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07.10.2019 - 17:460

OTAF, non un istituto ma un 'Quartiere'. Roberto Roncoroni racconta i suoi 6 anni alla direzione: "Curiamo le persone e le loro anime"

"Sono molto rigoroso sull’attenzione alla persona, perché scivolare dalla ‘zona di conforto’ alla routine è un passo breve, che dobbiamo evitare"

SORENGO - Roberto Roncoroni, 54 anni, formazione in economia, ha assunto la guida dell’OTAF, acronimo di Opera Ticinese per l’Assistenza alla Fanciullezza, esattamente 6 anni fa: era il 1° ottobre del 2013 quando dal ruolo di segretario generale, che ricopriva già del 1990, venne nominato direttore della Fondazione con sede a Sorengo.

L’OTAF ha ormai cent’anni di storia – venne istituita nel 1917 – e in questo secolo è stata un punto di riferimento fondamentale per migliaia di persone, più o meno giovani, confrontate con problemi di salute (malattie polmonari e tubercolosi fino agli anni cinquanta e poi con disabilità di diverso tipo).

 

Oggi sono circa 370 gli utenti che fanno capo al centro di Sorengo, 110 dei quali vivono nelle diverse strutture abitative (casa con occupazione e medicalizzata a Sorengo e foyers esterni a Lugano, Massagno e Locarno). L’offerta diurna è composta da asilo e scuola speciale, laboratori protetti e centri diurni. Una cinquantina sono i minorenni, gli altri sono adulti di età compresa tra i 20 e i 70 anni. Con disabilità diverse, - handicap fisici o mentali, o entrambi, combinati, disturbi dello spettro autistico… -. Per gestire al meglio queste persone con casistiche così differenti sono stati creati dei gruppi, in modo da garantire la loro coesistenza nel centro.

 

‘Centro’, piuttosto che ‘istituto’. O ‘Quartiere OTAF’. Roncoroni usa questi termini per indicare un’apertura costante verso l’esterno, verso la popolazione, verso la società. Perché l’apertura è stata, e rimane, uno degli obiettivi della sua direzione.

Ma non è ovviamente l’unico.

“Dopo un periodo di osservazione – dice a liberatv – ho voluto dare un’impronta su due aspetti in particolare: il lavoro con la nostra utenza e quella che chiamo la cura delle persone che accogliamo. Cura con la C maiuscola, che non significa solo un letto pulito e buon cibo. Dobbiamo curare anche l’anima delle persone, garantendo loro una vita dignitosa e rispettosa delle loro residue capacità. Qualità di vita nelle varie forme, dunque, opportunità lavorative che non siano unicamente occupazione della giornata, attività culturali e ricreative…”.

 

In questo senso, l’OTAF ha un accordo con il LAC, dove gli ospiti possono visitare mostre fuori dall’orario normale o assistere alle prove generali di alcuni spettacoli.

 

“È il valore aggiunto che fa la differenza nella qualità di vita – spiega il direttore -. E su questo punto tengo l’asticella molto alta nei confronti dei miei collaboratori. Sono molto rigoroso sull’attenzione alla persona, perché scivolare dalla ‘zona di conforto’ alla routine è un passo breve, che dobbiamo evitare. Entro i prossimi giorni, per esempio, ho chiesto ai responsabili dei diversi reparti abitativi un programma in occasione dell’imminente settimana di vacanza autunnale: attività nei foyer o all’esterno. Pensi che un gruppo andrà a visitare l’acquario di Genova. Sono attività che non si possono improvvisare e organizzare dall’oggi al domani”.

 

Un altro punto su cui Roncoroni insiste molto è la formazione continua dei suoi 380 collaboratori.

“Ho creato un gruppo di lavoro che elabora annualmente un programma di proposte formative organizzate da noi: tutti i collaboratori devono prendersi il tempo per seguirle, e favoriamo la partecipazione a corsi organizzati da altri enti o scuole, quale ad esempio la SUPSI”.

 

Un terzo punto importante per il direttore dell’OTAF è quello della struttura operativa e organizzativa: “Ho completato l’organigramma con dei quadri intermedi e superiori, consapevole che oggi la nostra non può essere una struttura piramidale, con il direttore che fa tutto. Cerco quindi di promuovere la responsabilizzazione e l’autonomia di chi lavora con noi”.

 

L’OTAF riesce attualmente a rispondere abbastanza alle richieste: “Non abbiamo situazioni pressanti a cui dare risposta o lunghe liste d’attesa. E collaboriamo con gli altri 25 enti che operano nel settore della disabilità in Ticino. Abbiamo utenti che abitano da noi ma che in giornata vanno a lavorare in strutture di altre Fondazioni (laboratori protetti o centri diurni) o che lavorano presso enti o aziende. C’è dunque una certa mobilità, sempre nell’ambito del concetto di centro aperto e non istituto chiuso”.

 

E in questo principio operativo ci sono anche tre esempi che raccontano bene cosa sia l’OTAF. Uno è la fattoria di Origlio, che esiste da una dozzina d’anni. “Abbiamo tre operatori formati nel campo agricolo – spiega Roncoroni - che lavorano con una ventina di utenti. Le attività vanno dalla coltivazione di ortaggi all’apicoltura: oggi produciamo circa 15 quintali di miele all’anno, che vendiamo ai mercati ma che distribuiamo anche attraverso i negozi Migros. Senza dimenticare il pollaio, con ben 250 galline ovaiole che ogni giorno produce uova freschissime”.

 

Un’altra attività che negli ultimi anni ha preso piede è la gastronomia: “Abbiamo 5 laboratori sul territorio – dice il direttore -: si va dalla gestione della mensa prevalentemente self service al Centro studi di Trevano, alle cucine della scuola dell’infanzia di Comano, delle elementari di Massagno e del centro Atte di Lugano e di Caslano. Ognuno di questi laboratori ha un cuoco che coordina quattro o cinque nostri utenti che collaborano alla preparazione dei pasti”.

 

L’ultima iniziativa nel solco dell’apertura dell’OTAF alla società è la gestione dell’ufficio postale di Sorengo: “Nel novembre del 2016 il Municipio ci chiese una lettera di sostegno per evitare la chiusura dell’ufficio da parte della Posta. Risposi sostenendo la necessità di avere un ufficio postale a Sorengo, ma aggiunsi che saremmo anche stati disponibili a riprendere l’attività di agenzia postale. Così dal maggio scorso negli spazi del vecchio ufficio postale garantiamo i servizi in base alla convenzione firmata con la Posta. Ma non solo: vendiamo anche i nostri prodotti e vi abbiamo trasferito il laboratorio di grafica e di piccoli lavori di stamperia. E sa cosa? Il progetto funziona così bene che in questi mesi stiamo ampliando la superficie”.

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