CRONACA
Tre domande a Don Feliciani: "Perché lascio la mia Chiasso. E la veglia LGBT in chiesa"
"“La Chiesa è la casa di tutti, tutti, tutti”: amava ripetere papa Francesco. Credo ci sia ancora molto cammino da fare in questo senso"
TiPress/Francesca Agosta

Don Gianfranco, lei ha annunciato venerdì con un’intervista alla Regione che entro un anno circa lascerà la parrocchia di Chiasso. Per molti è stata una sorpresa perché il suo nome è profondamente legato a Chiasso. Ha anche ricordato che Chiasso è una parrocchia particolare, che accoglie i migranti, che conta la presenza di 70 nazioni. Insomma, per il futuro bisogna pensare a qualcuno che già conosce la situazione locale. Ha già in mente un nome, o quantomeno un profilo per la sua successione? E lei cosa farà dopo la “pensione”? 

Quando i Vescovi raggiungono i 75 anni di età sono invitati a presentare le dimissioni. I parroci no. Tuttavia questa data è un’indicazione anche per loro. Per tutti nella vita arriva il momento in cui è bene farsi da parte e passare il testimone a un altro. Tra un anno e mezzo, se il buon Dio mi dà vita, compirò 75 anni. Ho detto alla mia gente che intendo farmi da parte e l’ho invitata a preparare insieme il futuro della parrocchia di Chiasso in comunione con il Vescovo Alain. La Chiesa, oggi più che mai – con quanta forza il defunto papa Francesco ci ha richiamato su questo - è chiamata a vivere la sinodalità, a camminare insieme. Lasciare la mia Chiasso mi costerà molto, certamente, ma trovo che sia giusto compiere questo passo. In un tempo in cui tutti, possiamo un po’ ammetterlo, facciamo fatica a uscire di scena, Gesù nel Vangelo ci mostra quanto sia prezioso sapersi congedare e allontanare per restare in una comunione più profonda e più libera con tutto ciò che si è vissuto.

Sempre venerdì 21 maggio è stata annunciata una veglia particolare che si terrà il 21 maggio alla Basilica del Sacro Cuore di Lugano. Una preghiera contro l’omotransfobia, primo atto concreto di dialogo tra la Comunità LGBT+ e la Chiesa cattolica ticinese. Cosa pensa di questa iniziativa?

Il cardinale Martini, in una delle sue ultime interviste, disse che “la Chiesa era indietro di duemila anni”. Indietro, evidentemente, non nel rincorrere le mode e le stravaganze del tempo, ma indietro nell’annunciare Gesù e il suo Vangelo dentro tutte le sfide e le situazioni in cui l’uomo è confrontato. Se fossimo davvero cristiani coerenti non avremmo bisogno di organizzare una veglia particolare per condannare l’omotransfobia. Perché è ovvio: l’intolleranza, il disprezzo, la condanna, verso chiunque, sono una bestemmia per un cristiano! Ma siccome non siamo cristiani sempre coerenti, e sempre abbiamo bisogno di convertirci all’amore sconfinato di Gesù, è utile, anzi è doveroso, organizzare veglie come queste. “La Chiesa è la casa di tutti, tutti, tutti”: amava ripetere papa Francesco. Credo ci sia ancora molto cammino da fare in questo senso.

Lorenzo Quadri l’ha bollata come un’iniziativa per promuovere l'ideologia gender. E riferendosi a Papa Francesco citato nel volantino che promuove la veglia, ha aggiunto: “Qualcuno sembra essersi dimenticato che l'ormai santificato Papa Francesco, è quello del c'è troppa frociaggine”. Non si rischia da parte della comunità LGBT+ di strumentalizzare la figura del Papa che sul tema è stato chiarissimo affermando che “l'ideologia gender è il pericolo più brutto del nostro tempo”?

Certo, occorre anche esprimere un giudizio sulle questioni, e qui la Chiesa, sia chiaro, non ha sempre la soluzione in tasca, perché il Vangelo non è un prontuario etico. Il giudizio morale non sta sullo stesso piano della fede. Non sono un esperto di questioni riguardanti l’ideologia gender e la bioetica. Dico però che l’insegnamento della Chiesa, proprio perché è chiamato ad incarnarsi nella concretezza della vita e della storia, deve senz’altro fare i conti con gli aspetti contingenti e mutevoli del tempo. Si rende quindi necessario un attento discernimento per non confondere ciò che è permanentemente valido come valore etico assoluto e ciò che invece è frutto di applicazioni storiche mutevoli. La verità non cambia, cambiano invece le modalità di espressione e di applicazione della verità. In questo cammino non facile, la bussola orientatrice e infallibile è il comandamento nuovo dell’amore di Gesù: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi” (Giovanni 13,34). Nell’ottica cristiana l’amore costituisce la pienezza e l’anima di tutta la morale!

 

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