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04.09.2015 - 18:390
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Accordo sui frontalieri, a noi 15 milioni e all'Italia 300... Merlini: "Qualcosa non torna". Cattaneo: "Disparità. Ma la nostra deputazione tace?"

I due candidati PLR al Nazionale escono pubblicamente sugli accordi fiscali con l'Italia. Il presidente: "Un'imposizione attenuata dei frontalieri peggiorerebbe il dumping"

BELLINZONA – “Abbiamo sempre guardato soltanto nell'orticello di casa, ma adesso è ora che mettiamo fuori la testa e diamo un’occhiata anche nel giardino del vicino, dove in questo caso la proverbiale erba è decisamente più verde”. Rocco Cattaneo, presidente del PLR e candidato al Nazionale parte lancia in resta sull’accordo italo-svizzero sulla tassazione dei frontalieri. Lo fa in una nota diramata alle redazioni.
Gli fa eco, in una sua newsletter, il consigliere nazionale Giovanni Merlini che scrive:

“Eveline Widmer Schlumpf in Piazza della Foca. Ci è stato detto che il casellario giudiziale (un non-problema se l’amministrazione pubblica italiana fosse snella) e il moltiplicatore al 100% per il calcolo dell’imposta alla fonte sarebbero i due principali ostacoli lungo l’impervio percorso che porta alla conclusione dei nuovi Accordi fiscali con l’Italia. Ma qualcosa non mi torna: la misura adottata dal Dipartimento delle istituzioni è provvisoria e il principio del moltiplicatore comunale medio di riferimento sarà verosimilmente ancorato nella Legge federale sull’imposizione alla fonte, la cui revisione è ora all’esame della Commissione dell’economia e dei tributi del CN. L’Italia dovrebbe avere un certo interesse a condurre in porto il nuovo accordo fiscale, visto che potrebbe beneficiare di un gettito supplementare netto di ca. 300 mio., se decidesse di tassare i suoi frontalieri al 100% in via ordinaria”. 
Ma Cattaneo sembra più “scandalizzato” del suo collega di lista su un accordo che, allo stato attuale delle cose, frutterebbe al Ticino, tutto compreso, una quindicina di milioni e all’Italia ben 300, secondo i calcoli di Marco Bernasconi, docente di diritto tributario, che ne ha parlato giovedì sul Corriere del Ticino. 

Scrive Cattaneo: “L’opinionista, uno dei massimi esperti ticinesi di diritto fiscale, sostiene che, allo stato attuale delle trattative, il maggior gettito d’imposta comunale, cantonale e federale sarà di soli 15 milioni (e questo, lo si sapeva), mentre quello che potrebbe essere conseguito dall’Italia, se applicasse il proprio diritto interno, sfiorerebbe i 300! Trecento milioni in confronto al debito pubblico italiano saranno noccioline, ma non per questo dobbiamo accettare a capo chino (come sempre) questa palese disparità.  È evidente che questo importo dev’essere oggetto di una più attenta valutazione poiché, se fosse accertato il suo ammontare (o magari una ancora ancora più elevata), la Delegazione Svizzera avrebbe a disposizione un elemento di pressione nell’ambito dei negoziati ancora in corso. È veramente difficile, per il momento, capire per quale ragione la Delegazione Svizzera si accontenti di un risultato di soli 15 milioni, di per sé trascurabile, quando invece l’Italia potrebbe conseguire un vantaggio ben maggiore”.

Sia Merlini sia Cattaneo sollevano poi il tema del vantaggio fiscale che deriverebbe ai frontalieri se l’Italia decidesse di non aumentare subito il prelievo fiscale per chi lavora in Svizzera. Scrive il primo: “Per il Ticino è fondamentale che i negoziatori svizzeri ottengano una precisa indicazione temporale sul passaggio alla tassazione ordinaria in Italia. Meglio un buon accordo anche per la Svizzera entro fine anno piuttosto che un accordo svantaggioso per il nostro Paese firmato di fretta. Pur riconoscendo le difficoltà e la delicatezza della trattativa in un clima ormai teso, il Consiglio federale e i suoi negoziatori devono mostrare maggiore fermezza se vogliono avere successo”.

E Cattaneo: “Per quanto riguarda l’Italia, dovrebbe essere chiarita un’altra questione: se i frontalieri saranno gravati immediatamente sul reddito conseguito in Svizzera dal prelievo fiscale italiano, oppure se l’Italia intende differire nel tempo questo suo diritto impositivo. Detto in altre parole: se saranno sottoposti subito o solo in un imprecisato futuro a un aumento di imposte. La questione è di fondamentale importanza, poiché un’imposizione attenuata dei frontalieri in Italia non risolverebbe (anzi peggiorerebbe) un grave problema del mercato del lavoro ticinese: quello del dumping salariale”.

Il presidente del PLR lancia infine una stoccata alla Deputazione ticinese alle Camere federali: “Mi chiedo inoltre per quale ragione la Deputazione ticinese alle camere non ha finora sollevato con forza questi problemi, che sembrano evidenti anche solo a un esame superficiale dei fatti, denunciando le disparità e chiedendo chiarezza e garanzie”.

Red

 

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