Attualmente allenatore del Wettswil, l'ex capitano della 'Nati' parla dopo la sconfitta contro il Mendrisio: "Io vice di Yakin? Ho detto di no perché..."
MENDRISIO - Ha vestito le maglie di Arsenal, Juventus, Lazio e Lille (solo per citarne qualcuna). Per 118 volte ha rappresentato in campo la Nazionale Svizzera, indossandone anche la fascia da capitano. Stephan Lichsteiner, oggi 41enne, ha recentemente fatto visita a Mendrisio, dove si è recato per affrontare la compagine locale con il "suo" Wettswil-Bonstetten, che sta provando a portare in Prima Lega Promotion. Le sgroppate sulla fascia sono un lontano ricordo, anche se Stephan ora macina chilometri in panchina tra consigli, indicazioni e ogni tanto qualche giustificato rimprovero. I sogni promozione di Lichsteiner e la sua squadra hanno subito un rallentamento a Mendrisio. D'altronde, il club momò ha dimostrato sul campo di aver più "sete" dei tre punti, vitali per risollevare una classifica precaria. Ai microfoni del FC Mendrisio, l'ex capitano della "Nati" ha risposto alle domande di Zeno Ruggiero senza sottrarsi al suo ruolo di membro del CdA dell'Hockey Club Lugano.
Prima il calcio, però: "Sarò qui con il mio staff anche l'anno prossimo. Bisogna costruire dalle fondamenta. Ho fatto diverse esperienze e mi piace allenare. Non sempre è facile perché bisogna trovare la formula giusta. I ragazzi lavorano tutto il giorno e devo motivarli a venire al campo. Da "grande" voglio fare l'allenatore? Non lo so, vediamo. A settembre inizio il corso UEFA Pro. Poi vediamo cosa succede e cosa avrò voglia di fare". Con onestà, Lichsteiner ha parlato anche del rifiuto alla Nazionale come assistente di Yakin. "Abbiamo parlato e ho deciso di non mettermi a disposizione per il momento. Credo che serva rispetto. Ho un contratto con il Wettswil e non posso rompere un rapporto dal giorno all'altro solo perché ci sono altre opportunità".
Poi l'hockey con l'analisi della stagione conclusa e le belle parole per Vicky Mantegazza. "Possiamo parlare di anno nero, ma pur sempre una bella esperienza. La famiglia Mantegazza va rispettata e ringraziata sempre. Ha preso diverse critiche in questa stagione, ma credo che sia importante capire che merita rispetto per quello che ha fatto, sta facendo e farà per Lugano e l'HCL. I giocatori possono essere criticati giustamente, noi dirigenti anche, lo staff anche. Ma la famiglia Mantegazza merita solo applausi. Le scelte sbagliate si possono prendere, ma in primis ci vuole rispetto".