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Politica e Potere
31.01.2015 - 15:450
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Orgoglio azzurro. Jelmini: "Puntiamo al raddoppio!". E i 5 candidati al Governo in coro: "Difendiamo il lavoro, ma no a demagogia e populismo"

La squadra del PPD al congresso elettorale di Giubiasco. Ecco cos'hanno detto Beltraminelli, Regazzi, Dadò, Fonio e Gendotti

GIUBIASCO – “L’ho detto e l’ho ripetuto più volte; abbiamo voluto questa lista forte non per un gusto estetico ma perché vogliamo rafforzare la nostra presenza in Governo. E crediamo di poter rafforzare la nostra presenza in Governo forti dell’esperienza, della qualità e della determinazione dei nostri cinque candidati”. Il presidente Giovanni Jelmini ha rinnovato e ribadito sfide e obiettivi del suo partito, oggi al congresso del PPD svoltosi al mercato coperto di Giubiasco. Jelimini, come la più parte dei candidati al Governo, ha contrapporto la politica della serietà e del lavoro a quella del populismo e della demagogia.

“Il modo più semplice - che qualcuno considera elettoralmente più pagante - è quello far leva sui timori e sulle emozioni della gente, di fare promesse irrealistiche ma popolari, di proporre risposte semplificate ai problemi complessi, di gridare che in questo Paese non funziona nulla per colpa della classe dirigente o dei partiti storici e di usare temi sensibili come quello dell’immigrazione come arma elettorale contro gli altri. Si tratta evidentemente di una scorciatoia per cercare di arrivare al potere, è un fenomeno storico che si ripete e che purtroppo rischia di mettere in pericolo i valori della democrazia. Un fenomeno che non deve essere trascurato perché come diceva qualcuno: il trionfo della demagogia è momentaneo, ma le rovine durano nel tempo”.

PAOLO BELTRAMINELLI: "Decidere con coraggio e responsabilità"

Il ministro uscente, Paolo Beltraminelli, ha disegnato il suo progetto politico spaziando dal passato al futuro, che la politica deve contribuire a costruire. Ha toccato i temi del lavoro, della famiglia, della fiscalità e della sanità, lui che dirige proprio quel Dipartimento.
“La prossima legislatura sarà decisiva per definire gli assi portanti per rilanciare il Ticino. In primo luogo è necessario avere un atteggiamento costruttivo e coraggioso, assumersi la responsabilità di compiere delle scelte e mostrare la capacità di prendere le decisioni più adeguate, anche se non sempre popolari, sebbene non sia facile in un mondo in continua accelerazione, segnato da cambiamenti repentini”.

“Sul breve termine gli enti pubblici non devono penalizzare i cittadini, bensì sostenere chi produce e garantisce i posti di lavoro, prospettando misure di aiuto soprattutto alle piccole e medie aziende sane ma in temporanea difficoltà, investendo in Ticino e valutando di anticipare la realizzazione di opere già programmate, facendo anche capo in modo mirato all’utile straordinario della Banca Nazionale di oltre 56 milioni”.

Lavoro: prima ticinesi e residenti

Un tema molto caldo, ha aggiunto “riguarderà la messa in pratica dell’iniziativa del 9 febbraio dell’anno scorso. La risposta del Ticino è stata immediata: un gruppo di lavoro coordinato da chi vi parla in poche settimane è riuscito, quale unico cantone, a portare all’attenzione del gruppo di esperti federali, suscitando grande interesse, la posizione unanime del Cantone, che parte dal presupposto che il flusso dei lavoratori stranieri dev’essere regolato con criteri oggettivi, favorendo prima i residenti, senza però penalizzare le necessità economiche. Ora stiamo attendendo l’imminente avamprogetto del Consiglio federale che mi auguro sia convincente e al quale dedicheremo molta attenzione. Ma il chiaro messaggio del popolo di favorire i residenti può essere già raccolto e messo in pratica senza attendere la nuova legge federale e le difficili trattative con l’Unione Europea”. 

