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18.08.2016 - 15:470
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

La Lega ha un nuovo nemico: il "burkini". A Lugano e Locarno presentate due mozioni in contemporanea per vietare il costume islamico, tra ragioni di salute pubblica e di difesa culturale. "Sono portabandiera del fanatismo". "Indumento ideologico e barbaro

A Lugano si chiede il divieto generalizzato del costume integrale, anche sulle rive del fiume. E si cifra la multa: 200 franchi e 2'000 in caso di recidiva

LUGANO/LOCARNO – La Lega ha un nuovo nemico: il burkini. Con due mozioni contemporanee, parallele e simili, i consiglieri comunali Nicolas Marioli e Aron D’Errico chiedono che il costume integrale indossato dalle bagnanti di fede islamica ortodossa sia messo al bando dai lidi, rispettivamente di Lugano e di Locarno e nelle strutture balneari delle due città lacustri. L’onda lunga di Cannes arriva dunque in Ticino, dove peraltro le bagnanti in burkini non affollano – almeno per ora - spiagge e piscine. Però…

“Da qualche tempo – si legge nella mozione di Marioli, che propone un divieto generalizzato, che comprenda anche le rive del fiume - nella popolazione si fa sempre più viva la preoccupazione sulla tenuta con cui alcune persone prendono il bagno. Da un lato vi sono persone che si buttano in acqua in tenute inadeguate, che potrebbero turbare la sensibilità degli altri, da un altro lato c'è chi porta tute, le quali coprono quasi integralmente il corpo o portano ancora sotto il costume mutande, ecc. Se per le prime v'è una questione di pubblico pudore, per le seconde si pongono interrogativi sotto il profilo della salute pubblica. Infatti solo tenute perfettamente pulite potrebbero essere accettate, ma è anche impossibile verificare questo aspetto.
Inoltre, le tenute integrali sono portabandiera del fanatismo che non sono accettabili e sono incompatibili con la nostra cultura”.

Insomma, un mix tra misura di salute pubblica e di difesa culturale. Con una strizzatina d’occhio a coloro che si scandalizzano per i tanga troppo succinti. Da quel che si capisce, dunque, nelle piscine pubbliche verrà messa al bando anche la moda diffusa tra alcuni giovani di indossare boxer e mutande varie sotto il costume…

La mozione prende spunto dal decreto del 15 agosto 2016 di Ange-Pierre Vivoni, sindaco socialista di Sisco in Corsica, che ha vietato il burkini nelle spiagge del Comune. “Il politico di sinistra sottolinea che il fine di questo divieto è proprio quello di difendere la popolazione dalle minacce e dalle intense rivendicazioni totalitarie degli estremisti. Misure analoghe sono già state prese in altri Comuni di Francia, fra cui la nota città Cannes. Alla stregua del divieto della dissimulazione del viso, è anche opportuno che via sia una base legale formale democratica e giuridica”.

La proposta prevede di vietare il burkini “al lido comunale, nei bagni pubblici, nelle piscine delle scuole comunali o in altre adibite per corsi di nuoto, sulle rive di laghi e fiumi. Non è
permesso portare altri indumenti sotto il costume. Sono altresì vietate tenute che provocano scandalo o siano contrarie ai buoni
costumi. Sono anche vietati abiti o costumi che coprono gran parte del corpo. Chiunque non rispetta queste disposizioni, è punito con la multa fino a 200 franchi, in caso di recidiva fino a 2'000”.

Più diretta la mozione di D’Errico: “Il burkini, costume da bagno che copre quasi tutto il corpo, è un simbolo dell’ideologia fanatica e pericolosa del fondamentalismo islamico ed è uno strumento di oppressione che calpesta la dignità delle donne – scrive il consigliere comunale locarnese -. Il burkini non ha nulla a che vedere con fattori culturali, ma è indumento ideologico, fondamentalista, retrogrado e barbaro che è incompatibile con i valori fondanti della nostra Nazione. Se iniziamo ad accettare i tentativi di chi vuole scardinare i nostri principi fondanti, rischiamo di perdere poco a poco ciò che i nostri antenati hanno costruito.  Il Ticino deve difendersi dall’islam militante e fondamentalista che in modo strisciante attacca le nostre istituzioni, le nostre leggi, la nostra identità e la dignità umana. Il multiculturalismo è un fallimento che ha creato ghetti e impedito l’integrazione: chi vuole vivere nel nostro paese, deve abbracciare le nostre regole e i nostri principi fondanti che, giova sottolinearlo, non sono negoziabili”.

D’Errico cita quindi il primo ministro francese Manuel Valls: “Il burkini non è una nuova gamma di costumi da bagno o una moda. È la traduzione di un progetto politico, di contro-società, fondata sulla sottomissione della donna”.
E aggiunge: Locarno “è già stata colpita in modo vergognoso dagli integralisti islamici che in modo indegno hanno provocato il popolo ticinese presentandosi col burqa di fronte al Municipio e si sono fatti beffe delle nostre leggi, sfruttando anche una certa arrendevolezza di talune forze politiche che si ostinano a chiudere colpevolmente gli occhi.
Attualmente, solo nella piscina comunale di Chiasso è in vigore il divieto. Riteniamo che chi intenda usufruire delle nostre strutture balneari, debba indossare un abbigliamento rispettoso del buon costume, delle regole igieniche, della laicità e della dignità umana. Perciò, il burkini non può in alcun modo essere accettato all’interno della nostra piscina comunale”.

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