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25.04.2020 - 19:070
Aggiornamento: 27.04.2020 - 15:35

Coronavirus in Ticino, Borradori: "Riapertura delle scuole e aeroporto: ecco tutto quello che penso"

Intervista senza peli sulla lingua con il sindaco di Lugano sui due temi al centro del dibattito in questi giorni

di Andrea Leoni

Marco Borradori, come vive il “day after” della decisione di rinunciare alle due votazioni sul futuro dell’aeroporto di Lugano e alla conseguente liquidazione di LASA?
“Sono dispiaciuto, perché l’esito non è quello che speravamo,  ma al contempo sono convinto che abbiamo preso la decisione giusta. Non posso negare l’amarezza, soprattutto se penso ai dipendenti che si sono battuti al nostro fianco fino all’ultimo giorno, al gruppo interpartitico che ci ha sostenuto, alle tantissime ore che insieme ai miei colleghi di Consiglio d’Amministrazione abbiamo investito, con impegno e passione, nell’aeroporto negli ultimi due anni. Ci saremmo veramente meritati di giocarcela fino in fondo in votazione. D’altro canto però non possiamo ignorare che i contenuti e le regole della partita sono completamente cambiati. Fare finta di nulla sarebbe stato irresponsabile”.

La lettura comune che viene fatta della decisione è che il Covid19 vi abbia dato il colpo di grazia. È d’accordo?
“Mi permetto di dire che si tratta di una lettura un po’ superficiale. C’è una chiara correlazione di causa-effetto, tra la pandemia scoppiata improvvisamente in queste settimane e le decisioni assunte giovedì. La votazione, innanzitutto: senza la crisi del Coronavirus avremmo potuta tenerla nei tempi corretti, e sarebbero stati gli elettori a valutare il piano di rilancio, le difficoltà che hanno colpito l’aeroporto negli ultimi anni e l’operato di noi amministratori. Invece ha deciso il virus. Secondo elemento: noi abbiamo sempre detto che l’intervento finanziario di Cantone e Comune si giustificava solo se lo scalo avesse potuto mantenere il suo ruolo di servizio pubblico, quindi garantendo dei collegamenti di linea. In particolare si sarebbe potuto ricominciare con il volo su Ginevra. Eravamo pronti a presentare pubblicamente un accordo con una compagnia che avrebbe ripreso  questa tratta. Ma purtroppo con l’entrata in scena del Coronavirus, tutto è caduto. Terzo elemento: la pandemia ha travolto anche il mondo dell’aviazione. Ci sono colossi, sia tra gli aeroporti che tra le compagnie aeree, che temono addirittura per la propria sopravvivenza. Oggi come oggi non si ha neppure idea di come riprenderà il traffico aereo, con quali misure di sicurezza, con quali distanze sociali all’interno degli aeroplani, dove però si può supporre che i veivoli piccoli, come quelli che avrebbero potuto volare ad Agno, saranno inizialmente penalizzati. Anche qui un chiarissimo legame di causa-effetto. Tutti questi esempi, e altri ne sono ancora possibili, rendono evidente come sia stato il Covid19 il motivo per il quale abbiamo assunto le decisioni di giovedi”.

I vostri avversari, PS e Verdi, contestano questa versione, dicendo che quanto avete deciso è il frutto del vostro fallimento politico ed economico.
“Se la nostra strategia era giusta oppure no, con tutto il rispetto per PS e Verdi, avrebbero dovuto dirlo gli elettori. Trovo un po’ inelegante da parte dei referendisti calare lezioni, per un vittoria ottenuta solo a tavolino. Oggi io potrei rispondere facilmente che, senza i referendum, i posti di lavoro sarebbero stati salvati e la società avrebbe avuto i capitali per sopravvivere. Ma non sarei onesto intellettualmente. Perché anche in quel caso la pandemia avrebbe cancellato tutti i nostri progetti e rimesso i discussione tutti i posti di lavoro. È il Covid19 che ha cambiato tutto, negarlo non è onesto”.

Anche il PLR vi attacca parlando di “cattiva gestione”, di “ostinazione” e della motivazione Covid19 come di una scusa. Cosa ha da rispondere?
“Se questo weekend si fosse tenuta la votazione, come era previsto, il PLR sarebbe stato al nostro fianco nella battaglia referendaria. I liberali radicali avevano già manifestato questo sostegno, anche a seguito del loro voto favorevole in Gran Consiglio e in Consiglio Comunale. Invece oggi, dopo la sconfitta a tavolino, si scappa in fretta e furia dal carro, lanciando accuse a quelli che fino a poche ore fa erano i tuoi compagni di viaggio. Un comportamento non proprio nobilissimo. La politica mi ha insegnato che la vittoria ha tanti padri, mentre la sconfitta è orfana. Io resto serenamente accanto ai miei compagni di viaggio, compresi i consiglieri d’amministrazione del PLR, ringraziandoli per il grande lavoro svolto. E qui vorrei dire un’altra cosa”.

