Ma torniamo al senso dell’iniziativa. “Oggi – aggiunge Rosi - siamo abituati a vedere la moda, intesa in senso ampio, solo tramite giornali, mass media, cartellonistica, tivù, social network, o a recepirla attraverso le donne che fanno tendenza o le cosiddette fashion blogger. Tutto è moda e fa moda. Si sta così innescando una catena pericolosa che va a scapito dell’intero settore del commercio. Mi spiego: se tutto è moda, posso farmi una coda o uno chignon o stirarmi i capelli, tanto sono comunque ‘à la page’ e non ho quasi bisogno del parrucchiere. Lo stesso vale per i negozi di abbigliamento… Ecco, ritengo che come professionisti dobbiamo rivendicare il nostro ruolo, attraverso un’informazione visiva ma anche di contatto alla clientela. Senza peccare di presunzione, è chiaro che i professionisti del settore moda sono in grado di consigliare alla clientela le migliori soluzioni, indicando quelle che più si adattano alle singole persone, e che faranno tendenza”.