Favorire i residenti vuol dire in primo luogo valorizzare le capacità professionali presenti in Ticino, ha detto il ministro, “la più grande sfida dei prossimi anni. Il mio appello ai datori di lavoro, a cominciare dagli enti pubblici, è di far capo maggiormente alle risorse presenti nel Cantone, creando le condizioni per accrescere il contributo di donne e giovani ed evitando di lasciare a casa il personale più anziano con ancora un grande potenziale”.

Famiglia, scuola e lavoro

Se vogliamo un Ticino vincente, ha proseguito, dobbiamo tra le altre cose rendere più compatibile la famiglia e il lavoro, favorendo le famiglie e le loro esigenze soprattutto quando nascono i bambini, a maggior ragione in Ticino, dove la natalità è molto bassa (nettamente insufficiente per garantire il ricambio generazionale), e il numero di anziani è molto alto (e continua ad aumentare). E preparare al mondo del lavoro giovani formati: “La riforma della scuola dell’obbligo rappresenterà un’altra bella sfida. Ma soprattutto la scuola deve preparare alla vita, sempre più dura e selettiva, talvolta impietosa, se penso a quante persone purtroppo non riescono più a reggere i ritmi ed i carichi di lavoro”.

La sfida sanitaria

“Nel campo della sanità – ha concluso Beltraminelli - mi aspettavo comprensibili resistenze alle riforme previste nella pianificazione ospedaliera. Da parte mia vi è la massima disponibilità al dialogo, ho troppo rispetto per la sanità e per i Gran consiglieri, ma vi assicuro che il problema non sono gli ospedali di valle, per i quali stiamo già trovando una soluzione con i rappresentanti di queste regioni e la soluzione proposta dal Gran Consiglio non si discosta molto dalla nostra. Il problema centrale è riuscire a stare al passo con i tempi negli ospedali acuti. Il Ticino deve rimanere un centro di riferimento nazionale anche in futuro. Dopo tutti gli sforzi compiuti per avere una medicina di qualità nel nostro cantone bisogna evitare che il miglior ospedale torni ad essere il treno per Zurigo, e questo treno dall’anno prossimo con l’apertura di Alptransit sarà molto veloce, meno di un’ora e mezza da Bellinzona”.

SABRINA GENDOTTI: "Lotta alle disparità salariali per le donne e riduzione della spesa pubblica"

La giovane municipale di Massagno ha messo a fuoco nel suo discorso alcuni punti chiave della sua visione politica: “Abolire le disparità salariali tra uomini e donne obbligando le aziende ad inserire a bilancio e dunque pubblicare i dati sui salari dei e delle dipendenti. Nel caso in cui risultassero delle disparità salariali, e le aziende non le abolissero, sarà più facile essere in possesso dell’onere della prova necessario per intentare una causa civile ai sensi della legge sulla parità dei sessi. Inoltre l’ispettorato del lavoro dovrà effettuare dei controlli in tal senso e se del caso sanzioni i datori non in regola”.

Sul fronte dei costi dello Stato, Gendotti propone di effettuare dei tagli alla spesa pubblica “assegnando ai singoli Dipartimenti degli obbiettivi di risparmio per ridurre il deficit di almeno 60 milioni entro il 2017. Con il preventivo 2015 l’unica vera misura di risparmio è stato quella proposta dal nostro Consigliere di Stato, con la riduzione dei sussidi di cassa malati per circa 14 milioni di franchi. Gli altri partiti hanno solo proposto di introdurre nuove tasse”.

I compiti dello Stato vanno ridefiniti “allestendo una lista dei compiti che possono essere delegati ai privati (in ambito sanitario, della formazione, della socialità) per un azzeramento del deficit entro il 2019. Inoltre, l’apparato dell’amministrazione cantonale deve essere ridimensionato introducendo un sistema di retribuzione dei dipendenti che si basa sul riconoscimento del merito”.

