno: esperti nell'ambito della psicologia, della psichiatria ma anche della filosofia e del giornalismo, i quali hanno esplorato campi che convergono ma allo stesso tempo divergono. L’etnopsichiatra Piero Coppo ha parlato del cambio di paradigma, che dovrebbe portare a un cambiamento, allargando lo sguardo alla dimensione culturale ed etnica, che consente di guardare alla possibilità operativa con degli ottimi risultati.  Rifiutando qualsiasi tipo di classificazione nosografica dei disturbi della psiche, nonostante un percorso accademico che lo ha portato a discutere una tesi, da giovane laureando, su argomenti di interesse neurofisiopatologico, si è decritto piuttosto scettico sull'approccio a volte quasi esclusivamente biologico ai problemi dell'anima, soprattutto in un mondo dalle molteplici sfaccettature culturali e antropologiche.

Salvatore Natoli, esperto di filosofia teoretica, ha portato la distinzione del normale e del patologico, parlando della patologia del desiderio e di etica della virtù, sollevando l’interrogativo di quali siano i tratti costanti e persistenti della follia nella società. Gli elementi della follia nella società – ha esordito Natoli -  lacerano i confini, gli ordini costituiti, e i relativi scenari abituali di condotta. Nel corso della storia la follia ha assunto dimensioni e modalità che si sono configurate in modi diversi, a seconda del tessuto sociale in cui si sono sviluppate. Nel Medioevo – prosegue Natoli - il folle aveva una parola che poteva essere rivelatrice: disegnava mondi, annunciava, metteva sull’avviso, che è la caratteristica della profezia, e quindi il folle era un eletto o un maledetto da Dio, perché era implicato col male. Nella modernità la follia assume altre connotazioni, nel momento in cui appare l’epistemologia della ragione di Cartesio, con il suo dualismo.

Salvatore Natoli ha parlato dei motivi per cui nella modernità non si può avere un contatto con la follia perché c'è la rottura del linguaggio e dunque non si può parlare con chi è delirante. Un’altra caratteristica della follia è che diventa muta, catatonica oppure parla troppo”. La follia nasce in una relazione – precisa Natoli -  e i modi con cui sopraggiunge la rottura della relazione dipendono dall’apparato storico della relazione. Quando sopraggiunge l’anomalia dei segni si manifesta uno spostamento e uno slittamento semantico. “Non si decodifica più il linguaggio semantico. I disturbi emergono dentro contesti sociali. La follia è dislocata a seconda della società d'appartenenza”. Natoli ha poi illustrato i fattori e i tipi di follia che insorgono nella nostra società, considerando che la follia si alimenta nelle masse. Per Salvatore Natoli la nostra società è caratterizzata dalla mancanza, dall’instabilità, e perciò si è sempre sul crinale della follia. La patologia del nostro tempo - secondo Natoli - è data dal desiderio e dalla pulsione. “Il soggetto non accade e quindi si crea la divisione tra l’io e il sé. Non c’è la capacità di riprendere se stessi, dove l'io non riflette sul sé. Tutto ciò che esiste, esiste perché ha potenza di esistere. Nella dimensione pulsionale si è spinti ad avere un'idea di onnipotenza di sé. A questo punto sei un dissipato, ti sei distrutto perché non hai amministrato la qualità di potenza nella quale si è immersi perché non sappiamo quanta potenza abbiamo, e quindi siamo in balia della potenza. Siamo separati da noi stessi e la coscienza ignora la quantità di potenza che possediamo”. La nostra società ha prodotto attivismo e non azione. I giovani sono frustrati perché “qualunque cosa ottengano è sempre troppo poco, e quindi più si ha e più si è insoddisfatti”. Viviamo nella società dello spreco, dell’abbondanza, dove la filosofia dell’emporio furoreggia, dove il cambiare l’oggetto posseduto prevale sul godimento dell'oggetto raggiunto, che una volta raggiunto viene svuotato di senso e significato. “Non comperiamo per conservare ma per annientare. La nientificazione sembra così rivelarsi una manifestazione di potenza, che oscura il nulla come sentimento di panico. Sussiste una frustrazione da eccesso e per difetto, che è data dal fatto che non si riesce ad avere accesso a ciò che è proposto”. In una società dei consumi che è invitante, la bulimia dei ragazzi passa attraverso la continua ricerca della soddisfazione e dell’appagamento in oggetti, nel trattare e esaltare il piacere attraverso i propri corpi. “Le relazioni sono sempre meno d'amore per essere di godimento”. Si può cambiare un tavolo con facilità - ha precisato Natoli -  perché non cambiare partner con le stesse modalità? Nella relazione di godimento si scaccia la persona, mentre la dinamica del desiderio rompe i legami come persona, la quale diventa una cosa. “L’edonismo di massa ha prodotto la dissoluzione della comunità. Nella comunità eri contestato ma eri riconosciuto. Nella nostra società abbiamo idiosincrasia e odio diffuso non per il nemico ma per l’altro diverso che è la piattola. Se non c'è l’altro che ti riconosce non ti riconosci. L'altro mi svela a me stesso. Abbiamo una società con dimensioni separate che si aggregano in modo impersonale e massivo. Più che liquida è una società del vortice. Con assi portanti stabili e invisibili come la finanza o l’informazione, che sono assi portanti. Intorno a questi assi e pianeti roteano e ci sono vortici occasionali. La rete è un sistema vorticante che non ha tempi fissi. Può avere aggregazioni nobili e condurre battaglie sociali nobili ma in che misura si stabilizza e diventa una struttura permanente?” In una società vorticante si manifestano da un lato aggregazioni e dall’altro disgregazioni, con l’esclusione dai saperi. Salvatore Natoli ha affrontato il tema della rete e del disagio della rete, accennando alle auto falsificazioni e alle notizie false. “Nella rete non solo c’è solo falsificazione strutturata ma c’è anche auto falsificazione inconscia, con una proliferazione di inganni. La rete è universale? Ma se usi la rete in senso cognitivo non tutto ciò che hai in rete è raggiungibile? “La rete ha la chiacchiera, la disuguaglianza e la gestione specialistica. Dove sta il soggetto e la sua libertà? Tornando a parlare di società e di relazioni sociali Natoli ha precisato che: “bisogna allontanare il delirio di onnipotenza. Un uomo e più utile a un altro uomo se ha di fronte un altro uomo. E quando un uomo incontra un altro uomo lo chiama amico, con una dimensione di apertura e accoglienza. Esiste un’etica della comunità se i desideri si incontrano ma se il desiderio è distruttivo non incontra l’altro ma lo distrugge. Nell'altro trovo qualche cosa che mi realizza”. L’amicizia si coltiva e si custodisce, diventando un impegno di alleanza e forza, che anche nel dolore tiene unite le persone. Tutto questo processo non nasce sulla base di una generazione spontanea. Ci vogliono dei formatori - ha esordito Natoli- il quale rivolgendosi agli specialisti del congresso ha concluso il suo intervento con un appello: “la missione vostra è quella di far sorgere l’Io laddove dilaga l'Es”.

