Prezzo: 15/10/5 CHF

Lunedì 07 | 20.30

L'uomo con la macchina da presa Film-concerto

Musica

Locarnese

L’uomo con la macchina da presa (Chelovek s kinoapparatom)                                                                   

Regia: Dziga Vertov USSR 1929                                                                                                            

Per questo film Simon Quinn ha espressamente composto la colonna sonora, che il quartetto Jazz composto dallo stesso Simon Quinn al contrabbasso, da Nolan Quinn alla tromba, Viola Hammer al pianoforte e Brian Quinn alla batteria presenterà al pubblico in sala. Sarà l’occasione di un tuffo nel passato per ricreare al GranRex le magiche atmosfere dei ruggenti anni ’20. Il gruppo dei fratelli Quinn non è nuovo a questo tipo di progetto, avendo negli anni già composto la colonna sonora per “Bergfilme” (una selezione di spezzoni tratti da tre film svizzeri) e per “C’era un uomo” di Victor Sjöström.

L’uomo con la macchina da presa è il compimento massimo (e finale) del movimento Kinoglaz (“Il cine­occhio”), nato negli anni 20’ per iniziativa dello stesso Vertov e propugna­tore della superiorità del documentario sul cinema di finzione che, in sostan­za, deve essere bandito, perché inadatto a formare una società comunista. Vertov raccoglie l’esperienza di anni di documentari propagandistici, le sue radici futuriste, le sue teorie secondo le quali il cinema deve essere uno stru­mento a servizio del popolo e della sua formazione comunista, e sublima il tutto in un’opera tecnicamente all’avanguardia e che ancora oggi colpisce per originalità e vivacità. È classificato tra gli otto film migliori di sempre. La giornata, dall’alba al tramonto, di un cineoperatore che riprende per lo più scene di vita quotidiana per le strade di Mosca, e che ci mostra anche la sua arditezza alla ricerca di inquadrature a sensazione, sopra, sotto o a fianco di treni in corsa. Il film si apre con il totale di una sala cinematografica, che da vuota si riempie in un attimo. La stessa sala si rivedrà in chiusura del film dopo una sequenza nella quale la macchina da presa ha cominciato a muo­versi da sola sul treppiedi, senza operatore, e prima di vedere la facciata del Teatro Bolshoi frantumarsi grazie ad un effetto ottico. Il film va oltre i documentari girati per strada, fuori dalle fabbriche, nei villaggi. Stavolta insieme alle sce­ne di vita quotidiana è lo stesso operatore ad essere ripreso. Lui è l’oggetto stesso dell’indagine dell’occhio scrutatore, nell’atto di spostarsi, sistemare i suoi attrezzi o semplicemente filmare.

 È un primo caso di cinema nel cinema che, al di là dell’iniziale intento ideologico (il cineoperatore lavoratore alla pari dell’operaio), innesca un meccanismo di meta-cinema che coinvolge in un piacevole gioco tanto lo spettatore quanto il regista che, perso il “puri­smo” iniziale, acquista però una grande forza espressiva. La verità dell’occhio che guar­da diventa essa stessa una verità da osservare, innescando riflessioni nello spettatore cui forse non è più possibile dare risposte certe. Forse sta an­che in questo il motivo per cui questo film segnerà l’apice della carriera di Vertov, incapace in seguito, pur dando vita a documentari di grande valo­re, di ritrovare quella vena dirompente, sagace e moderna che caratterizza L’uomo con la macchina da presa.

Info Evento

Lunedì 7 Marzo 2022
dalle 20.30

Indirizzo

GranRex

Via Bossi 2

6600, Locarno

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