Lavoro in Ticino e ai ticinesi

Gendotti ha poi toccato i temi del lavoro: “Vista la recente decisione della BNS di abbandonare la soglia di cambio di 1.20 tra l’euro e franco e, considerato l’esito della votazione del 9 febbraio dell’anno scorso contro l’immigrazione di massa, occorre stabilire dei contingenti cantonali per gli stranieri che verranno a lavorare in Ticino. Inoltre, i datori di lavoro dovranno essere obbligati a privilegiare, a parità di competenze, i lavoratori autoctoni rispetto a quelli provenienti dall’estero e pagarli adeguatamente. Lo Stato deve pure fare la sua parte, effettuando i suoi acquisti in Ticino e assegnando mandati ed appalti ad artigiani e ditte ticinesi e diminuire nei loro confronti la pressione fiscale e la burocrazia con cui sono confrontati”.

FABIO REGAZZI: "No a imbonitori, saltimbanchi e voltamarsina"

“Oggi vi parlo non solo da uomo di partito e da Consigliere nazionale . ha esordito Fabio Regazzi -. Vi parlo anche e soprattutto da imprenditore, da persona che ama il suo Cantone e ha a cuore il destino del Ticino. Guardo al Ticino e se vedo segni di profondi cambiamenti, alcuni dei quali positivi, vedo anche indizi di un declino possibile: una perdita di curiosità, ambizione, speranza nel voler cambiare il mondo con coraggio e un pizzico di sana follia come disse Steve Jobs nel 2005 nel suo celebre discorso ai neolaureati dell’università di Stanford: “Stay hungry, stay foolish” (siate affamati, siate folli)”.

Guardo al mio Cantone e vedo l’invecchiamento della sua popolazione, ha aggiunto Regazzi, “il crescere dell’intolleranza nei confronti degli stranieri, della paura che si declina anche in un atteggiamento incondizionatamente ostile verso i frontalieri, divenuti da risorsa a problema da combattere ad ogni occasione. Vedo, da privato cittadino e da imprenditore, uno Stato invadente e ficcanaso, sempre più incline ad assumere compiti, invece di delegarli a privati in un contesto di sussidiarietà, e ad intervenire nelle regole del mercato.  Vedo le pratiche e procedure amministrative gonfiarsi, un apparato statale ammalato di elefantiasi, una burocrazia sempre più asfissiante, un sistema fiscale caratterizzato da una pressione troppo alta per le aziende e per gli alti redditi. Come se produrre ricchezza o possederla fosse diventata una colpa di cui vergognarsi. Vedo, soprattutto nei social media, la tendenza troppo diffusa al dileggio e all’insulto, al limite della diffamazione e del sopruso, spesso coperti dall’anonimato. Vedo infine un progressivo degrado nei modi e nei toni di fare politica, da parte di imbonitori, saltimbanchi e voltamarsina, occupati più ad apparire che a risolvere i veri problemi”.

Dobbiamo decidere che Paese vogliamo essere. 

“Un Paese che pensa di bastare a se stesso? Oppure un Cantone che pensa positivo e guarda al futuro consapevole delle difficoltà ma anche delle opportunità di cui disponiamo? Il nostro Cantone non lo difendiamo con le barriere, ma con la fiducia nei propri mezzi, con una maggiore competitività, una disponibilità all’innovazione e la capacità di osare, e anche con una certa audacia tipica di chi vuole andar oltre schemi e dinamiche prestabilite”. 

La politica e il suo Governo devono dotarsi di visioni, progettualità e pragmatismo, ha aggiunto Regazzi. “Solo così potremo affrontare le numerose sfide che ci attendono. Ne cito solo alcune.

