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Coronavirus
28.05.2020 - 08:090

Dietro le quinte del Covid: il progetto SoStare, uno spazio di 'normalità' per chi alla Carità lavorava al fronte

Lo psicologo Giona Morinini e la parrucchiera Rosi Dafond raccontano la loro esperienza nelle settimane dell'emergenza sanitaria

LOCARNO – La fase acuta dell’emergenza sanitaria è ormai alle spalle, ma ha lasciato cicatrici profonde nell’anima di chi ha dovuto combattere il maledetto virus attaccato a un respiratore, di chi ha perso i propri cari e di chi tutto questo lo ha vissuto in prima persona come medici e infermieri. All’ospedale La Carità di Locarno è stata ricoverata la maggior parte dei pazienti Covid. Sono stati mesi intensi e impegnativi, fatti da turni da dodici ore e tanta sofferenza fisica ed emotiva. Con il graduale ritorno alla “nuova normalità”, alla Carità di Locarno è stata ‘smantellata’ anche l’area dedicata al progetto ‘SoStare’. Di cosa si trattava? Ne abbiamo parlato con il coordinatore del progetto, lo psicologo Giona Morinini, e con la parrucchiera Rosi Dafond, titolare dello studio Total Look a Minusio.

“Il progetto ‘SoStare’ – spiega Morinini – è nato per supportare il personale dell’ospedale impegnato in questa nuova situazione. Grazie anche a quanto potuto apprendere dalla Cina, abbiamo subito capito che tutte le persone che lavorano all’ospedale necessitavano di un supporto: medici, infermieri, assistenti di cura, terapisti, servizi amministrativi, dell’economia domestica, del servizio tecnico. Abbiamo quindi organizzato un supporto psicologico, con un gruppo di otto psicologi e, notando l’esigenza di poter trovare un po’ di normalità e la possibilità di prendersi cura di sé, abbiamo coinvolto anche altre professionalità. In quest’ottica abbiamo organizzato uno spazio in cui il personale dell’ospedale poteva usufruire di parrucchieri, estetiste, osteopati, cromo-terapista, massaggiatrici e agopuntori. Così facendo, quando in ospedale il personale era fortemente sotto pressione e fuori dall’ospedale tutto era chiuso, abbiamo creato SoStare, uno spazio di normalità all’interno dell’Ospedale”.

“Il nome del progetto è un gioco di parole tra il ‘saper stare’ e ‘sostare’ inteso come pausa. Ci sembrava importante offrire anche questo supporto con diverse sfaccettature. Tutte le persone che hanno contribuito a dare vita a SoStare si sono dimostrate da subito molto disponibili. Anche i collaboratori dell’Ospedale che ne hanno usufruito penso siano stati contenti. L’area – conclude Morinini – dedicata a ‘Sostare’ si è chiusa dopo sette settimane con l'allentamento delle misure decise dal Consiglio Federale”.

Al progetto ha partecipato anche la parrucchiera Rosi Dafond. “Ho ricevuto la chiamata da Giona e nemmeno 24 ore dopo ero operativa insieme ad Erino, Davide, Ilaria ed Elias. L’esperienza vissuta durante quelle intense settimane è qualcosa che mai dimenticherò. Si è trattato di sorreggere questi professionisti che tanto stavano facendo per tutto il Cantone. Anche le piccole cose diventano, quindi, importanti”.

“Anche per noi che garantivamo un servizio a questi professionisti è stata una bella lezione di vita. Sentirmi utile per loro è stato impagabile. Certo, confronto a quello che ci ritorna ogni giorno dal personale sanitario non è nulla, ma sono davvero contenta di aver risposto presente a questa missione. All’uscita dall’ospedale mi sentivo davvero utile. Vedere nei loro occhi la positività con cui lavoravano ci ha rassicurati. Parlavo con loro che erano in prima linea e mi sentivo più forte e vogliosa di andare avanti. Inoltre, anche la nostra professione ne ha beneficiato. In condizioni normali non si pensa che un parrucchiere possa avere così tanta importanza e, invece, in tempo di pandemia anche il nostro lavoro è diventato più prezioso. Mi auguro che quest’esperienza insegni a tutti che niente e nessuno è inferiore agli altri”.

“Il mio ringraziamento – conclude – va a Giona Morinini che ha saputo coordinare il tutto in maniera esemplare”.

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