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Cronaca
04.04.2014 - 07:530
Aggiornamento: 03.10.2018 - 16:25

Locatelli: “Monitoriamo Job Contact da dieci mesi. Ecco come siamo arrivati alla denuncia”

Il segretario regionale dell’OCST si sofferma anche sul problema del controllo delle agenzie interinali: “Giocano essenzialmente su due fattori: l’omertà dei lavoratori e la capacità di aggirare il sistema con documenti ineccepibili"

BELLINZONA – “L’OCST ha cominciato a monitorare l’attività di Job Contact dieci mesi fa, quando abbiamo constatato la ripetitività delle consulenze che davamo ai nostri associati impiegati nell’agenzia interinale”, spiega Paolo Locatelli, segretario regionale del sindacato che ha prodotto l’incarto e inoltrato la segnalazione alla Sezione del lavoro, nel raccontare a liberatv l’iter che ha permesso di arrivare alla denuncia.

Molti lavoratori interinali infatti, come spiega ancora Locatelli, si rivolgevano ai vari uffici del sindacato per segnalare irregolarità che, con uno sguardo più ampio, si sono rivelate sempre le stesse: paghe basse, mancanza di ore, personale qualificato registrato come manovalanza. Segnalazioni a cui seguiva puntualmente una raccomandata del sindacato alla Job Contact.

“Devo dire che in questo periodo – commenta Locatelli prendendo ad esempio il caso dei salari più bassi del dovuto – nel 99% dei casi Job Contact ha sempre accolto la segnalazione, rispondendo che si scusava per l’errore e che avrebbe provveduto nei giorni successivi al pagamento. Cosa che effettivamente faceva rimediando ‘senza fiatare’, anche quando si trattava di cifre non di poco conto”.

Una svista, uno sbaglio, come aggiunge Locatelli, può capitare a tutti: “A puzzare però era il continuo errore. Abbiamo cominciato allora a monitorare i casi e abbiamo visto che alcune ‘disattenzioni’ erano una costante, come quella dei salari più bassi del dovuto”.

Una prima svolta però, arriva a gennaio, quando Locatelli riceve il memorandum con le raccomandazioni che il direttore faceva ai suoi collaboratori, il documento che dimostra, appunto, come quella portata avanti da Job Contact fosse una ‘vera e propria’ politica aziendale (vedi articolo allegato): “Riguarda il capitolo dei licenziamenti, quindi solo una parte delle cose fatte dall’agenzia. È quindi sì parziale e copre solo una parte dell’intero problema, ma è molto importante anche al fine dell’indagine perché dà prova del sistema: qui non si tratta solo di un consulente disgraziato, questa è la direzione generale”.

La seconda svolta è poi del 28 marzo, stesso giorno in cui il direttore viene esonerato con effetto immediato dall’assemblea degli azionisti, con l’arrivo del “faldone” che permette di provare in modo ancora più dettagliato e preciso le dinamiche di sfruttamento e illeciti attuati da Job Contact. “Oltre 350 pagine in cui questa persona descrive puntualmente ‘tema per tema’ (contratti a catena, donne in gravidanza, e simili), dividendoli in capitoli, il modo di agire dell’agenzia e allegando i nomi dei lavoratori interinali che sono rimasti coinvolti nelle pratiche scorrette. Un incarto costruito in modo geniale, perché permetterà alla magistratura di poter verificare i fatti in modo molto semplice”.

Il problema delle interinali: comportamenti scorretti e controlli difficili

La vicenda, da ieri al vaglio della Ministero pubblico, sembra aver scoperchiato il proverbiale vaso di Pandora. O meglio sarebbe dire, sembra averne finalmente provato l’esistenza, portando alla luce pratiche e comportamenti che nel caso di Job Contact sono a dir pochi scandalosi.

Su questo punto però Locatelli si sente di dire anche due parole in difesa delle agenzie interinali: “Sono convinto che alcune di queste agenzie hanno comportamenti irreprensibili e anzi si guardano bene dall’adottare simili mezzucci. Allo stesso tempo però, posso anche immaginare che altre attuino, forse non in maniera così plateale come Job Contact, pratiche simili o non del tutto trasparenti. Il mercato del lavoro a prestito è oggi molto alla moda: spesso le imprese testano i futuri collaboratori, prima dell’assunzione vera e propria, con queste forme di impiego. Il mercato, per le agenzie che offrono questo servizio quindi, esiste ed è pressante. Ed entrarvi offrendo lavoratori qualificati a basso costo, dà certamente più garanzie di successo. Non sarei quindi meravigliato se il ‘metodo Job Contact’, magari in modo meno palese e sfacciato, potesse essere applicato anche da altre agenzie interinali”.

Si arriva quindi al nodo della questione: come garantire i controlli? “Le agenzie che ‘fanno gli affari propri’ giocano essenzialmente su due fattori. Innanzitutto l’omertà dei lavoratori. Chiamano lavoratori a bassissimo potere contrattuale, con zero alternative se rifiutassero le condizioni di impiego. Penso per esempio a frontalieri, ma non solo, la cui prospettiva sarebbe quella di non aver nessun lavoro o guadagno e che perciò sono pronti ad accettare anche questo tipo di condizioni. Si punta cioè all’anello più debole della catena, che difficilmente raggiungerà i nostri uffici o si affiderà ad altri canali, per denunciare eventuali abusi”.

Il secondo fattore, continua, è l’essere abili nel costruire una apparente legalità per ‘passare’ i controlli. “Da un conteggio paga o da un mandato di missione con la tal impresa, se scritto bene e con dati plausibili, è difficile capire che c’è qualcosa che non va. L’unico modo è insospettirsi, come successo anche a noi, e controllare con più attenzione e soprattutto su scala più vasta, ma non è facile perché un controllore lo si può fregare con carte apparentemente irreprensibili”.

L’unica possibilità arriva quindi dai lavoratori stessi: “Anche qui non è facile. La vicinanza coi lavoratori può far emergere questi problemi. Ma per crearla bisogna riuscire a costruire un rapporto di fiducia che richiede anche una conoscenza della persona, dell’ambiente e dei metodi di lavoro”.

ibi

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