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11.12.2014 - 14:570
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Imposte per i frontalieri: "Il Gran Consiglio dica "no" alla proposta del Consiglio Federale e mandi un messaggio forte a Berna"

I Verdi hanno presentato una risoluzione urgente all'Ufficio presidenziale del Parlamento che chiede alle Camere di respingere "la sciagurata proposta di concedere ai frontalieri la possibilità di scegliere tra imposta alla fonte o imposizione ordinaria"

BELLINZONA - Il Gran Consiglio si schieri compatto contro la nuova tassazione per i frontalieri proposta dal Consiglio Federale e mandi un messaggio forte e chiaro alle Camere Federali che dovranno decidere se approvare o meno il provvedimento.

È questa, in estrema sintesi, la proposta formulata dai Verdi che hanno presentato oggi una risoluzione urgente all'Ufficio presidenziale del Gran Consiglio. "In sostanza - si legge in un comunicato - si chiede alle Camere Federali di respingere la sciagurata proposta del Consiglio Federale di concedere ai frontalieri la possibilità di scegliere tra imposta alla fonte o imposizione ordinaria. Si tratta di un colossale regalo fiscale che, oltre a creare una evidente disparità di trattamento nei confronti dei ticinesi, nuocerebbe gravemente alle casse - già piangenti - del Cantone".

"Considerata la gravità del provvedimento del Consiglio Federale e l'urgenza con cui è necessario contrapporvisi anche a causa di un sin qui inspiegabile silenzio dal parte del Consiglio di Stato - -prosegue la nota -  i Verdi chiedono che la proposta di risoluzione venga messa al punto 1 dell'Ordine del Giorno del Gran Consiglio della settimana prossima.
I Verdi auspicano una approvazione unanime della risoluzione. Non darsi questa priorità significherebbe, per l'ennesima volta, anteporre questioni di ordinaria amministrazione ai bisogni concreti e non procrastinabili dei ticinesi".

La risoluzione

Di seguito pubblichiamo il testo integrale della proposta di risoluzione

"Il 28.11.2014 il Consiglio federale ha licenziato il messaggio concernente la revisione dell’imposizione alla fonte del reddito da attività lucrativa. L’intenzione è quella di adattare l’ordinamento vigente alla sentenza del Tribunale federale del 26 gennaio 2010, con cui l’Alta Corte federale sanzionava l’attuale sistema di imposizione alla fonte, ritenendolo contrario all'Accordo sulla libera circolazione delle persone (ALC). 

Con la proposta legislativa i lavoratori residenti (permesso B), che percepiscono un determinato reddito lordo (attualmente di almeno CHF 120'000) la tassazione ordinaria diventerà automatica. Mentre potrà essere richiesta dai residenti al di sotto della predetta soglia impositiva e dai “quasi residenti”, cioè i lavoratori senza domicilio o dimora fiscale, che dimostrano di conseguire almeno il 90% dei loro proventi mondiali in Svizzera. Per tutti questi contribuenti il prelievo alla fonte rimane ma potrà essere computato sull’imposta ordinaria o restituito per la parte eccedente l’onere fiscale.
Per tutti gli altri contribuenti, non residenti, l’imposta alla fonte sul reddito da attività lucrativa dipendente, continuerà ad avere effetto liberatorio, sostituendosi all’imposta sul reddito secondo la procedura ordinaria.

Questa revisione, pensata per eliminare una disparità di trattamento di cui sono oggetto i lavoratori imposti alla fonte, di fatto introduce una disparità di trattamento che penalizza i residenti. Questi infatti, a differenza dei "quasi residenti", non avranno la possibilità di scegliere di anno in anno l'imposizione che risulta a loro più conveniente.

La proposta di revisione si tradurrà per il nostro Cantone in un salasso per le casse pubbliche, sia per l’aumento della spesa amministrativa, riferita al necessario potenziamento del personale addetto alle tassazioni, sia per l’importante perdita di gettito d’imposta.

L’aumento della spesa amministrativa è stata stimata dai Cantoni, coinvolti nella procedura di consultazione, in CHF 1'250'000, mentre la perdita di gettito fiscale rimane un’incognita. Per il Ticino la perdita erariale potrebbe essere più rilevante che nel resto della Svizzera, non solo per il numero di lavoratori frontalieri (62'481 secondo i dati statistici del III trimestre del 2014, di cui la maggioranza “quasi residenti”, su un totale di 187'100 posti di lavoro nel secondario e terziario) ma anche per i bassi salari applicati nel nostro Cantone. 

I timori sugli effetti della nuova legge, non sono per nulla fugati dalla constatazione che già oggi la prassi fiscale permette ai frontalieri “quasi residenti” di chiedere una tassazione ordinaria correttiva. Infatti, un conto è una prassi fiscale, che in sostanza comporta l’evasione di solo 100 domande all’anno, un’altra cose è ancorare il principio in una legge federale.  E’ indubbio che la modifica legislativa aumenterà non solo la conoscenza della possibilità di richiedere una tassazione ordinaria, ma anche la certezza di poterla ottenere, facendo così lievitare il numero delle richieste all’autorità fiscale. 

Un aumento delle tassazioni ordinarie farà necessariamente conseguire una diminuzione delle entrate fiscali per rapporto alla tassazione alla fonte, e questo non solo per effetto delle deduzioni ammesse (oggettive e soggettive), ma anche per il moltiplicatore comunale applicabile. 

