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22.11.2012 - 17:270
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:40

Processo Sogevalor, le difese: gli imputati vanno assolti

Gli avvocati chiedono l'assoluzione per i dirigenti finiti alla sbarra per il crack della finanziaria luganese

LUGANO – Al processo Sogevalor oggi è stato il giorno delle difese. Ieri la procuratrice pubblica Fiorenza Bergomi ha proposto pene severe per i quattro imputati alla sbarra per il crack della finanziaria: 12 anni, complessivamente.

Di tutt’altro avviso, come prevedibile, gli avvocati. Luigi Mattei (nella foto), rappresentante dell’ex presidente del Consiglio di Amministrazione Otto Carl Meier, ha chiesto l’assoluzione. “l mio cliente, come il CdA, erano all’oscuro di ciò che facevano i dirigenti operativi. Inoltre vi erano i rapporti tranquillizzanti di Ernst & Young (nota società di revisione, ndr.). Non vi è stata dunque né grave negligenza né intenzionalità, tanto è vero che Meier ha reagito ai primi sospetti nel 2004”, ha detto Mattei in aula.

Massimo Bionda, legale di Gianfranco Matteuzzi, fratello di Pier Paolo, il principale accusato tuttora latitante, ha affermato che l’accusa rimprovera all’imputato comportamenti attivi in danno dei clienti, alla stregua di quanto fa per l’altro imputato Rodolfo Oecsli, dimenticandosi però che Matteuzzi non trattava e non conosceva i clienti. Bionda ha chiesto il proscioglimento o in via subordinata una pena al di sotto dei due anni. Il mio cliente oggi vive una situazione di stenti in Spagna ed è sempre stato succube di un fratello assolutamente dominante, ha detto Bionda.

Michele Rusca, avvocato di Rodolfo Oeclsi, ex membro del CdA, ha detto che il suo assistito non aveva una formazione specifica, era l’uomo che mandavano avanti perché conosceva le lingue. Anche lui oggi vive di stenti ed era succube di Pier Paolo Matteuzzi. Rusca ha inoltre evidenziato la gravissima violazione del principio di celerità. Per questo, sostiene, non sono ammissibili pene da espiare. Dunque, anche in questo caso, l’assoluzione o una pena non da espiare.

Domattina, infine, prenderà la parola Giovanni Molo. A lui toccherà difendere forse la posizione più delicata, quella di Giorgio Bernardoni.

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