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21.11.2012 - 17:360
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:40

Pene severe: chiesti 12 anni al processo Sogevalor

La procuratrice Fiorenza Bergomi, dopo quattro ore di requisitoria, formula le sue richieste alla corte e dice: "Non possiamo assolvere i ladri perché il sistema di allarme non ha funzionato"

LUGANO – Pene severe quelle chieste per i quattro imputati al processo per il crack della Sogevalor, dalla procuratrice pubblica Fiorenza Bergomi, al termine di oltre quattro ore di requisitoria.

Quattro anni per Giorgio Bernardoni, tre anni per Rodolfo Oecslin, due anni e nove mesi per Gianfranco Matteuzzi e due anni e tre mesi per Otto Carl Meier. I quattro dirigenti e amministratori della Sogevalor dovevano, secondo la procuratrice Bergomi, conoscere i reati che stavano commettendo. E ben prima del 2004, anno in cui scattò il blitz, che scoperchiò il buco da 131 milioni di franchi.

Già nei primi anni 90 la Sogevalor stava in piedi, coprendo buchi e creandone altri. Era una società sovra-indebitata. Secondo Fiorenza Bergomi i quattro imputati hanno tradito la fiducia degli investitori e hanno colpe molto gravi, ognuno secondo le sue responsabilità penali.

Le responsabilità della Commissione federale delle banche che nel '99, autorizzò la Sogevalor ad operare come una sorta di istituto bancario, sottolineata ieri dal giudice Claudio Zali, non attenuano le posizioni degli imputati. "Non possiamo assolvere i ladri - ha detto Bergomi - perché il sistema di allarme non ha funzionato".

Nella commisurazione delle richieste di pena, la procuratrice ha considerato il lungo tempo trascorso dai fatti, il fatto che gli imputati siano incensurati, la violazione del principio di celerità.

Domani la parola alla difesa.

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