“Era importante - ha dichiarato Bertoli al CdT - chiarire da un lato che il nuovo accordo fiscale per noi è e rimane interessante e d’altro canto rimandare la palla nel campo italiano quanto alla responsabilità politica della sua firma. I problemi che l’Italia ha sollevato a suo tempo per non firmare oggi non sussistono più, tocca quindi agli italiani chiarire la loro posizione di fronte a Berna e al loro interno. Tutti i segnali indicano che l’accordo interessa, ma siccome la campagna per le prossime elezioni generali in Italia è già partita, la firma dell’accordo oggi sembra piuttosto prigioniera di logiche o tattiche elettorali”.
Bertoli, nell’intervista con il quotidiano di Muzzano, sottolinea l’importanza per il Ticino di rientrare nel Governo Federale. Anche se muove un appunto sulla strategia del PLR ticinese che ha deciso di presentare una singola candidatura: quella di Ignazio Cassis. “Non tocca a me giudicare la strategia, ma siccome il partito nazionale dovrà presentare all’Assemblea federale un ticket (ormai questa è la prassi da diversi anni), non occupando tutti i posti disponibili con delle candidature italofone mi pare che così facendo si apra anche formalmente la strada ai romandi, cioè alla principale concorrenza”.
Infine, un flash sul caso Argo: “Da subito - ha sottolineato il presidente del Governo al Corriere - è stato detto e ribadito che si è trattato di problemi procedurali, anche gravi se vogliamo, che certamente non devono capitare ma che non nascondevano intenzioni in qualche modo fraudolente (favoritismi, aggiramento di procedure che se compiute correttamente avrebbero portato a risultati diversi e danni per lo Stato). Se Paolo Beltraminelli avesse portato per tempo la delega in Governo, con tutta probabilità sarebbe passata senza colpo ferire. Del resto, malgrado i fiumi di parole spesi su questa vicenda, per ora nulla di consistente è stato aggiunto al problema procedurale. E sul miglioramento di procedure e gestione dei rischi stiamo lavorando”.