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Politica e Potere
14.12.2017 - 16:500
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Socialisti divisi sul pacchetto fiscale-sociale, Manuele Bertoli e molti deputati spiegano in dieci punti perché dicono no al referendum: "È un buon accordo e accettare questo compromesso è un esempio di buona politica"

Bertoli, Kandemir Bordoli, Ghisletta e Garobbio: "La sinistra, che si oppone agli sgravi fiscali, non deve affossare il pacchetto fiscale e sociale e non deve rilanciare la politica scellerata degli sgravi fiscali a senso unico voluti dalla Destra"

BELLINZONA - In vista della Conferenza cantonale del Partito Socialista di domenica, nell’ambito della quale il PS è chiamato a confrontarsi internamente per decidere se farsi promotore del Referendum sulla Riforma fiscale e sociale varata martedì dal Gran Consiglio, sono stati pubblicati due documenti alternativi.

Il documento proposto dalla maggioranza della direzione del partito chiede di promuovere un referendum popolare contro la riforma, aderendo al preannunciato comitato referendario. Il documento alternativo, che porta la firma del Consigliere di Stato Manuele Bertoli, dei granconsiglieri Pelin Kandemir Bordoli, Raoul Ghisletta, Milena Garobbio e di altri 33 cofirmatari, tra cui figurano la maggior parte dei Granconsiglieri socialisti e altre personalità di spicco legate al partito, per mezzo di dieci punti spiega i motivi per cui il pacchetto fiscale sociale può essere considerato un buon accordo e, sulla base delle argomentazioni contenute nel documento, chiede alla Conferenza cantonale del PS di appoggiare una risoluzione alternativa, che ribadisca la contrarietà di principio del PS agli sgravi fiscali, ma – considerata la consistente contropartita di natura sociale, in linea con gli obiettivi del programma del PS – lasci ai suoi membri libertà di referendum e di voto sul pacchetto fiscale e sociale.
Il dibattito democratico interno al PS determinerà quale sarà la linea da adottare, se quella della contrarietà di principio agli sgravi fiscali o quella dell’apertura a un accordo che permetterebbe al partito di concretizzare delle misure sociali lungamente auspicate.

Di seguito, le dieci conclusioni politiche presentate da Bertoli, Kandemir Bordoli, Ghisletta, Garobbio e cofirmatari:

I. riteniamo che ognuno debba poter soppesare individualmente e liberamente se le misure sociali proposte dalla riforma valgano o meno lo scotto delle misure fiscali, consapevoli che a seconda delle sensibilità ci possono essere opinioni divergenti quanto al peso specifico di questi due elementi posti sui piatti della bilancia; 


II. per quanto ci riguarda, l’interesse per le nuove misure sociali prospettate supera il timore delle misure fiscali proposte e dunque riteniamo l’accordo positivo. Per altri invece il timore delle misure fiscali supera l’interesse per le misure sociali prospettate e quindi l’accordo è giudicato insoddisfacente; 


III. considerati i numeri di cui disponiamo in Ticino, crediamo che poter ottenere cose buone, urgenti e importanti per la nostra linea politica sociale in cambio di misure fiscali – di per sé non auspicabili, ma accettabili se dovutamente compensate da cose buone e interessanti per i ceti che difendiamo – possa essere un buon esempio di scelta equilibrata e ponderata nel medio lungo termine e quindi di buona politica; 


IV. crediamo che rinunciare di fatto a ottenere qualcosa di buono, urgente e importante come le misure sociali qui prospettate pur di evitare qualsiasi compromesso o accordo comprendente cose ritenute cattive a prescindere non sia una scelta equilibrata e ponderata nell’interesse generale e comune, ma sia piuttosto un tentativo di profilarsi politicamente; un’azione fine a sé stessa, che privilegia il posizionamento rispetto alla soluzione di problemi veri e importanti, una scelta che non contribuisce minimamente a portare a casa risultati sociali concreti, ciò che dovrebbe essere la nostra principale ambizione; 


V. l’ammanco cumulato degli sgravi di Masoni per ben 273.4 mio all’anno ha inciso fortemente sulle finanze cantonali ed è stato all’origine di molte misure di risparmio sulle spalle dei ceti più sfavoriti e del personale pubblico. L’effetto della parte fiscale del pacchetto che stiamo discutendo è meno di un dodicesimo di quell’importo (22.1 mio all’anno), per cui il suo impatto sulle finanze pubbliche non va sovrastimato; 


VI. è senz’altro vero che della parte fiscale del pacchetto potremmo fare a meno, ma è altrettanto vero che 
un nuovo investimento sociale per 20.6 mio all’anno, di cui oltre due terzi investiti nella conciliabilità diretta famiglia-lavoro, costituiscono un bel passo avanti in questa politica importante per il nostro partito. Nel settore dei servizi e delle strutture di accoglienza per bambini si passerà progressivamente dai 13.9 mio annui investiti nel 2016 ai 29.9 mio annui investiti a partire dal 2021 (+115%). Si può dire di no, ma bisognerà spiegarlo a chi conta su questi servizi e su queste strutture, tutte persone i cui interessi ci stanno a cuore; 


VII. il miglioramento della politica di conciliazione tra famiglia e lavoro farà aumentare l’offerta di posti nelle strutture (nidi dell’infanzia, famiglie diurne, servizi extrascolastici), ma soprattutto farà aumentare la qualità di questi servizi e ridurrà il costo delle rette a carico delle famiglie. L’aumento dei versamenti si ripercuoterà anche positivamente sui salari nettamente insufficienti di numerose operatrici che lavorano in queste strutture, alle quali la società chiede giustamente professionalità nella cura dei bambini; 


VIII. politicamente, il centro-destra ha deciso di scendere a patto con noi per portare a casa qualche risultato sul piano fiscale e noi abbiamo fatto valere il nostro peso per portare a casa dei risultati sociali significativi; 


IX. questa nuova impostazione della politica fiscale, se verrà confermata, dovrà essere la base per eventuali future operazioni fiscali supplementari. Essa permette di bloccare l’esplosione degli appetiti sul piano tributario, perché un aumento degli sgravi (i) comporta un aumento delle risorse dedicate ad altre politiche (sociale, formazione, ambiente ecc.), (ii) permette di evitare le pericolose compensazioni fiscali in stile Masoni (sgravi per tutti per allargare il consenso, molto costosi e parecchio inutili) e (iii) permette di combinare risposte a interessi diversi della collettività, richiamando anche le imprese all’assunzione di una responsabilità sociale. Non dimentichiamo che la Destra critica il pacchetto fiscale sociale e vorrebbe ritornare a varare pacchetti fiscali senza compensazioni sociali; 


X. la sinistra, che si oppone agli sgravi fiscali, non deve affossare il pacchetto fiscale e sociale e non deve rilanciare la politica scellerata degli sgravi fiscali a senso unico voluti dalla Destra. 

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