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Politica e Potere
20.01.2016 - 08:030
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Varoufakis? Iglesias? No, Barchi! L'ex presidente del PLR boccia l'austerità: "Contro la crisi la ricetta keynesiana resta l’unica percorribile"

L'ex presidente del PLR: "Lo Stato non può permettersi di abbandonare i cittadini che non riescono a far quadrare il bilancio.. Ma dico "no" ai salari minimi"

LUGANO - "No all'austerità: per uscire dalla crisi la ricetta keynesiana resta l’unica percorribile". Chi l'ha detto? Yanis Varoufakis o il leader di Podemos Pablo Iglesias? Macché! L'autore della citazione è niente meno che Pier Felice Barchi. "Senza un sostegno (dello Stato) alla domanda globale, i redditi non aumentano e, di conseguenza, nemmeno i consumi". Tuttavia, precisa Barchi, la responsabilità dei politici nell'applicare questo genere di politica è enorme: il confine tra finire in bancarotta e ottenere risultati è molto ma molto sottile. L'ex presidente del PLR, in un lungo articolo apparso oggi sulla Regione dedicato alla crisi economica e alle ripercussioni sociali da essa prodotta, sorprende proponendo ricette che certo non sono di solito sulla bocca di esponenti liberali. L'analisi di Barchi è molto articolata e dettagliata: per questo vi invitiamo ad andare a leggere sul quotidiano bellinzonese il suo scritto nella versione integrale. Qui, proviamo a farne un piccolo riassunto. "Migliaia di contribuenti - scrive l'ex Consigliere Nazionale - dispongono di un reddito mensile inferiore al tenor di vita. Ciò riguarda soprattutto persone con doppia economia domestica. Il salario vien utilizzato per pagare prioritariamente le imposte e i premi di cassa malati. Questa priorità viene rispettata per non incappare in precetti esecutivi che di fatto impedirebbero, tra l’altro, al debitore di prendere in affitto un appartamento. Da quando viviamo nella società del consumismo nessun proprietario di stabili dà in locazione alloggi a inquilini con precedenti di (possibile) insolvibilità. Per il resto, ossia pagati le imposte e i premi di cassa malati, interviene l’assistenza pubblica. Lo Stato non può permettersi di abbandonare a se stessi cittadini che non riescono a far quadrare il bilancio familiare. Penso soprattutto a famiglie monoparentali e a coniugi separati che sono all’origine di più famiglie". "Affermazioni nel senso che le aliquote delle imposte non saranno in nessun caso toccate verso l’alto - argomenta ancora Barchi - sono puramente ipocrite. A meno che si dimostri che è possibile far lievitare le entrate al di là delle bazzecole di insignificanti aumenti di tasse di cancelleria e simili. La verità è che in Ticino non si vuole ancora ammettere che i consumi superano il potere d’acquisto ossia le capacità di spendere dei consumatori. Sennonché ridurre i consumi peggiorerebbe la congiuntura economica con una contrazione del prodotto interno lordo. Nuove spese per investimenti indispensabili devono essere approvate solo se i consumi producono un “return”. Lo Stato deve preventivare spese che saranno inevitabili per far fronte ai casi sempre più diffusi di indigenza". Ma detto questo l'ex presidente del PLR dice comunque "no" al principio dei salari minimi: "All’origine della diffusa indigenza che determina gli interventi dell’assistenza pubblica - premette - sono i salari che in più settori sono in Ticino inferiori a quelli praticati in buona parte degli altri Cantoni. Non sostengo che si debba legiferare in materia di salari minimi. Sono convinto che il libero mercato è in grado di autoregolarsi. Lo Stato deve intervenire solo dove si verifichino degli abusi. Al più il legislatore potrebbe ampliare gli estremi dell’applicazione del reato di usura, che è il pendant penale della ‘Übervorteilung’ (lesione) dell’art. 21 del Codice svizzero delle obbligazioni. Il mondo economico dovrebbe, dal canto suo, convincere gli imprenditori che salari inferiori al normale tenor di vita dei lavoratori si ritorcono comunque contro l’economia. In effetti, le spese dell’assistenza pubblica sono finanziate dall’erario e quindi, in ultima analisi, dai contribuenti".
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