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27.02.2016 - 15:150
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Suicidio assistito negli ospedali e nelle case per anziani. Morisoli: "Macché CL! Il nostro "no" totalmente laico"

Il relatore del rapporto che sta infiammando il dibattito politico spiega la sua posizione personale e quello della Commissione sanitaria. Il socialista Lurati: "Ospedali e case anziani sono fatte per curare le persone e non per ucciderle"

BELLINZONA – Ma dove erano i deputati di PLR e PS? Se lo è chiesto con una punta di polemica Michela Delcò Petralli. E probabilmente la domanda se la sono fatta anche altri. Perché su temi etici di questa portata raramente una commissione parlamentare raggiunge l'unanimità. E sappiamo che in questo ambito le spaccature di solito emergono fra il mondo cattolico e quello liberale e progressista. 

Ma non stavolta. Tutti i parlamentari della Commissione sanitaria hanno infatti deciso di respingere l'iniziativa della deputata dei Verdi che chiedeva che gli ospiti degli ospedali e delle case per anziani potessero ricorrere al suicidio assistito direttamente all'interno della struttura (leggi articolo correlato). Delcò Petralli, commentando la decisione del gremio parlamentare, ha criticato il rapporto giudicandone l'impronta come cattolica. Questo anche a causa del fatto che i due estensori chiamati a presentare le conclusione della Commissione sono il deputato PPD Simone Ghisla e Sergio Morisoli (UDC-Arealiberale), aderente a Comunione e Liberazione. 

Da qui la domanda: ma dove erano i deputati di PS e PLR? Già perché quel rapporto, che contiene anche riflessioni di tipo etico e morale, lo hanno sottoscritto anche socialisti e liberali radicali. Il Corriere del Ticino ha chiesto la risposta a Saverio Lurati, membro della Commissione.   

L'ex presidente del PS ha affermato che nel "rapporto commissionale non v’è assolutamente nulla di morale, e per quanto riguarda la mia firma non ne faccio di certo una questione di partito o di ideologia". 

"Le considerazioni emerse in commissione – ha aggiunto nel commento rilasciato al CdT - sono state molto chiare: se accolta, l’iniziativa avrebbe messo in difficoltà infermieri e medici. E ciò poiché le strutture prese in considerazione sono fatte per curare le persone e non per ucciderle. Un principio, questo, che deve stare davanti a tutto. Per il suicidio assistito sono per contro disponibili altre organizzazioni".

Dello stesso avviso anche il deputato PLR Roberto Badaracco, intervistato sempre dal quotidiano di Muzzano. Il cattolicesimo e il moralismo non c'entrano nulla, ha dichiarato, mettendo a suo volta in primo piano i problemi che l'iniziativa creerebbe al personale sanitario.

"Evito di rispondere perché queste accuse non stanno né in cielo né in terra", esordisce ai microfoni di Liberatv Sergio Morisoli quando gli chiediamo una replica all'accusa di aver prodotto un rapporto di ispirazione troppo cattolica anche per la sua appartenenza a CL.  "Ogni deputato ha un vissuto fatto di appartenenze e convinzioni personali. Ce l'ho io ma ce l'hanno anche gli altri 16 colleghi della Commissione, che hanno sottoscritto il mio rapporto.  Un rapporto totalmente laico. E la laicità del rapporto era uno degli obbiettivi che ci eravamo dati all'inizio del lavoro e che l'unanimità della Commissione dimostra essere stato raggiunto.  Penso che sia assolutamente improprio partire con queste pregiudiziali in un dibattito così importante".  

Quindi, seguendo il filo della sua risposta, ha dovuto mettere da parte anche lei le sue convinzioni di cattolico e di aderente a CL per redigere il rapporto? 
"Per me è stata una sfida. Se avessi dovuto seguire le mie credenze avrei risposto di "no" redigendo un rapporto con solo una frase: non uccidere, il quinto comandamento. Ho invece dovuto trovare insieme ai colleghi altre ragioni affinché, come detto, il rapporto risultasse totalmente laico e di conseguenza non venisse marchiato come bigotto. Sono riuscito a separare Cesare da Dio. È mio dovere farlo nelle aule, come quelle del Gran Consiglio, dove vige la laicità dello Stato. Sono perfettamente cosciente di cosa posso e non posso fare quando esercito la mia funzione di parlamentare". 

E da liberale invece? Un altro conflitto?
"No, affatto. La libertà di uno non può compromettere la libertà degli altri. Coinvolgere altre persone nella scelta del proprio suicidio non è liberale. Il bisogno umano del singolo va preso in considerazione e affrontato con tutta la serietà e la sensibilità possibile. Ma non spetta allo Stato decidere come questo bisogno va affrontato e risolto. E soprattutto non si può trasformare un bisogno personale in diritto generale, quindi in comportamento sociale riconosciuto con tutti gli obblighi e le conseguenze del caso. Un liberale, infine, dovrebbe sempre privilegiare la vita alla morte". 

Ma uscendo dall'etica, dalla morale e dalle ideologie politica, a livello pratico che cosa vi ha convinto per il no?
"L'argomento l'abbiamo affrontato da diversi punti di vista attraverso un lungo lavoro commissionale. Dal punto di vista etico, giuridico e pratico. E siamo sempre giunti alla stessa conclusione: no. Ripeto: quando si va a legiferare siamo tutti coscienti che non si va soltanto a risolvere un bisogno, si va a fare diritto, dunque si dà un indirizzo di comportamento generale per la società. Tengo a precisare che noi non abbiamo tolto nulla rispetto allo stato attuale. Abbiamo solo detto di "no" al fatto che il suicidio assistito, che in Svizzera come sappiamo è riconosciuto, possa essere effettuato all'interno degli ospedali e delle case anziani. L'aspetto di mettere in difficoltà il personale sanitario è stato di certo uno dei punti più importanti. Ma non dimentichiamo le cure palliative. Offrire l'alternativa del suicidio assistito ospedaliero creerebbe un bivio che potrebbe modificare la gerarchia e ridurre gli sforzi nell'ambito delle terapie per i malati terminali".  

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