di Andrea Leoni
A Cesare quel che è di Cesare. Con un’abile strategia attendista e propositiva, Boris Bignasca ha rimesso la Lega al centro del dibattito politico cantonale. Era da molto tempo che non accadeva. Dopo la riunione di ieri tra Commissione della Gestione e il Consiglio di Stato, tutti gli occhi sono infatti puntati su via Monte Boglia. Cosa decideranno i leghisti sul preventivo? Si uniranno a PLR e Centro, dando una maggioranza alla manovra di risanamento, oppure no?
Il capogruppo leghisti ieri ha bollato come “inaccettabile” il controverso messaggio. Una chiusura che in realtà è un messaggio a liberali e centristi a negoziare. Senza i voti della Lega, infatti, il preventivo non ha una maggioranza per essere approvato in Gran Consiglio. E non scordiamoci che se è vero che la Lega ha due Consiglieri di Stato, il Centro esprime quest’anno il presidente del Governo, mentre i liberali radicali il ministro delle finanze…
Due le proposte messe sul tavolo dal Movimento. Una irrealizzabile - la sospensione dei sussidi di cassa malati ai permessi b - perché violerebbe la legge federale. L’altra, invece, prevede il taglio del contributo cantonale per la gestione degli asilanti. Una politica, quella dell’asilo, che secondo i leghisti dovrebbe essere integralmente finanziata dalla Confederazione. E su questo punto qualche apertura potrebbe arrivare da PLR e Centro. Del resto, questo strappo, potrebbe essere anche interpretato come un segnale a Berna a rivedere la perequazione intercantonale, particolarmente sfavorevole per il nostro Cantone rispetto a realtà come Grigioni e Vallese.
L’altro “inaccettabile” pronunciato da Boris Bignasca, è sul taglio dei sussidi di cassa malati. E in questo caso il “no” sembra meno negoziabile. Un “niet” che ha il sapore romantico di un ritorno alle origini sociali del Movimento. È qualcosa di leghista, per dirla con Nanni Moretti. Del resto, l’anima sociale, è il vero tratto distintivo della Lega rispetto all’UDC, già sottolineato negli scorsi giorni con il sostegno alla 13esima AVS in votazione popolare il 6 marzo. E tener duro su questo punto potrebbe rappresentare la prima vera svolta di opposizione della Lega, dopo un decennio sacrificato sull’altare della governabilità. Una governabilità, spesso acritica, costata otto deputati nelle ultime due elezioni, tanto da relegare il gruppo leghista al terzo posto in Gran Consiglio. Immolarsi per l’ennesima volta mani e piedi per il preventivo, lasciando campo libero alle altre opposizioni di destra e di sinistra, non potrebbe produrre altro che gli stessi risultati del passato.
C’è un ultimo calcolo importante nella strategia di Boris Bignasca. Il capogruppo leghista non vuole portare la Lega alla battaglia referendaria dei prossimi mesi, come il partito che ha tagliato i sussidi di cassa malati per finanziare gli sgravi fiscali ai ricchi. Qualcuno può dargli torto?
Nel tardo pomeriggio il gruppo parlamentare leghista tornerà a riunirsi per decidere la linea. Probabilmente ci sarà spazio per molta pre tattica, utile per negoziare, anche perché manca ancora una settimana alla riunione decisiva della Commissione della Gestione, dove si chiuderà la pratica. Non è difficile prevedere che il weekend sarà fitto di telefonate tra PLR, Centro e Lega. Occhio però: sabato a Bellinzona è prevista una manifestazione contro i tagli. Se l’adunata avrà successo non potrà che mettere ulteriore pressione sul Parlamento. Un effetto psicologico da non sottovalutare affatto.
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