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10.01.2014 - 17:180
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Lega: breve storia del tavolo dei colonnelli che dirige il Movimento

Chi ne fa parte e come nasce il gremio direttivo della Lega che detta la linea di via Monte Boglia nelle occasioni che contano. A inventarlo fu Giuliano Bignasca ma è stato il fratello Attilio a renderlo pubblica, ufficiale e "istituzionale"

LUGANO - A coniare l'appellativo di "colonnello" per battezzare i dirigenti della Lega più in vista fu Giuliano Bignasca. Il fondatore, quando c'era qualche nodo complicato da sciogliere, o una strategia da costruire sul medio termine, usava dire "prima di decidere voglio sentire qualche colonnello". Bignasca - ed è sottinteso che lui fosse il generale - sondava in questo modo il suo Movimento, prima di decidere da solo, comunque.

Per lo più si trattava di conversazione telefoniche o incontri bilaterali, comunque molti ristretti. Almeno fino alla conquista della maggioranza relativa in Consiglio di Stato. Dopo la vittoria alle Cantonali del 2011, nasce infatti il "tavolo dei colonnelli". E con esso germoglia soprattutto l'idea di creare un nucleo direttivo, che si riunisca regolarmente, in grado di dare più struttura alla Lega diventata il primo partito del Cantone.

Se Bignasca Giuliano l'ha inventato, Bignasca Attilio, nel suo ruolo di coordinatore, gli ha dato una dimensione pubblica, ufficiale, "istituzionale". Non vi è stata occasione politicamente rilevante, in cui il timoniere di via Monte Boglia non abbia convocato il "tavolo dei colonnelli" per un confronto. E parlandone apertamente: sulla stampa come con i colleghi della politica.

Il coordinatore, per marcare ulteriormente di significato l'importanza di questo collegio, ha fatto risistemare l'Ufficio di via Monte Boglia dove vengono svolte le riunioni. Ci sono 18 posti anche se i colonnelli attualmente sono 12. Oltre a Bignasca, i due Consiglieri di Stato Norman Gobbi e Claudio Zali, il sindaco di Lugano Marco Borradori, il capogruppo Michele Foletti, il suo vice Daniele Caverzasio, i deputati Fabio Badasci e Paolo Sanvido, i Consiglieri Nazionali Roberta Pantani e Lorenzo Quadri, il municipale delle Terre di Pedemonte Omar Balli e il presidente dei giovani leghisti Boris Bignasca. 

A leggere la composizione del tavolo sembra il classico Ufficio presidenziale, direzione, o Politburo, si sarebbe detto una volta in terre comuniste, di un partito. Definizioni impolverate da politica del '900 che mal si addicono a un Movimento poco più che 20enne. Così, ecco i colonnelli: trovata lessicale mediaticamente molto efficace che tuttavia non piace a tutti dirigenti. "Ricorda un po' la Grecia", sussurra qualcuno. E qualcun altro, con una punta di autoironia, "è piuttosto un think tank", un pensatoio, perché comunque "non votiamo mai". E che Lega sarebbe altrimenti…

Il menù politico cantonale offre un altro piatto decisivo e puntualmente i colonnelli tornano a riunirsi. Nel tardo pomeriggio di venerdì si riuniranno in via Monte Boglia per discutere del pacchetto di risanamento finanziario che prevede, nell'accordo con PPD e PLR, l'approvazione del preventivo, della road map e della legge sul freno ai disavanzi. Proprio su quest'ultimo punto l'alleanza con gli altri due partiti è nuovamente scricchiolata ad inizio settimana. Attilio Bignasca ha infatti annunciato di voler proporre ai suoi il sostegno alla proposta dell'UDC: il freno alla spesa che non prevede l'introduzione del moltiplicatore cantonale. Una proposta che se dovesse concretizzarsi farebbe saltare definitivamente il Triciclo.

La sensazione è che questo non succederà. È probabile che la Lega torni sulla posizione che aveva espresso in precedenza: sostegno al freno ai disavanzi ma senza l'inserimento della nuova legge nella Costituzione. E se invece il Parlamento dovesse decidere per la via della Carta, allora via Monte Boglia si smarcherà definitivamente, sostenendo nella votazione popolare obbligatoria, nel caso di modifica costituzionale, una posizione contraria alla riforma.  

AELLE

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