La revisione legislativa prevede infatti che, come per tutti gli altri contribuenti, anche i quasi residente verranno tassati in base al moltiplicatore comunale effettivo, che per loro sarà quello del luogo di lavoro. Un moltiplicatore che, per i comuni maggiormente interessati dal fenomeno del frontalierato, come per esempio Cadempino, Stabio o Manno,  si situa tra il 53% e il 65%, quindi ben al disotto di quello della maggioranza dei comuni ticinesi e anche del moltiplicatore comunale medio di riferimento per la tassazione alla fonte (78%). 

Di fatto la modifica legislativa proposta dal Consiglio federale annulla la decisione del Gran Consiglio, adottata il 5 novembre di quest’anno, con cui si è voluto aumentare al  100% il moltiplicatore comunale di riferimento per la tassazione alla fonte dei frontalieri che rientrano giornalmente al loro domicilio (stimati in 55'000 persone) e ripartire più equamente i benefici tra i comuni ticinesi. La misura avrebbe permesso di conseguire un maggior introito fiscale per Cantone e Comuni di 20 milioni (di cui però, il 38,8 % riversato ai Comuni di confine, in base all’accordo sui frontalieri concluso tra Svizzera e Italia nel 1974)

Ma vi è anche un’altra importante ripercussione fiscale per il nostro Cantone. Il salario pagato alla maggior parte dei frontalieri è di poca entità, per cui, con tutte le deduzioni permesse dalla tassazione ordinaria, il rischio è di accrescere la percentuale di contribuenti esenti d’imposta. Dai dati forniti dai cantoni nell’ambito della procedura di consultazione si evince che il tasso percentuale di lavoratori imposti alla fonte che guadagnano meno di 40'000 franchi lordi l’anno (circa 3000 franchi lordi al mese) è del 53% nel Canton Vaud, del 63% in Vallese, del 27,1% a Neuchâtel e del 33,6% a Ginevra.  Il nostro Cantone non è stato in grado di dire quante persone imposte alla fonte guadagnano meno di 40'000 franchi l'anno, e questo per l’assenza di dati statistici. 

In Ticino il reddito mediano è di 44'400 franchi. Nella classifica cantonale, ci situiamo al penultimo posto assieme al Giura. Solo il Vallese risulta messo peggio. 
Occorre tener conto del fatto che il salario mensile lordo nel settore privato in Ticino è il più basso fra le Grandi regioni svizzere e risulta del 16,7% inferiore alla media nazionale. Buona parte dei contratti normali di lavoro (CNL) emanati dal cantone prevedono minimi salariali orari pari o inferiori ai 18.75 franchi orari (equivalente a un salario mensile di CHF 3'000 per 40 ore settimanali, con pagamento della tredicesima mensilità).  

Ricordiamo inoltre che fra i frontalieri il gruppo professionale più rappresentato è quello delle professioni non qualificate, una categoria che ha subito un aumento del 100,7% fra il III trimestre 2004 e il III trimestre 2014. Le sezioni economiche dove i frontalieri risultano più numerosi sono quelle delle attività manifatturiere e del commercio, dove i CNL prevedono salari minimi orari fra 17,30 e i 18,75 franchi. È lecito quindi supporre che la percentuale di persone imposte alla fonte con un reddito inferiore ai 40'000 franchi annui sia particolarmente elevata in Ticino e si situi fra quella del canton Vaud e quella del Vallese. 

Anche nei settori dove sono richieste qualifiche professionali, come ad esempio quello degli impiegati di commercio e dell'informatica, i salari minimi previsti dai CNL sono inferiori ai 3'300 franchi lordi al mese per un orario di 42 ore. Una volta applicate le deduzioni concesse per legge, l'imponibile risulta quindi risibile.

Vi è inoltre il rischio che i frontalieri in provenienza dalla provincia di Varese - il gruppo più numeroso in base alla statistica delle province italiane di provenienza - possano  dedurre le spese effettive di tragitto casa-lavoro per mancanza di un'offerta adeguata di trasporti pubblici  sul versante italiano. Una possibilità che suona come una beffa per il Ticino se si pensa che i ristorni del 38,8% delle imposte alla fonte versati all'Italia sarebbero dovuti servire anche a potenziare le infrastrutture di trasporto nelle regioni confinanti e che la tratta ferroviaria Mendrisio-Stabio è operativa, mentre per il collegamento Stabio-Arcisate - che avrebbe dovuto essere ultimato per l'apertura dell'Expo 2015 di Milano -  i lavori sono tutt'ora bloccati.

Da ultimo, la revisione legislativa proposta dal Consiglio Federale non tiene conto delle difficoltà di accertamento fiscale che riscontreranno le autorità fiscali ticinesi. I frontalieri residenti nella fascia di confine (un raggio di 20 km) non sono imponibili in Italia. Queste persone sono totalmente sconosciute all’autorità fiscale del loro paese. Impossibile quindi per noi, trovare un interlocutore credibile ed informato che concorra all’accertamento dei dati fiscali dei frontalieri che chiedono una imposizione ordinaria, anche soltanto per accertare se i richiedenti rientrino nella categoria dei “quasi residenti”

Per tutte le ragioni qui esposte, il Gran Consiglio del Cantone Ticino vi chiede di respingere la revisione legislativa, cosi come proposta dal Consiglio federale".

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