SECONDO ME
Speziali: "Il Ticino bersaglio comodo, l'indignazione permanente, la cultura dell'assistenza..."
"Il Natale, se lo prendiamo sul serio, non è soltanto luci e vetrine, è simbolo di rinascita, non come magia, ma come scelta e come lavoro... Ma quando tutto diventa spettacolo costruire appare sospetto e distruggere sembra quasi una virtù"
TIPRESS/BIANCHI

di Alessandro Speziali (editoriale di Lib-) *

La fiducia nelle istituzioni è in crisi, non perché siano “finite”, ma perché la complessità viene trattata come un difetto e la politica scivola troppo spesso nella sua parodia, fatta di indignazione permanente, di scorciatoie narrative e di discussioni voyeuristiche. Ci ripetono che è il nuovo linguaggio e che dobbiamo farci l’abitudine, ma questa normalizzazione non chiarisce, semplifica male e caricaturizza, finendo per intaccare lo spirito civico – perché quando tutto diventa spettacolo costruire appare sospetto e distruggere sembra quasi una virtù.

Il Ticino è diventato un bersaglio comodo e parlarne male assomiglia sempre più a uno sport cantonale. È una narrazione a basso costo, perché non richiede soluzioni e finge empatia. Ma è una tendenza velenosa, perché erode la fiducia collettiva e coltiva l’idea che sia tutto irrimediabile. Un Cantone che smette di credere in sé stesso diventa il terreno perfetto per capri espiatori, accusando chi non sposa il pessimismo cosmico di non riconoscere i problemi.

Poi c’è la cultura dell’assistenza, che non va confusa con la solidarietà, la quale resta un pilastro di una società civile e moderna. Il rischio è trasformare l’aiuto in automatismo,  l’eccezione in abitudine e lo Stato in un distributore sempre aperto, con l’effetto di diseducare alla responsabilità, indebolire l’iniziativa e rendere tutto insostenibile.

E vale anche la pena ricordare una cosa molto svizzera e molto moderna: il federalismo. Non è folklore istituzionale, è un metodo di buon governo, perché avvicina le decisioni alle persone e costringe la politica a misurarsi con la realtà. Se c’è un luogo dove spesso si vede ancora amministrazione concreta e responsabile, è nei Comuni, dove i problemi hanno nomi e indirizzi e i soldi non sono mai “di nessuno”. Difendere Comuni e federalismo significa difendere una scuola di serietà da cui dovremmo imparare più spesso, invece di centralizzare tutto e poi stupirci quando si perde efficacia e fiducia.

Ecco perché la missione del PLRT resta attuale e, se possibile, ancora più necessaria. Tenere insieme libertà e dovere, opportunità e responsabilità, crescita e coesione non è la via più comoda. Un Cantone non si guida a colpi di indice puntato, si guida con la testa, con priorità chiare e con riforme vere, che elenchiamo sempre: sanità, sussidi, scuola, amministrazione, burocrazia.

Il Natale, se lo prendiamo sul serio, non è soltanto luci e vetrine, è simbolo di rinascita, non come magia, ma come scelta e come lavoro. Per questo, nel 2026, il PLRT non deve arretrare di un centimetro davanti a chi banalizza la politica trasformandola in intrattenimento, davanti a chi dipinge il Ticino come un caso disperato e davanti a chi vorrebbe sostituire la responsabilità con la dipendenza. La civiltà non è un’eredità garantita, è manutenzione quotidiana, e la politica migliore è quella che ripara invece di spaccare, con ironia quando serve, ma soprattutto con fermezza.

 *presidente PLR

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