L’idea di convocare una seduta straordinaria del Gran Consiglio, fa scopa con l’accrocchio. Si è persa la misura
di Andrea Leoni
Ormai è saltato il tappo e si è persa la misura. Il peccato originale è certamente del Governo, colpevole di aver innescato questa spirale grottesca con l’accrocchio dipartimentale. Un teatrino dell’assurdo a cui una pattuglia di deputati ha deciso di non risparmiarci un atto evitabilissimo alla tragicommedia: la seduta straordinaria del Gran Consiglio. Mi sovviene il titolo di un album di Giorgio Gaber: un’idiozia conquistata a fatica. La seconda in una settimana.
Abbiamo scritto pesta e corna, come doveroso, sur pasticciaccio bruto di Bedretto. Ma per quanto possa apparire sbagliata, assurda, fantascientifica la decisione del Governo, così come l’unanimità che l’ha certificata - ormai più che un Esecutivo sembra l’assemblea di un centro sociale - ciò rientra nelle competenze del Collegio. E allora delle due l’una: o si rimanda il Consiglio di Stato alla puntuale verifica alla prova dei fatti e al naturale giudizio dei cittadini (elezioni 2027), oppure se si ritiene che i cinque non siano più degni o in grado di governare, si lanci una raccolta firme per la revoca. Quest’ultima ipotesi, a scanso si equivoci, sarebbe la terza idiozia da guadagnarsi faticosamente.
Nel mezzo delle due opzioni, per carità, c’è spazio per la richiesta di chiarezza raccolta nella pioggia di domande presentate in questi giorni nelle varie interpellanze. Se il Governo anziché imboscarsi, avesse convocato una conferenza stampa - in corpore, vista l’unanimità - per spiegare l’accrocchio al Paese, una parte delle questioni sarebbe già stata evasa. Probabilmente ha prevalso il timore di arrossire davanti all’opinione pubblica e al proprio elettorato di riferimento. Ma del resto questo è l’Esecutivo che, in tempi non sospetti, avevamo ribattezzato Ghostverno, governo fantasma, che di fronte ai suoi atti più rilevanti o controversi di solito si richiama alla battuta “coraggio…scappiamo!”.
Ciò detto l’idea di convocare una seduta straordinaria del Gran Consiglio, fa scopa con l’accrocchio. Un’assurdità che tocca il suo apogeo nella realizzazione pratica. Riunire il Parlamento il 25 di agosto, in sede provvisoria (l’aula è in fase di restauro), per dibattere una decisione che non si può modificare, è un'esagerazione e uno spreco. E lo è soprattutto considerando che il Gran Consiglio ha già fissato in calendario una seduta ordinaria per la settimana del 15 settembre. La ragionevolezza avrebbe suggerito di dedicare un pomeriggio di quella seduta per sviscerare la faccenda.
Per carità, da un punto di vista formale, è legittimo tanto l’accrocchio, quanto la seduta straordinaria. È la democrazia, bellezza. Ma entrambe le scelte difettano di razionalità e di misura. Da un lato il Governo che strapazza come uova Dipartimenti e regolamenti - dunque, infine, le istituzioni - dall’altra il Parlamento che convoca una sorta di Norimberga per processare i ministri che, tuttavia, non hanno né ucciso nessuno né rubato.
In tutto questo baraonda a guadagnarci sono Giuseppe Sergi e Matteo Pronzini che, ancora una volta, con abilità e astuzia hanno trovato le chiavi per portarsi dietro - meglio: a spasso - il resto del Parlamento. Si può già pronosticare anche un altro risultato. I partiti di Governo contrari all’accrocchio, rischiano di diventare le vere vittime sacrificali dell’operazione, più degli stessi Consiglieri di Stato. La seconda previsione, invece, più ardita, è che tutto sommato il Governo potrebbe sfruttare l’occasione per trovare una via per riabilitarsi, almeno in parte. Politicamente parlando, per gli avversari dell’accrocchio e della Lega, sarebbe un’ulteriore idiozia conquistata a fatica.