L’applicazione del voto del 9 febbraio porterà un nuovo modo di gestire l’immigrazione nel nostro Paese. Su questo tema il Governo ticinese dovrà dar prova di ragionevolezza, nel rispetto da un lato del nuovo articolo costituzionale, ma anche delle esigenze del mondo economico. Un approccio troppo emozionale e populista non potrà che alimentare faciloneria ed illusioni di scarsa utilità per il bene di questo Cantone.
L’annosa questione dei rapporti con l’Italia dovrebbe indurci ad affrontare i diversi dossier comuni con il nostro vicino da un punto di vista globale. Anche su questo tema occorre una visione di medio e lungo termine, che dovrebbe iniziare con un maggior coinvolgimento dei rappresentanti del nostro Cantone nei negoziati portati avanti dalla Confederazione con l’Italia e instaurando rapporti costanti e regolari, come peraltro d’uso con altri vicini europei quali la Germania e la Francia.
L’abbandono del cambio minimo franco-euro sarà quasi certamente all’origine di una nuova crisi economica: il Ticino, il suo Governo, dovranno cogliere l’occasione per risolvere alcune criticità strutturali della nostra economia, riorientando il tessuto industriale a favore di aziende più rispettose del territorio e di quella responsabilità sociale che è doveroso pretendere da chi fa impresa in Ticino. 
Ma tra le questioni più complesse vi è indubbiamente quella della capacità dell’istituzione scolastica di incidere sulla situazione descritta all’inizio del mio intervento. Quella di fare in modo che questo nostro Cantone non si ripieghi su se stesso anche a causa di una gioventù non adeguatamente formata per affrontare le sfide odierne. A ciò si aggiunge una concezione ugualitaria, che non aiuta gli alunni più deboli e nel contempo penalizza quelli dotati.
Non da ultimo la questione del risanamento del tunnel del Gottardo, sulla quale saremo chiamati ad esprimerci nel 2016. Un tema a me caro proprio perché più di altri incarna questa necessità di coniugare capacità analitica, progettualità, ma anche pragmatismo. So che in Ticino vi è un fronte contrario piuttosto agguerrito, in cui si riconoscono anche diversi popolari-democratici. Rispetto ovviamente questa posizione! Vi invito tuttavia ad evitare, come ho potuto spesso constatare nei dibattiti a cui ho preso parte, un orientamento troppo ideologico, privilegiando invece una ponderazione degli interessi in gioco”. 

Bisogna che il Consiglio di Stato torni ad lavorare in modo collegiale, ha concluso Regazzi, "come d’uso nei consigli di amministrazione delle aziende: che la smetta di fomentare fughe di notizie, di portare avanti vere o presunte riforme e di comunicare in ordine sparso come cinque corpi estranei”. 

FIORENZO DADÒ: "Troppe persone disoccupate e in assistenza. Troppi giovani senza lavoro"

Il capogruppo in Gran Consiglio ha esordito citando lo scrittopre valmaggese Plinio Martini, che ha raccontato le radici della nostra cultura:  “La loro arte era la risposta immediata alle domande poste dal lavoro quotidiano, dalla conformazione del terreno, dalla transumanza, dal bisogno di risparmiare, per quanto possibile, passi e fatica”.

Se chi sarà chiamato a guidare il Cantone continuerà con lo stesso lassismo, ha detto nel suo discorso, “con la stessa superficialità come è stato in questa legislatura, durante la quale sono stati accumulati altri 600 milioni di debito pubblico portandolo a 2 miliardi, e questo nonostante un aumento delle entrate, non avremo né la forza né le possibilità per affrontare le sfide del futuro e ancor meno i mezzi per aiutare adeguatamente chi si troverà in difficoltà. Le sfide sono qui davanti ai nostri occhi, le avvisaglie sono a dir poco preoccupanti. I dati sono lì da leggere e disponibili per tutti, nessuno ma proprio nessuno potrà dire di non aver visto”.

Se dal 2004 al 2014 il Ticino ha avuto un incremento di 26'000 posti di lavoro, e oggi fornisce salari a 223’000 persone, com’ è possibile che il 16% dei nostri giovani siano senza lavoro e la disoccupazione e l’assistenza siano aumentate in modo così marcato?, si è chiesto Dadò. “Se in Ticino dobbiamo ricorrere nel settore sanitario, pubblico e privato, al frontalierato perché si dice che non ci sia sufficiente personale indigeno, come mai abbiamo quasi 500 disoccupati ticinesi che cercano lavoro in questo settore? Ma peggio ancora, come è mai possibile che in una nazione tra le più ricche e prosperose al mondo, ci siano nostri giovani che non trovano un posto di apprendistato?”.