Secondo Massimo Fini, giornalista, saggista e attivista italiano, il disagio sociale è diffuso perché “non troviamo mai equilibrio, pervasi da una follia sottile che riguarda tutti, con la quale non troviamo un punto fermo. Gli inseguimenti al possesso ad ogni costo si spostano sempre più lontano, generando invidia. Siamo come dei levrieri che inseguono lepri di stoffa. È il modello che non funziona. Certamente è un bene inseguire i sogni e mai raggiungerli. Inseguire i sogni fa parte della nostra spiritualità. Ma purtroppo abbiamo la pretesa di essere degli esseri superiori. Ogni cultura ha il suo equilibrio.” Nella seconda parte della giornata i partecipanti hanno animato i vari workshop. Ho partecipato all’incontro condotto dallo psicologo Raffaele Mattei, con al centro la voce dei diretti interessati: due giovani ragazze che hanno portato la testimonianza del loro vissuto negli istituti sociali del Cantone. Raccontando il loro percorso esistenziale prima nella famiglia, percorso che si è protratto negli anni in strutture istituzionali, le due giovani ragazze hanno raccontato la loro esperienza, dalla quale emerge una mancanza di empatia degli operatori sociali con i giovani adolescenti, creando dinamiche controproducenti alla loro crescita, già messa a dura a prova per essere nate in una famiglia con gravi difficoltà.  

In uno dei diversi workshop organizzati nell'ambito del congresso, condotto dallo Psicologo Giona Morinini, coadiuvato dal Gerontopsichiatra Leonardo Critelli, tema centrale, che ha fornito numerosi spunti di riflessione e approfondimento, è stato l'invecchiamento con, in particolare, l'approccio dell'anziano al cambiamento, tanto fisico quanto emotivo-affettivo e cognitivo, che sostanzialmente lo vede interessato. In particolare è stato proposto ai partecipanti, di diversa formazione ma tutti impegnati nel sostegno e nella cura della persona anziana quale elemento ancora importante per la società, di indossare una cosiddetta “tuta invecchiante", zavorrata e provvista di dispositivi in grado di ridurre le normali capacità sensitive e far sperimentare dunque le sensazioni, non troppo piacevoli, caratteristiche, pur con qualche fortunata eccezione, dell’età senile. Da tale esperienza sono scaturite proposte per un miglioramento delle cure, sia sul territorio che in clinica, del paziente geriatrico, con l'auspicio di raggiungere sempre migliori risultati.

Resta connesso con Liberatv.ch: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
Tags
natoli
potenza
comunità
follia
altro
rete
società
psichiatria
relazione
salvatore
News e approfondimenti Ticino
© 2024 , All rights reserved