Prego.
“Fin dal principio dell’emergenza Covid19, ho sempre detto che il mondo sarebbe cambiato e che dovevamo muoverci con la massima cautela. Non si può essere il sindaco che frena sulle aperture frettolose, che dice che le priorità devono cambiare,  che prospetta ai cittadini una nuova Lugano, da costruire con sacrifici e idee; e poi dall’altra parte portare avanti ostinatamente un progetto e una votazione nati con tutt’altri presupposti prima della pandemia. Rivendico la mia coerenza e il fatto che l’emergenza ha cambiato la scaletta dell’agenda politica, a Lugano come ovunque nel mondo. Lo ribadisco: mi dispiace moltissimo non aver potuto fare la votazione, ma la priorità ora va a tutte quelle persone, compresi i dipendenti dell’aeroporto, e a quei settori economici che sono stati travolti da questa crisi. Rinunciare al voto è stato un atto di responsabilità verso una Città e un Cantone che soffrono e che oggi hanno giustamente altre urgenze”.

Purtroppo però questa scelta comporterà comunque una perdita di posti di lavoro.
“È vero e ci soffriamo molto. Fortunatamente, grazie al fatto che la società verrà messa in liquidazione, riusciremo a mantenere una quindicina di posti di lavoro che garantiranno la continuità dello scalo, cosa che non sarebbe accaduta in caso di fallimento perché avremmo dovuto immediatamente dichiarare il grounding dell’aeroporto. Altri ancora potrebbero essere assunti dai privati che ci subentreranno alla guida dello scalo. Una parte contiamo possa essere ricollocata all’interno dell’amministrazione comunale. Infine alcuni potrebbero godere del prepensionamento. Ma qualcuno perderà il posto”.

Come lo immagina il futuro dell’aeroporto?
“Innanzitutto l’aeroporto non chiuderà e questo è un aspetto che un po’ è sfuggito. Non ci sarà insomma il campo di patate auspicato da alcuni. La Città potrà quindi contare ancora sul vantaggio competitivo dell’aviazione legata ai voli privati. Oltre a questo saranno salvate tutte le attività collaterali, come la scuola di volo, gli elicotteri o una realtà imprenditoriale importante come la Dassault. Poi nessuno può dire oggi quali difficoltà, ma anche quali sorprese, ci regalerà il mondo post Covid. Magari un domani si presenteranno le condizioni affinché possa riprendere anche l’aviazione di linea. Io lo spero”.

Per concludere, andiamo su un altro tema caldo di stratta attualità. Lei ha dichiarato a Teleticno che preferirebbe l’apertura delle scuole dell’obbligo in settembre, anziché l’11 maggio come nei propositi di Cantone e Confederazione. Ci sono novità su questo fronte? Ne avete discusso in Municipio?
“Sì, in Municipio abbiamo avuto una prima discussione, fissando un principio chiaro e condiviso: o si riapre in sicurezza o non si apre. Ci siamo presi una settimana per fare ulteriori approfondimenti e proposte. A titolo personale confermo che il progetto avanzato da Manuele Bertoli, quello di una riapertura generale con mezze classi, non mi convince. E oltre a non convincere me, leggo e sento di forti perplessità da parte dei docenti e delle famiglie. Per le poche settimane che mancano alla fine della scuola, che saranno tra l’altro spezzati da tre ponti festivi, mi pare un piano di una complicazione e di un rischio esagerati. Continuo a pensare che la soluzione migliore sia prendersi il tempo per valutare bene le cose e ricominciare a settembre in sicurezza. Tuttavia, in quello spirito di collaborazione richiesto dal Cantone, mi permetto di avanzare una contro proposta al DECS: per tutti gli allievi nessun obbligo di frequenza in presenza;  proseguire fino a fine anno con la scuola a distanza; se ritenuto indispensabile garantire una finestra d’insegnamento in presenza agli allievi di fine ciclo, quinte elementari e quarte medie, da dividere su mezze giornate come ipotizzato dal modello attuale; un servizio di accudimento per quelle famiglie che dovendo rientrare al lavoro, non sanno a chi affidare i propri figli. Questa è una proposta concreta. Ho letto che anche il Movimento per la scuola propone un’alternativa al progetto del DECS, che può essere senz'altro valutata. E su questo punto vorrei dire un’ultima cosa”.

Dica.
“Se riprendiamo a lavorare a chi affidiamo i nostri figli? È questa la principale preoccupazione che ci viene espressa da alcuni genitori, non potendo affidare i bambini ai nonni. Questa domanda si porrà comunque, indipendentemente dall’apertura o meno delle scuole, se il Covid19 dovesse portare all’annullamento di tutte quelle attività estive come i corsi di nuoto o le colonie. Anziché perdersi in una discussione su una riapertura non prioritaria delle scuole dell’obbligo, Cantone e comuni dovrebbero chinarsi su questo tema per cercare delle risposte. Perché l’estate sarà ben più lunga del 19 giugno….”

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