“7300 disoccupati, dei quali 1050 giovani sotto i 25 anni e ben 8500 persone in assistenza (termine bruttissimo, che sembra fatto apposta per umiliare le persone e che ci si chiede cosa si aspetti a cambiarlo) sono una realtà triste e desolante. Una situazione, questa, che non può far altro che suscitare scoramento e  malcontento nei confronti di una politica e di uno Stato che sembrano inermi e impotenti. Una realtà, che se fomentata come sta avvenendo in questi mesi, non può far altro che far divampare odio, incomprensione e invidia sociale tra le persone. Questo stato di cose, se non lo affrontiamo con decisione e pragmatismo adesso, è destinato a peggiorare e prima di quanto ci si aspetti porterà a qualche episodio di drammatica violenza, dai risvolti imprevedibili”.

In questo momento, dobbiamo essere realisti: “con le attuali forze politiche così frazionate non ci sono le premesse per trainare il Cantone fuori dal guado e non risolveremo un granché, tranne dare sfogo a qualche sceneggiata. In questi anni sono state immani le energie spese nelle commissioni per cercare una via comune sulle questioni fondamentali, senza praticamente ottenere nessun esito concreto”. 

Un Governo di solisti, tra personalismi e fughe di notizie

Il Governo, nel suo insieme, ha aggiunto il capogruppo, “non ha certo dato l’impressione di essere una compagine univoca, compatta, che sapesse infondere sicurezza, come sarebbe stato necessario per un Paese in difficoltà. Per contro abbiamo assistito e continuiamo ad assistere a fughe solitarie, a solisti che suonano la loro musica, a volte persino bella e interessante, con tanto di tifoserie, come se fossimo ad un concerto rock allo stadio San Siro di Milano. Fughe solitarie e gara a chi fa le proposte più strampalate, totalmente incuranti dell’effetto che questo sta per provocare sulla coesione del Paese”. 

La politica urlata, la politica fatta di personalismi e opportunismi non ci appartiene e non appartiene alla storia né del nostro Partito né del nostro Cantone, ha detto ancora.
“Se desideriamo uscire dal guado e non ritrovarci nel pantano, dobbiamo però cambiare radicalmente marcia e mettere in atto una serie di strategie, semplici e praticabili. Come prima cosa vogliamo e dobbiamo impegnarci seriamente affinché il nostro Paese conceda a tutti i suoi cittadini un posto di lavoro e non ci sia più un solo cinquantenne, un solo giovane, un solo adolescente che si senta escluso, addirittura che non riesca neppure a trovare il posto di apprendistato. Si, perché il lavoro per tutti noi è un diritto sacrosanto e non un’opzione!”.

Il mercato del lavoro va protetto

“Ma per ottenere questo è necessario prevedere misure concrete, soprattutto immediate, introducendo un efficace e non aleatorio sistema di malus-bonus, che vadano a proteggere il mondo del lavoro da investitori senza scrupoli che vengono dall’estero e che si insediano da noi beneficiando della nostra efficiente burocrazia, ma lasciando sul territorio disoccupazione, rovinando il mercato con salari da fame mai visti alle nostre latitudini, oltretutto bistrattando in modo inaccettabile il nostro territorio e la salute dei suoi abitanti”.

“Solo attraverso una preparazione solida i nostri figli potranno riuscire a realizzarsi nella vita,  professionale e civile,  e garantire così un futuro prosperoso e sicuro alle loro famiglie e alla nostra vecchiaia. Infine, dobbiamo assolutamente limitare gli enormi sprechi nella macchina pubblica, perché i soldi non sono infiniti e dobbiamo poter continuare a dare una mano alle persone meno fortunate della nostra società, combattendo però gli abusi, che purtroppo esistono”.

