CRONACA
"Mai più senza mia madre". La drammatica storia di una mamma e di una figlia separate per 43 anni
È una storia che inizia 44 anni fa in un paesino della Sicilia. La racconta Patrizia Piro, che dal '91 abita e lavora in Ticino, e che dieci anni fa ha scoperto che sua madre era in carcere per omicidio

di Marco Bazzi

LUGANO – Elena e Patrizia. Due nomi. Due storie legate dal sangue. Sangue di vita e sangue di morte. Due storie che per anni non si sono incrociate. Sono trascorse parallele ma lontane. Le storie di una madre e di una figlia. Il titolo potrebbe essere: "Mai più senza mia madre". Ve la raccontiamo nel giorno della Festa della mamma.

Patrizia vive in Ticino dal ’91. Oggi è madre pure lei. E lavora a Lugano, in un negozio di moda. È nata in Sicilia 44 anni fa. In un paesino di fronte alle Eolie. Santo Stefano di Camastra, si chiama.

Elena, sua madre, aveva 16 anni allora. Era una ragazzina. Si era innamorata di Vincenzo, un giovane carabiniere di 24 anni. Da quell’amore era nata la piccola Patrizia. Ma le regole dell’Arma erano rigide e vietavano ai carabinieri di sposarsi prima di aver compiuto 31 anni.

Il suicidio di Vincenzo

Quella nascita, nella Sicilia di allora, fu uno scandalo. Le famiglie di Elena e Vincenzo non accettarono i frutti di un amore clandestino. Non ci fu alcun aiuto, alcun sostegno, ai due ragazzi, da parte dei genitori. Disperato, Vincenzo, si tolse la vita in caserma, sparandosi con la pistola d’ordinanza.

Era il 1969. Patrizia aveva soltanto un anno. E nel frattempo Elena era in attesa di una seconda bimba, che nacque qualche mese dopo la tragica morte del padre.
E la storia parallela di Elena e Patrizia inizia da lì.

La giovane madre viene allontanata dalla famiglia e va a vivere lontano, dall’altra parte dell’isola. Mentre le due bambine vengono affidate alla zia, alla sorella di Vincenzo, e della madre non sanno più nulla. Crescono nella convinzione di essere state abbandonate.

La drammatica verità: "Mia madre arrestata per omicidio"

Poi, una decina d’anni fa, Patrizia e sue sorella scoprono una drammatica verità. Elena, la loro mamma, è stata arrestata per l’omicidio di un uomo.
Patrizia racconta: “Qualche anno dopo la morte di mio padre, mia madre ha sposato un uomo che non amava e che non ha mai accettato il fatto che lei piangesse per la nostra assenza e pensasse ancora a Vincenzo. Era un uomo violento, che beveva che beveva molto. Sono stati 26 d’inferno, per Elena. Finché lei ha trovato il coraggio di lasciare quell’uomo con cui aveva avuto anche dei figli. Non ebbe fortuna con il suo nuovo compagno, che la molestava. C’è nebbia in quegli anni, nei racconti di mia madre. Nebbia fino al giorno del suo arresto. Leggemmo la notizia in un trafiletto di cronaca. Fu una cosa scioccante, terribile: una mamma che di fatto non hai mai conosciuto e della quale leggi sui giornali una notizia del genere…”.

"Finalmente la rivedo. Ma in carcere"

Passano altri anni e le vite delle due donne continuano a trascorrere parallele.
“Poi – racconta Patrizia - due anni fa, abitavo ancora a Massagno, mi chiama mia sorella e mi dice ‘sto andando a Bologna a conoscere la mamma in carcere. L’ho sentita e dice vuole vedere anche te’. Mi faccio coraggio e parto per Bologna. Quando l’ho vista, dietro il vetro, mi sono venute in mente mille domande, mille pensieri. E, guardandola, mi sono resa conto che io e lei siamo come due gocce d’acqua. E che quella donna, ormai invecchiata, era la stessa che un giorno, molti anni fa, era venuta a cercarci all’asilo, quando io e mia sorella eravamo ancora bambine, avevamo circa tre anni”.

Per un anno Patrizia è andata a trovare sua madre a Bologna, finché ha ottenuto il trasferimento in un carcere vicino a Milano.
“Adesso mia mamma ha 62 anni e sta a Milano in carcere. Ho cercato di ricostruire con lei le vicende di questi anni che abbiamo vissuto separate. Io, da ragazza mi sono trasferita a Roma, ho studiato in un collegio per orfani di carabinieri, poi ho sempre lavorato. Ho avuto una bella vita ma lei no. Mia sorella ha deciso che non vuole avere più rapporti con lei. Io invece sento che devo sostenerla”.

"Abbiamo ricostruito le nostre storie"

Il primo anno è stato difficilissimo, racconta, i chilometri erano tanti fino a Bologna, e c’erano tutti i problemi burocratici.
“Ma siamo riuscite a parlare molto, ore e ore, e abbiamo ricostruito la sua storia. Mia madre è stata sempre lasciata da sola, non ha avuto alcun tipo di sostegno, ha subito angherie. E forse dentro di lei a un certo punto si è accesa una miccia che si l’ha fatta esplodere. Se lei avesse avuto un sostegno forse certe cose non sarebbero accadute. Non voglio giustificare quello che ha fatto, un omicidio è sempre un omicidio, ma mi rendo conto che lei oggi ha bisogno di sostegno, anche economico. Stava impazzendo in carcere e sarebbe stata ricoverata in un ospedale psichiatrico se non ci fossi stata io. Perché nemmeno gli altri suo figli hanno più voluto vederla”.

Fra qualche mese Elena dovrebbe cominciare ad avere i primi permessi di semilibertà.

“La direttrice del carcere è al corrente di tutto ma dobbiamo fare le cose con calma, perché le emozioni in gioco sono molto. Dobbiamo pian piano ricostruire questa vita che ci è stata tolta. Ora mia madre sta iniziando a pensare che per lei ci sarà un futuro fuori dal carcere. Vorrei vendere la sua casa in Sicilia e quando uscirà di preparargli un appartamento qui sul confine. Finché avrà scontato interamente la pena non potrà uscire dall’Italia”.

La nostra è una storia drammatica, conclude Patrizia, ma che nella sua drammaticità ha avuto un lieto fine.

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