Nell'editoriale dell'ultimo numero della rivista Il Ceresio, l'editore ci va giù durissimo: "I sostenitori degli alti salari ritengono che si tratta di avere a disposizione persone di alto ingegno per cariche di grande importanza. Se però passiamo dalla teoria alla pratica, non possiamo fare altro che giudicare la pianta dai frutti che dà. E i frutti, in questo caso, sono cattivi, anzi pessimi"
La direttrice generale della Posta, signora Susanna Ruoff, percepisce un salario annuo di circa un milione di franchi (4000 franchi al giorno): il doppio di un consigliere federale. I sostenitori degli alti salari ritengono che si tratta di avere a disposizione persone di alto ingegno per cariche di grande importanza. E, quindi, bisogna riuscire a portare le persone giuste al posto giusto.
Se però passiamo dalla teoria alla pratica, non possiamo fare altro che giudicare la pianta dai frutti che dà. E i frutti, in questo caso, sono cattivi, anzi pessimi. D’altro canto, una pianta che dà pessimi frutti potrebbe giudicarsi buona?
È quindi evidente che questo salario così alto non si giustifica in alcun modo. Non solo; un salario troppo alto lascia immaginare che chi lo percepisce abbia una fame eccessiva di denaro per sé e, conseguentemente, mancando di equilibrio e di misura, sia insufficientemente sensibile ai problemi degli altri. È per contro importante che chi dirige un’azienda, per di più parastatale, debba innanzitutto essere dotato della capacità di afferrare non solo i propri interessi ma soprattutto quelli degli altri.
Se c’è da sorprendersi di una cosa, è il fatto che poche voci si fanno sentire nell’ambito nazionale per deplorare il milione percepito dalla signora Susanna, che finisce indirettamente con l’avere solo ripercussioni negative per la popolazione.
L’argomento portato a sostegno dai vertici aziendali – per la soppressione degli uffici postali in molti Comuni – è che ci si deve adeguare alle esigenze dei tempi: è diminuito l’invio di lettere e di pacchi e oggi si fa capo in buona parte alla posta elettronica.
Sarà anche così, ma resta il fatto che nel primo trimestre del 2017 la Posta ha conseguito utili per 267 milioni e poco importa se questi utili sono stati conseguiti con i francobolli o altro, sempre utili sono.
Quello che risulta sempre più chiaramente è che i vertici del Gigante giallo hanno perso di vista il ruolo della Posta, che è quello di essere un servizio pubblico. Un servizio importante a disposizione del pubblico.
La mentalità distorta di questi signori e di queste signore è sostanzialmente di natura economica: è il guadagno che conta. Nel 2001 il popolo svizzero poteva contare ancora su 3’500 uffici postali, scesi nel 2014 a 1’562 e la mannaia continua. Per quanto concerne il Ticino, le prime intenzioni manifestavano il proposito di diminuire gli uffici dai 111 attualmente in funzione a 35! Successivamente si sono attivati Gran Consiglio, Governo e alcuni Comuni e il dibattito è continuato alle Camere federali, dove si sono potute ascoltare voci che hanno richiamato i signori della Posta ai loro doveri.
Ma la partita non è chiusa e in tutto il Paese occorre seguire con grande attenzione le intenzioni di chi vorrebbe smantellare un servizio essenziale.
L’allerta deve essere massima; ognuno deve sentirsi responsabilizzato giacché il pericolo è grande e occorre rimanere vigili, con gli occhi ben aperti, prima che sia troppo tardi.
*Editore - Articolo pubblicato sul numero di agosto della rivista "Il Ceresio"