GIORGIO FONIO: “Fermare la lombardizzazione dei salari”

“Nel nostro Cantone attualmente vi sono circa 200'000 posti di lavoro – ha detto il giovane sindacalista -. Un numero importante rapportato alla popolazione del nostro territorio. Paradossalmente però nel nostro Cantone ci sono 14'000 persone senza lavoro, sommando disoccupati, persone in assistenza e fantasmi, cioè cittadini senza lavoro che non figurano in nessuna statistica. E di queste 14'000 persone circa 4'000 sono giovani tra i 18 e i 24 anni,! Dati spaventosi se rapportati al recente passato che chiedono soluzioni da parte del mondo politico. Non servono proclami, non servono slogan, servono per contro molti fatti!”.

“Come affrontare ad esempio il problema della concorrenza tra lavoratori frontalieri e lavoratori residenti? Vi sono settori che necessitano un intervento forte e rigoroso, senza mezze misure. Penso in particolare al settore terziario, mi riferisco in special modo agli impiegati di commercio e della vendita. Due settori dove ogni anno, dalle nostre scuole professionali vengono "sfornati" centinaia di giovani disoccupati. Qualche anno fa andavo nelle scuole professionali commerciali a spiegare la legge sul lavoro e le varie normative legate al diritto del lavoro, oggi i professori mi chiamano per aiutare i loro alunni all'introduzione nel difficile mondo della disoccupazione. Ma come arginare il fenomeno del dumping salariale e della sostituzione dei lavoratori residenti? Sicuramente attraverso il rafforzamento dei contratti collettivi. In questo modo si potrebbe rafforzare la sorveglianza del mercato del lavoro allo scopo di favorire salari adeguati. Dobbiamo assolutamente fermare la lombardizzazione dei salari e dei modi di fare impresa in atto nel nostro Cantone”.

Valorizzare le nostre aziende e non finanziare l'arrivo di imprenditori spietati

Dobbiamo continuare la strada intrapresa di un partenariato sociale forte e collaborare insieme affinché il benessere creato in questi anni non venga scialacquato da imprenditori spietati che calpestano i nostri diritti e il nostro territorio, ha aggiunto Fonio. 

“Dobbiamo impegnarci nel valorizzare le nostre aziende piuttosto che concentrarci e intestardirci nel voler assolutamente investire milioni di franchi per attrarre aziende estere che al primo colpo di tosse abbandonano il nostro territorio lasciandoci solo cocci e debiti. Dobbiamo sostenere l'artigianato locale, che con molte vicissitudini sta cercando di superare le difficoltà attuali. Dentro di me monta la rabbia quando apprendo che il Cantone versa (o ha versato) milioni di franchi in incentivi (penso per esempio alla Pramac di Riazzino o alla Mes di Stabio) e quando un artigiano che da 30 anni crea lavoro per numerose famiglie e paga regolarmente le imposte, non riceve gli aiuti statali (per esempio l'orario ridotto) perché i parametri della disoccupazione sono estremamente ristrettivi. Per questo condivido l'idea di vincolare la concessione di incentivi economici e sussidi per le nuove aziende a una loro ricaduta positiva sul territorio in termini di posti di lavoro, ambiente e fisco”.

No alle lusinghe populiste

Anche Fonio ha toccato il tema della formazione: “Sono convinto che un importante rimedio contro la disoccupazione giovanile, sia un orientamento professionale migliore e soprattutto mirato ai bisogni dell'economia. Bisogna riavvicinare i giovani alle professioni artigianali e a quelle socio sanitarie, settori prevalentemente a vocazione frontaliera”. 
Poi una stoccata al PLR: “Il rinnovamento, come lo chiama qualcuno, non passa solo attraverso la presentazione di candidati ai più sconosciuti, ma andando con i fatti a dare spazio a chi vive quotidianamente i problemi e i disagi del territorio”.

“Cari cittadini Ticinesi – ha concluso - non dovete cadere nella tentazione di lasciarvi andare e pensare che le difficoltà che sta attraversando il nostro Cantone siano irrisolvibili. Non dovete cedere alle facili lusinghe populiste di chi davanti ad una situazione di disagio trova terreno fertile per seminare odio e frustrazione”. 

emmebi

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