Prezzo:
Venerdì 02 | 20.00
Musica
Leventina
Inconsueti incontri d'arie fra i clarinetti di gianluigi trovesi e l'organo di Fabio Piazzalunga
Come una serie di Kinderszenen ‘à la Schumann’ o di improvvisi, o di notturni, la ventina di istantanee musicali raccolte in “Che a mezzanotte...” attinge a una dimensione della creatività giunta fino a noi dalle ormai remote lontananze di una ‘musica poetica’. L’idea del poetico si è sedimentata fin dentro la nostra età contemporanea come una forma di riscatto, un porsi al lato o al di sopra dell’ordinarietà del quotidiano, e il fiabesco è un suo campo d’azione: dove la logica allenta la sua morsa e le visioni si liberano dai vincoli di ciò che chiamiamo ‘realtà’. Tutti i brani contenuti in “Che a mezzanotte...” inducono quella assorta meraviglia con la quale si sta ad ascoltare una fiaba. A cominciare dalle sonorità a tratti sgargianti, a tratti spoglie, frugali, quasi dimesse, dell’organo suonato da Fabio Piazzalunga, e dalle melodie ridisegnate dai clarinetti di Gianluigi Trovesi (contralto e piccolo), spesso ripescate da una tradizione senza tempo, ormai. Al fiabesco come modalità del poetico fa da corollario, nell’armamentario teorico, leterario e retorico dei romantci, l’indagine sulle virtù rigeneranti dei paesaggi naturali. C’è anche un po’ di questo in “Che a mezzanotte...”
Il fiabesco, dunque. In “Che a mezzanotte...” accadono eventi imprevisti e sorprendenti: ombre del passato si manifestano nell’atto di esser ricordate nel presente, il balenare improvviso di esperienze musicali già vissute si intrecciano e si riorganizzano secondo dimensioni musicali topiche (Affetti, Duello, Danze). Un’Alba e un Vespro indicano una data, il 12 ottobre. Ma quale 12 ottobre? Il 12 ottobre della scoperta dell’America (1492), quello del ritiro delle truppe americane dal Vietnam (1967), quello inesistente del calendario gregoriano del 1582, o qualcun altro degli innumerabili 12 otobre della storia del mondo? Non è dato sapere. Un indizio ci viene dal Vespro (Vespro del 12 otobre) e dal brano che segue e dà il titolo all’intero progetto, non a caso l’unico scritto a quattro mani, “Che a mezzanotte...”: è in quei momenti, all’imbrunire e sul finir del giorno, quando tutto appare sospeso, che lo scorrere cronometrico del tempo, o un tempo rigidamente scandito da un metronomo, mostrano tutta la loro meccanica assurdità; ed è nel buio della notte, al magico scadere del giorno, quando tutto appare possibile, che il tempo può fermarsi e tornare su di sé; sicché all’Apparire del sempiterno sole tutto può ricominciare, ripetersi o variare, a seconda dei casi e degli estri.
Musiche conosciute, amate e tante volte riascoltate – di Buxtheude, Purcell, Marenzio, Monteverdi, Desprez, Dufay, Frescobaldi, Pasquini, Soto de Langa – riemergono dalla memoria, popolano e stimolano l’immaginazione. Compaiono, dialogano e si dileguano, per lasciar spazio ad altre associazioni. A volte vengono semplicemente evocate, richiamate alla memoria, come accade in Musik for a while: la melodia dell’aria di Purcell (dalle musiche di scena per l’Edipo re di Sofocle) appare prima nella versione reinventata dal clarineto di Trovesi, e poi nella sua forma più originaria. Il Pur ti miro è una splendida, delicatissima trasposizione strumentale del celebre duetto che chiude La Coronazione di Poppea di Monteverdi. E un’operazione analoga vien realizzata per il madrigale di Marenzio, Al primo vostro sguardo. Il grado di elaborazione può variare, lasciando di tanto in tanto emergere quasi intatta la fisionomia della musica originaria, oppure, altre volte restituendola in forma più trasfigurata. Capita con Mille Regretz di Josquin Desprez, la cui bellezza suscitò trascrizioni e rielaborazioni già poco dopo la sua creazione, e con la conosciutissima frottola del medesimo compositore fiammingo, El grillo è buon cantore, dalla quale sono estratti frammenti, pur sempre assai riconoscibili, ma in ogni caso decontestualizzati dal loro originario solco melodico; capita ancora con la ‘follia’, che già di per sé è predisposta alla variazione, anzi, tanto più è variata, tanto più è fedele alla sua natura di basso armonico. C’è anche una componente ironica: un Ometto disarmato (composizione di Trovesi) fa capolino nella sezione dedicata ai ‘Duelli’, dove campeggia la celebre melodia L’homme armée sulla quale, nel corso del Cinquecento, si son scritte intere messe, e tra queste, la celeberrima di Dufay. E c’è infne l’orgoglio bergamasco (lo sono entrambi, bergamaschi, Trovesi e Piazzalunga): ad accompagnare la Bergamasca frescobaldiana, vengono richiamati non solo un’ammonizione del suo autore («Chi questa bergamasca sonarà, non pocho imparerà»), ma anche il suo riverbero nel Sogno di una notte di mezza estate:
«...gradireste veder l’epilogo, o ascoltare una danza bergamasca?... forza con la vostra bergamasca, e lasciate perdere l’epilogo»; che è prova di come quest’antica danza fosse già nota anche a Shakespeare. Il tutto è inframmezzato e incorniciato da composizioni autonome di Trovesi (Ricercar vaghezza, De Vous abandoner, L’ometto disarmato, Adagietto bergomasco, Nella villa, C’era una strega, c’era una fata, Vespro del 12 ottobre), a loro volta segnate da quelle presenze musicali di un passato che non passa.
E scorre come un flusso continuo, in cui si avvicendano momenti di vitalità melodica, di statica contemplazione poetica, bassi ostinati, movimenti lenti e delicati, e fragorose esplosioni di suono. I clarinetti e l’organo giocano di continuo con le metamorfosi dei timbri, che a volte si fondono, anche mascherandosi l’uno nell’altro, altre volte si dissociano, quasi rimbalzano, e si allontanano. La caleidoscopica sequenza di immagini che così si genera, disegna i confni di un nuovo e moderno immaginario fiabesco, in cui il poetico, proprio in senso romantico e schumanniano, assume una persuasività tutta nuova, originale, straniante.
Note di copertina del nuovo CD “Che a Mezzanotte…”, redatte dal Prof. Livio Aragona, storico della musica.
Info Evento
Per tutti
Venerdì 2 Dicembre 2022
dalle 20.00
Indirizzo
Chiesa Parrocchiale
Via Quinto 21
6777, Quinto
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