La campagna contro l’iniziativa “Sì all’abolizione del canone” giunge al termine. È stata una campagna lunghissima e, a tratti, sgradevole con attacchi ingiustificati verso persone – i dipendenti RSI – che fanno il proprio lavoro in modo appassionato e onesto.
Ma questa lunga campagna ha anche permesso di discutere a fondo del servizio pubblico radiotelevisivo. Se avessimo discusso così tanto su altri servizi pubblici, oggi non ci staremmo lamentando degli uffici postali chiusi, della stazioni ferroviarie abbandonate o di cosa succede alle scuole e alle strade.
Sappiamo tutti benissimo che la RSI non è perfetta. Che dovrà cambiare molto e rapidamente. Ma siamo anche in chiaro su un fatto: in Svizzera non risolviamo i problemi con la mannaia, o facendo tabula rasa. Attorno a noi vediamo nazioni che passano di disastro in disastro, dove apprendisti stregoni propongono soluzioni miracolistiche a ogni piè sospinto (milioni di posti di lavoro creati dal nulla, amnistie fiscali a ripetizione, redditi di base senza nessuna copertura, e via inventando). Non è così che gestiamo il nostro Paese qui in Svizzera.
Migliorare quel che non va nella RSI è giusto, renderla più efficiente anche, e ci mancherebbe! Far sì che sia ancora più libera e vicina alla popolazione, è un obiettivo perfetto. Ma per arrivarci, dobbiamo impedire che la RSI e le radiotelevisioni private svizzere vengano messe all’asta e fatte a pezzi come vuole l’iniziativa.
Chi si è indignato per la sorte parlamentare di “Prima i nostri” ha adesso l’occasione di dimostrare che le nostre aziende pubbliche vengono prima dei privati stranieri che si stanno già preparando a invadere il nostro mercato radiotelevisivo. Il resto della Svizzera mette prima i nostri per davvero. Gli svizzeri tedeschi sono disposti a continuare a pagare per noi e per i romandi. E noi cosa rispondiamo a questa generosità, a questo senso del federalismo e alla solidarietà che sono il collante della nostra nazione da sempre? Che voteremo sì per fare un dispetto, per mandare un messaggio, per confermare tutti i pregiudizi sui ticinesi? O dimostreremo di essere almeno tanto svizzeri quanto i nostri cugini confederati?
Io credo che il Ticino è in Svizzera. Noi voteremo NO all’iniziativa, per rimanerci, in questo Paese; per continuare a contribuire da svizzeri alla costruzione di questa nazione, dando il nostro contributo, facendo la nostra parte. Da ticinesi e da svizzeri in un Paese avanzato e intelligente che sa quanto vale il bene comune e si batte per questo da oltre settecento anni.
*Amici della RSI