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Cronaca
03.02.2016 - 12:320
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Caso Turba, ultimatum di Diocesi e vicini al Municipio di Lugano: "Ripristini la legalità. Non è un centro culturale, ma un esercizio pubblico"

Il legale: “Gli abitanti del quartiere sono spazientiti e non comprendono l’immobilismo del Municipio. Eppure la polizia cittadina è intervenuta in loco decine di volte. E i municipali che hanno legami col Turba si astengano"

LUGANO – Il “caso Turba” è una patata bollente, una storia che scotta non solo a livello giuridico ma anche politico. Soprattutto in questo delicato momento pre-elettorale. Ne abbiamo parlato brevemente nelle settimane scorse (leggi qui), ma ora emerge una novità: l’ultimatum della Diocesi e degli abitanti del quartiere. Ultimatum formalizzato in una raccomandata inviata al Municipio di Lugano verso la fine di gennaio dall’avvocato Stefano Camponovo.
Il caso riguarda il sedicente circolo culturale Turba, aperto da oltre un anno nei locali di un palazzo del centro storico di Lugano, in via Cattedrale 11. 
La Diocesi, proprietaria di edifici confinanti con il Turba, e un’altra proprietaria di fondi pure confinanti, che rappresenta diversi inquilini del quartiere, hanno dato mandato all’avvocato di intimare al Municipio il ripristino della legalità.  

“Nell’ottobre del 2014 – ricorda il legale - l’associazione Turba ha presentato una domanda di costruzione per l’insediamento di un’associazione (o circolo) culturale in quel palazzo. La domanda è stata evasa con una semplice procedura di notifica e pubblicata dal Municipio, ma senza che la Diocesi ne ricevesse copia per poter eventualmente opporsi”.

Il che, secondo l’avvocato, costituisce una violazione della legge edilizia e la relativa licenza rilasciata dal Municipio va dunque considerata nulla. Il legale chiede dunque la ripubblicazione della domanda, in modo che la Diocesi possa far valere i propri diritti.

Inoltre, gli interventi effettuati per la creazione del “circolo culturale”, spiega l’avvocato Camponovo, vanno oltre quelli regolabili con una semplice notifica, in quanto quegli spazi erano in precedenza adibiti ad abitazione.

Insomma, la creazione in quel palazzo di un circolo culturale ha comportato un cambiamento di destinazione e quindi “la licenza edilizia rilasciata dal Municipio il 4 dicembre del 2014 è arbitraria”.
“Con la scelta della procedura di notifica – si legge nella raccomandata -, il Municipio ha sottratto ai destinatari dell’avviso di pubblicazione un’importante strumento di verifica e percezione della portata dell’intervento”.

I legale chiede di annullare la licenza e di trattare il caso con una procedura edilizia ordinaria e non semplificata. E aggiunge che, in ogni caso, gli atti della notifica non “permettevano di constatare che sotto le mentite (o perlomeno fuorvianti) spoglie del circolo culturale si creava (ed esercitava!) una mescita con ristorazione, in realtà quasi un esercizio pubblico per almeno 50 persone, in dispregio delle normative vigenti”.

Inoltre i locali sono “manifestamente inadeguati sotto più punti: dall’impianto di ventilazione a quello elettrico, dall’impiantistica antincendio (praticamente inesistente), agli accorgimenti di protezione fonica”.

I miei clienti e le decine di persone che rappresentano, aggiunge l’avvocato, sono preoccupati perché tali mancanze potrebbero comportare pericoli anche per gli edifici confinanti, “ma ancora di più per le immissioni foniche moleste che avvengono sistematicamente, anche ben dopo la mezzanotte: musica ad alto volume, schiamazzi, proiezione di pellicole cinematografiche a carattere particolare visibili dal vicinato, persino grigliate e barbecue la domenica pomeriggio nel giardinetto esterno”, attività che non corrispondono affatto a quelle di un circolo culturale.

“Gli abitanti del quartiere sono spazientiti – scrive il legale - e non comprendono l’immobilismo del Municipio. Eppure la polizia cittadina è intervenuta in loco decine (!) di volte, sempre constatando una situazione di disturbo. I relativi rapporti sono stati senz’altro redatti ma non hanno trovato riscontro”.

I miei clienti, conclude, non chiedono una riduzione del disturbo, ma il ritorno alla legalità e al rispetto della legge edilizia e delle norme di sicurezza. Il legale chiede infine che il caso venga trattato dal Municipio “con l’astensione di tutti i municipali che hanno o potrebbero avere un legame con la situazione, per parentela con la proprietaria del fondo, e per essa il suo amministratore, o per partecipazione, anche solo come socio, al suddetto circolo culturale”. 

Marco Bazzi

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