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21.11.2017 - 08:110
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

A casa! Il Municipio di Locarno licenzia quattro dipendenti "lazzaroni". Centinaia di giorni di malattia, inefficienza sul lavoro... Davide Giovannacci: "Tutto il contrario di quanto l’ente pubblico deve pretendere dai collaboratori"

Il municipale Bruno Buzzini: “Ho dovuto constatare casi di assenze per centinaia e centinaia di giorni in pochi anni, che unitamente ad altre manchevolezze hanno avuto e continuano ad avere ripercussioni pesanti sui colleghi"

LOCARNO – Il Municipio di Locarno adotta il pugno di ferro contro i lazzaroni. Nei giorni scorsi a quattro dipendenti comunali, come scrive La Regione, è stata  prospettata la disdetta del contratto: 3 fanno capo al Dicastero servizi pubblici, diretto da Bruno Buzzini, e una ai Servizi culturali del quale è responsabile Giuseppe Cotti. A questi licenziamenti, che potranno ovviamente essere contestati dagli interessati, si aggiunto i due di Casa San Carlo, che rientrano però nella riorganizzazione dell’istituto avviata l’anno scorso.

Il municipale Davide Giovannacci, responsabile della riorganizzazione dei Servizi del Comune, ha spiegato alla Regione che il Municipio ha fatto una valutazione ad ampio raggio, “giungendo in pochi ma significativi casi a delle decisioni drastiche. Parliamo di situazioni oggettivamente insostenibili, legate soprattutto a reiterate assenze di mesi e mesi, conclamata inefficienza sul posto di lavoro e ripetuta insubordinazione. Tutto il contrario insomma di quanto l’ente pubblico deve pretendere dalla sua manodopera, che è sempre e giustamente chiamata a dimostrare, anche alla popolazione che la paga, di meritare l’impiego e i vantaggi che ne derivano”.

Il suo collega Buzzini ha consegnato personalmente le disdette ai dipendenti finiti sulla lista nera. “Ho dovuto constatare casi di assenze per centinaia e centinaia di giorni in pochi anni – ha detto -, che unitamente ad altre manchevolezze hanno avuto e continuano ad avere ripercussioni pesanti sui colleghi, i quali si ritrovano costretti a sobbarcarsi turni e picchetti supplementari. Ciò ci costringe anche a far capo ad operai avventizi, che sono tra l’altro bravissimi e impegnati, ma scaduto il termine di impiego devono tornarsene ad aspettare che si apra una nuova prospettiva. In tutta onestà mi sembra poco corretto che esempi virtuosi simili vengano sacrificati a favore di soggetti che invece hanno avuto ampie possibilità di dimostrare, ma per troppo tempo hanno scelto di non farlo”.

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