POLITICA E POTERE
Gobbi, la candidatura e il peccato originale dei leghisti: Opinione Liberale all’affondo. “La Lega vince in Ticino ma fa perdere il Ticino. A Palazzo, Quadri schivato come un cane rognoso”
Verve più caustica che mai per la pagina politicamente (s)corretta del settimanale PLR. Stilettate anche agli oppositori: “Bisogna essere Paolo Bernasconi per mettere fuori la faccia, ma con lui in silenzio c’era almeno metà Cantone"

BELLINZONA – Vere e proprie cannonate quelle che partono da Opinione Liberale all’indirizzo della Lega. La pagina politicamente (s)corretta del settimanale liberal radicale, con un articolo a firma dell’ “Arcangelo Gabriele”, si concentra infatti sulla mancata elezione di Norman Gobbi alzando poi il tiro all’indirizzo di Lorenzo Quadri e dell’intero movimento di Monte Boglia.

Il santo patrono della diplomazia parte dalla conta dei voti raccolti da Gobbi e fornisce una caustica analisi della candidatura e del risultato ottenuto dal ministro ticinese, che non risparmia anche qualche stilettata agli altri, gli oppositori “silenti”. Le cinquanta preferenze ottenute al primo turno per l’articolista sono un messaggio chiaro: “erano per dire “Ticinesi vi daremmo volentieri un posto in Consiglio federale, ma con quel candidato…”

Ma, si legge ancora, “il problema per il Ticino a Berna non è Gobbi, ma la Lega. Il deputato più votato in Ticino, quello dal codino biondo, gira a Berna sempre solo, dentro e fuori Palazzo federale, schivato da tutti come un cane rognoso. La Frazione socialista ha detto ciò che in Svizzera pensano quelli che appena si informano. La Lega vince in Ticino ma fa perdere il Ticino”.

“Perfino con la Lombardia leghista – prosegue l’articolo – i rapporti non sono mai stati così turbati, come da quando la Lega è al governo da noi. Perché il leghismo è un modo di aizzare le animosità, di creare nemici da combattere infangandoli, non di risolvere i problemi. È tipico del leghismo far credere che basta avere le palle per concludere favorevolmente un negoziato; con quali esiti si vede, con l’Italia o a Berna”.

“Fra coloro che hanno fatto carriera politica grazie a Bignasca ci sono anche persone oneste e capaci. Ma portano con sé un peccato originale: non si sono mai distanziate e non si distanziano dal suo modi fare politica che perdura”.

Il coraggio, conclude, “in verità è raro anche sull’altra sponda. Bisogna essere Paolo Bernasconi per mettere fuori la faccia, ma con lui in silenzio c’era almeno metà del Ticino”.

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