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Politica e Potere
03.09.2016 - 16:200
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Applicazione del 9 febbraio, il compromesso del Nazionale non piace all'UDC. Chiesa: "Sui frontalieri non cambia nulla. Niente contingenti e Bruxelles deciderà per noi. Che miseria! Un inciucio di Palazzo". E Blocher minaccia un'iniziativa contro la liber

Il consigliere nazionale UDC: "Eppure ho sentito il ministro Vitta e il collega Romano lanciarsi in lodi sperticate in favore di questa applicazione taroccata"

BERNA - Precedenza alla manodopera indigena: è il principio su cui deve basarsi l'applicazione dell'iniziativa contro l'immigrazione di massa dell'UDC, quella approvata dal popolo il 9 febbraio di due anni fa, per intenderci. La Commissione delle istituzioni politiche del Consiglio nazionale si è pronunciata ieri per una soluzione che non prevede quote o contingenti, ma che permette di adottare misure correttive nel caso in cui l'immigrazione oltrepassi un certo limite a livello regionale o nazionale.

La soluzione piace a tutti i partiti, e anche al ministro dell’economia Christian Vitta. Ma non all’UDC, che nel caso in cui passi questa linea è pronta a lanciare un'iniziativa popolare contro la libera circolazione delle persone. Ma solo se la pressione migratoria non diminuirà nettamente, come ha dichiarato oggi al Tages-Anzeiger l'ex ministro di giustizia Christoph Blocher.

Se la legge di attuazione del mandato costituzionale sull'immigrazione di massa uscirà dal parlamento come proposto dalla Commissione delle istituzioni politiche, secondo Blocher, aumenteranno ulteriormente gli arrivi di stranieri, il tasso di disoccupazione crescerà e i costi per i trasporti e per la socialità saliranno. "Ma forse abbiamo ancora una chance al Consiglio degli Stati", ha concluso.
Intanto, sul tema ci scrive il consigliere nazionale Marco Chiesa, che non condivide certo la soddisfazione espressa ieri dal suo collega pipidino Marco Romano e dallo stesso Vitta.

Ecco le riflessioni di Chiesa.

“Grandi sorrisi e pacche sulle spalle ieri a Berna tra coloro che intendono a tutti i costi affossare l'articolo costituzionale 121a relativo alla gestione dell'immigrazione. L'articolo voluto dal popolo il 9 febbraio 2014 sancisce la nostra autonomia nella gestione dell'immigrazione, stabilisce la preferenza indigena sul mercato del lavoro e l'introduzione di contingenti e tetti massimi annuali. Senza se e senza ma.

Il cittadino dovrebbe a questo punto attendersi che i politici lavorino per mettere in pratica le decisioni del sovrano ma, proprio ieri, si é avuta la dimostrazione che le scelte non gradite sono comunque boicottate anche se hanno la legittimazione popolare. La maggioranza della commissione delle istituzioni politiche del Consiglio nazionale, praticamente tutti i rappresentanti tranne quelli dell'UDC, si è infatti pronunciata per una soluzione che non prevede quote o contingenti, ma che permette di adottare misure correttive non appena l'immigrazione oltrepassa un certo livello su scala regionale o nazionale.

Il governo dovrà determinare, tenendo conto di diversi fattori tra cui l'immigrazione, la situazione a livello di mercato del lavoro e la congiuntura, soglie a partire dalle quali potrà essere introdotto un obbligo di comunicazione dei posti di lavoro vacanti. Avete letto bene, comunicare posti vacanti, nulla ma proprio nulla a che fare con la preferenza indigena. Se poi queste misure non si rivelassero sufficienti e l'immigrazione dall'Unione europea e dall'AELS superasse un certo livello sul piano regionale o nazionale, Berna potrà ricorrere a misure correttive appropriate.

Sarà il Consiglio federale stesso a decidere a partire da quale limite adottarle, per quanto tempo mantenerle in vigore, di che tipo esse dovranno essere e a che categorie professionali dovranno venire applicate. Qualora queste misure, che dovranno essere limitate al minimo indispensabile, così sta scritto, non dovessero risultare compatibili con l'accordo sulla libera circolazione delle persone, cosa evidente, dovranno essere discusse da un comitato misto Svizzera/Ue.

Dunque in parole povere nell'ambito dell'immigrazione Bruxelles deciderà per noi, contrariamente a quanto sta scritto nella nostra Costituzione. E per la gestione del flusso di frontalieri cambia qualcosa? Assolutamente nulla. Come detto nessuna preferenza indigena e nessuna limitazione! Che miseria! Eppure ho sentito il Consigliere di Stato Vitta e il Consigliere nazionale Romano, che con tutto il suo partito ha sostenuto questo pataracchio in Commissione, lanciarsi in lodi sperticate in favore di questa applicazione taroccata. Poi mi sono ricordato.

Loro due, come d'altro canto i loro rispettivi partiti, hanno combattuto il 9 febbraio e non hanno nessuna intenzione di tutelare i lavoratori ticinesi o di limitare l'immigrazione nel nostro Paese. A questo punto ho capito il senso dei sorrisi e delle pacche sulle spalle. Ce l'hanno fatta, almeno per ora, a sabotare l'articolo costituzionale 121a. Vedremo in parlamento ma al di là degli inciuci di Palazzo resta ancora la valida chance offerta da "Prima i nostri" in Ticino. Chissà se le ticinesi e i ticinesi dimostreranno ancora una volta il loro coraggio di cambiare e testimonieranno nelle urne il prossimo 25 settembre che così non si può andare avanti. Io me lo auguro, a Berna bisogna metterli con le spalle al muro!"

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