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Se non fosse stata stroncata dalla Guardia di Finanza italiana, la truffa avrebbe portato in commercio e "nei ristoranti di mezzo mondo" oltre 220'000 bottiglie di falso Brunello di Montalcino. Le Fiamme Gialle di Siena l'hanno definita "la più grande frode mai realizzata nel settore agroalimentare".
L'inchiesta, iniziata circa un anno fa da una segnalazione del Consorzio del vino Brunello di Montalcino, ha portato al sequestro di 165.467 litri di vino, di cui 75.620 litri di Brunello di Montalcino e 89.847 litri di Rosso di Montalcino. Un quantitativo che, se venduto al dettaglio, avrebbe prodotto un guadagno illecito di circa 5 milioni di euro. Sequestrati anche 2350 contrassegni di Stato nonché numerosa documentazione e materiale contraffatto.
Il consulente di una decina di piccole aziende produttrici è stato denunciato e i suoi conti bancari, per un valore di 350.000 euro, sono stati sequestrati. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, l'uomo tramutava in Brunello bottiglie di qualunque vino rosso, usando il materiale autentico che serve ad attestare la Docg, tra cui i contrassegni da applicare sulle bottiglie.
Non solo: "grazie a sue straordinarie abilità informatiche", per poter vendere il vino egli inseriva anche informazioni false nella banca dati dell'agenzia della Regione su dichiarazioni di produzione delle vendemmie, giacenze contabili e cessioni di vino sfuso. Il consulente avrebbe lavorato alcuni anni fa per lo stesso Consorzio del vino di Brunello.
Al momento, il consulente, residente nel Senese, è l'unico indagato. Ma gli investigatori ritengono sia stato "coadiuvato da collaboratori a vario titolo e con diverse funzioni, nell'ambito dell'intera filiera della produzione e messa in vendita di uve e vino, in corso di identificazione".