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Analisi
12.11.2016 - 20:060

La Lega e il referendum sulla tassa sul sacco. La battaglia non provocherà spaccature insanabili ma nuovi rapporti di forza all'interno del Movimento di via Monte Boglia

L'ANALISI - Nella vocazione il referendum sulla tassa sul sacco non è dissimile da quello che fu lanciato contro la partecipazione del Ticino all'Expo di Milano. Ma nella sostanza questa volta il passo è certamente più lungo e spregiudicato. La forzatura è tanto evidente quanto probabilmente cercata da una parte della Lega. E siccome in via Monte Boglia non si fanno i congressi si va alla conta davanti al popolo per stabilire nuovi equilibri interni


di Andrea Leoni


Il referendum della Lega contro la tassa sul sacco è di tipo identitario. È qualcosa di leghista, parafrasando Nanni Moretti. Il che, se da una parte sottintende un richiamo allo spirito delle origini e alle sue battaglie, dall'altro confessa un'assenza in alcune delle principali politiche del Consiglio di Stato: un'impronta della Lega che sia concreta e riconoscibile. 

 

Al di là del giudizio di merito, la tassa di collegamento, l'aumento delle stime immobiliari, le misure sulla socialità su cui andremo a votare e la tassa sul sacco, sono un pacchetto di provvedimenti che non dovrebbero sulla carta essere il risultato di un Governo a maggioranza relativa leghista. Governare non è come stare all'opposizione, per carità, ma questo non risolve la domanda di fondo: qual è la differenza? Che cosa ha portato davvero di diverso il Consiglio di Stato targato Lega rispetto ai precedenti?

 

La risposta "niente" è sbagliata. Non bisogna cadere nel tranello degli assoluti e il leghismo è contraddittorio per sua stessa natura: chi continua a credere di far scivolare la Lega sulla buccia di banana della coerenza perderà sempre. Semmai le differenze rispetto al passato, che ci sono state, vanno pesate per potersi chiedere se sono state migliori e soprattutto sufficienti se paragonate alle politiche dei decenni scorsi per poter certificare un cambiamento. Alle ultime elezioni cantonali i ticinesi si sono detti soddisfatti ma sappiamo che in democrazia i giudizi sono sempre in evoluzione e vanno rinnovati a scadenza regolare.

 

Di qui forse la necessità di arrivare allo strappo referendario per dare un po' di pane e di certezze a una parte del popolo leghista. Quello che si sente ancora legato alla figura e all'imprinting barricadero di Giuliano Bignasca. Un approccio politico oggi sicuramente sbiadito come avviene per tutti i ricordi. Le cose cambiano, cambiano le persone e cambiano anche i partiti. È inevitabile: già poche settimane dopo la scomparsa del fondatore scrivevamo che era certo che la Lega sarebbe mutata, la domanda semmai era che cosa sarebbe diventata. 

 

E che cosa è oggi la Lega? La risposta è complessa e meriterebbe un articolo a parte. In sintesi si può rispondere che si tratta di una forza politica molto più ancorata su posizioni di centrodestra o conservatrici, se vogliamo usare un termine antico. E di certo, ma anche qui inevitabilmente considerate le accresciute responsabilità, più istituzionale e quindi meno sorprendente e quasi mai spiazzante. Ma queste sono pippe per noi addetti ai lavori. 

 

Nella vocazione il referendum sulla tassa sul sacco non è dissimile da quello che fu lanciato contro la partecipazione del Ticino all'Expo di Milano. Anche allora ci furono forti divergenze all'interno del Movimento. Ma nella sostanza questa volta il passo è certamente più lungo e spregiudicato. Perché fare referendum contro un provvedimento del proprio Consigliere di Stato, per giunta il più votato, è qualcosa di diverso che farlo contro il Governo in senso lato. La forzatura è tanto evidente quanto probabilmente cercata da una parte della Lega.  

 

Questo passo porterà a implosioni o lacerazioni insanabili all'interno della Lega? Se dobbiamo fare un pronostico sulla base dell'esperienza diciamo di "no". Il vento politico che spira su tutto l'occidente sui temi chiave del leghiamo è troppo favorevole per non spazzare via i rifiuti, quale che sarà il risultato E oltre a questo la Lega in questi ultimi anni sta vivendo la maturità del potere che consiste soprattutto nel sapersi ricompattare nel momento decisivo in nome della conservazione delle posizioni. I liberali e i radicali - cioè la destra e la sinistra all'interno del PLR - ci hanno campato una vita su questa regola elementare (per giunta senza avere nel dna l'elasticità e il paraculismo di tutti i movimenti del nuovo millennio). E quando hanno fatto prevalere altre logiche hanno perso tutto o quasi.      

 

Quello che però può accadere, e sarà interessante analizzarlo, è un cambiamento dei rapporti di forza all'interno del Movimento tra l'ala istituzionale e quella barricadera, il cui confronto da qualche tempo si è fatto più serrato. E questo inevitabilmente produrrà degli effetti sulle scelte che in futuro saranno chiamati a compiere i suoi principali esponenti politici nei gremi istituzionali. La linea politica, insomma. E siccome in via Monte Boglia non si fanno i congressi si va alla conta davanti al popolo. 

 

Ma comunque andrà a finire questa contesa popolare una parte della Lega avrà comunque vinto, accalappiando le simpatie di altri elettori. E non va affatto sottovalutato questo dettaglio beffardo che è un riflesso antropologico del leghismo


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