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30.12.2018 - 09:000

"Si danno appuntamento per picchiarsi". Si discute di ultrà, intanto la madre di Belardinelli scrive: "Lasciatelo in pace"

Toccante post della donna. "Leggo che era un delinquente, ma io sono sua madre, quella che l'ha tenuto tra le braccia con amore e visto crescere. Ricordiamolo fuori dal mondo del calcio: uomo, padre, figlio, marito, fratello"

VARESE – “Era mio figlio”. Il dolore della madre di Daniele Belardinelli, l’uomo morto investito da un suv fuori da San Siro mercoledì, trapela da un toccante post. Si leggono tante cose sul varesino, conosciuto come Dedé, sulla sua vita negli stadi, da ultrà del Varese, leader di un gruppo di fans biancorossi. 

Ma lei non vuole saperne. Per lei, Daniele era suo figlio ed è quello che adesso piange. “Mio figlio è morto da un giorno e nessuno può avere idea di cosa posso provare. E non lo descrivo neanche perché è indescrivibile. Per chi non lo sa io sono la mamma di Daniele Belardinelli ... sì, sono la mamma di quel ragazzo che è morto negli scontri a Milano tra ultras. Leggo che era un delinquente, lo dicono i telegiornali, lo dicono i social. Ma io sono sua madre. Sono quella che l’ha tenuto tra le braccia con amore e visto crescere. Sono quella che lo sgridava per ogni sbaglio ma anche quella che ha avuto i suoi abbracci e i suoi buongiorno al cellulare.Daniele era un figlio affettuoso e un uomo generoso. Daniele era solare e sorridente e non è il figlio che descrivete. Non lo giustifico ma vi chiedo da madre di lasciarlo in pace da adesso in poi, che riposi in pace e che sia ricordato come io lo ricordo, fuori dal mondo del calcio: uomo, figlio, padre, marito, fratello dolcissimo .Vi prego, basta. Daniele deve riposare. Grazie se un po’ mi avete compresa. Riposa in me figlio mio”.

Sul fenomeno della violenza negli stadi, interpellato dal Corriere del Ticino, Stefano Olivari, noto giornalista milanese, non ha dubbi sul fatto che risse fra ultrà abbiano poco a che fare col calcio. “Da tempo se le danno al di fuori del perimetro degli stadi. Questi ultras si incontrano in un luogo stabilito a un’ora precisa per picchiarsi. I fatti di mercoledì sera sono completamente staccati dal calcio o dalla partita in sé”. 

Peraltro, gli scontri sono avvenuti lontano dallo stadio. “La zona dell’incidente di mercoledì è un esempio perfetto di come sia difficile adottare misure di sicurezza. Si tratta di un luogo distante una ventina di minuti a piedi da San Siro. Come si fa a controllare una zona così ampia? Bisognerebbe schierare l’esercito. Inoltre questi gruppi si recano nei posti prestabiliti con auto private e furgoncini del tutto anonimi, impossibili da distinguere. È un miracolo, dal mio punto di vista, che ci siano così pochi morti legati al calcio. Ripeto, gli scontri non avvengono mica a causa di una decisione arbitrale sbagliata o perché la squadra del cuore sta perdendo”.

L’allora dirigente del Varese Sean Sogliano, che da Belardinelli ricevette uno schiaffo, ha detto alla Gazzetta che gli ultrà vanno ascoltati dai dirigenti, capiti, si deve mediare. Il rapporto con il tifoso deceduto era poi tornato alla normalità, dopo i fatti che gli costarono un Daspo. Belardinelli era attivo professionalmente in una ditta di Contone nel campo dei pavimenti.

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