Ecco cosa pensano del Primo maggio alcuni esponenti della destra ticinese. Morisoli: "In questo momento bisognerebbe concentrarsi su come creare il lavoro"
Insomma domani si celebra l'orgoglio dei salariati, si ragiona e discute sullo stato di salute del lavoro. Il Primo maggio è dei lavoratori. Il Primo maggio è di sinistra! Ma chi è dall'alltra parte della barricata cosa fa il 1° maggio? Si distrae cercando a non pensare a quelle bandiere rosse? Lavora per scelta? In parole povere: com'è il primo maggio visto da destra?
"Io domani lavoro, visto che in Grigioni non è festa" ci dice il deputato UDC Marco Chiesa, direttore di una casa anziani a Grono. "Comunque il Primo maggio vive di cliché. Ridurre la cosa a una contrapposizione tra destra e sinistra sarebbe miope. Comunque mi sembra che ogni volta vanno in piazza per difendere diritti che sono già acquisiti. Piuttosto - prosegue Chiesa - ci sarebbe da interrogarsi sul ruolo dei sindacati i quali ultimamente mi sembra che siano più impegnati a far chiudere attività economiche, impedire il lavoro domenicale e cercare affiliati tra i frontalieri. Con questo non voglio sminuire il loro importante ruolo nel passato per le conquiste a favore dei lavoratori. Io comunque se non dovessi lavorare starei con la mia famiglia, sicuramente non celebrare il passato. Piuttosto guarderei al futuro del lavoro" conclude Marco Chiesa.
"Anche la destra si occupa dei salariati. Anzi, osorei dire che a volte lo facciamo più noi che non la sinistra" attacca il presidente dell'UDC Gabriele Pinoja. "Io personalmente ho molto a cuore le condizioni di lavoro dei miei dipendenti. Devono avere buone condizioni salariali e tutti i diritti che spettano loro devono essere garantiti. C'è questa convinzione che il lavoro e i lavoratori siano proprietà intellettuale della sinistra ma non è così. Dobbiamo ringraziare la sinistra e i sindacati perché hanno contribuito in modo determinante a creare un'assicurazione sociale come l'AVS, ma ricordo che erano i sindacati ad essere contrari al secondo pilastro che oggi è altrettanto importante per i lavoratori".
Sulla stessa lunghezza d'onda il municipale di Lugano e consigliere nazionale Lorenzo Quadri. "Il lavoro non è una prerogativa della sinistra. Cosa farò domani? Parzialmente lavorerò, sicuramente non vado in piazza visto che non sono iscritto a nessun sindacato. Comunque oggi più che mai il tema del lavoro è di tutti e non appannaggio di una sola parte. Si potrebbe pensare un giorno di organizzare un Primo maggio di destra - dice ironico Quadri - ma forse non è il caso..."
E Attilio Bignasca, coordinatore della Lega ma anche impresario costruttore, cosa fa il Primo maggio? "Domani mattina mi dedico al lavoro parlamentare: devo spulciare la lista dei mandati 2012. Poi pranzo e classica divanata del giorno di festa". Scusi signo Bignasca, replichiamo, ma lei è anche un padrone e il Primo maggio è la festa dei lavoratori intesi come salariati. "No no no, aspetti un attimo che vado a prendere il calendario...qua c'é scritto "1° maggio festa del lavoro". Io lavoro, pago un sacco di tasse, quindi domani è festa anche per me".
Ecco invece le considerazioni di un liberale di ferro, il fondatore di AreaLiberale Sergio Morisoli: "Evidentemente le feste sono espressioni del popolo e dunque vanno rispettate. Il problema è capire se è una festa allegra o triste. Secondo me in questo momento non è una festa ma una somma di lamenti e di scaricamenti di colpe. Giusto difendere i lavoratori, i loro diritti, e battersi contro gli abusi. Ma in questo momento bisognerebbe concentrarsi su come creare il lavoro o come non farlo sparire. E questo non è un problema né di destra, né di sinistra, né di sindacati, né di padroni. Perché il lavoro non lo crea il sindacato che rivendica né il padrone che sfrutta. Gli estremi non portano a nulla. Ecco il grande assente di questa festa mi pare proprio che sia il lavoro. Il sindacato inoltre dovrebbe cominciare a porsi un problema di rappresentanza. Accorgersi che dovrebbe difendere chi lavora nel terziario. La massa marxista di 100 anni fa è diventata oggi la massa del terziario.Oggi in crisi profonda è il ceto medio di cui non si occupa nessuno. Un gruppo di persone che non ricevono gli aiuti dello Stato perché sono leggermente sopra alla soglia per ottenere i sussidi. E che hanno un futuro molto incerto perché è dettato dall'andamento dell'economia. Ho dunque rispetto per la festa del Lavoro ma la sento comunque lontana. Simbolicamente ci vuole ma da un punto di vista pragmatico non porta nulla. E, come spiegavo, alla fine esclude la stragrande maggioranza dei lavoratori che non sono rappresentati dai sindacati".