CRONACA
Enderlin: "Vi racconto la Lugano ai tempi di Lele Mora. Un istrione tra starlette e farabutti"
L'ideatore delle serate alla "Villa" racconta i suoi rapporti con Lele Mora, la cui figura è riemersa in questi giorni al processo Rubygate

di Marco Bazzi

LUGANO – “Ho sempre avuto l’impressione che facesse troppe cose. E poi era attorniato da personaggi molto particolari, per usare un eufemismo. Il suo difetto, e gliel’ho detto in faccia, era che non selezionava le persone, e con lui potevi trovare l’imprenditore onesto e il farabutto. E lui, secondo me, è stato un po’ vittima di questo sistema, più che l’artefice. Ha pagato pesantemente, con i carcere. Ma non credo fosse da solo a gestire certe cose”.

È il ritratto di Lele Mora tracciato in poche parole da Davide Enderlin, consigliere comunale, che tra le altre attività si occupa anche delle “notti” luganesi - sua è l’idea delle feste alla Villa, l’ex asilo Ciani -. Un ritratto tracciato a carboncino di un personaggio che Enderlin conobbe tre anni fa.

“Con la società GSI – racconta - ho gestito per qualche tempo il grotto di Caprino, di cui lui era l’inventore. Aveva curato l’arredamento e doveva essere l’intrattenitore di quel locale, l’elemento di richiamo. In luglio organizzò la famosa festa di inaugurazione. Mora ha fatto questa prova a Lugano, ha portato diverse soubrette nel corso dell’estate. Ma la location era difficile, bisognava prendere la barca per arrivarci. Comunque devo dire che, al di là di quello che è poi successo, il rapporto tra di noi è sempre stato corretto”.

Sembrano lontani quei giorni, ma alla fine son passati soltanto tre anni. Le luci sul lago, i tramonti di luglio, le starlette con tacchi a spillo e minigonne inguinali, i cafoni abbronzati con la camicia slacciata e le catene d’oro sul petto, quel vago profumo di sesso e di soldi che aleggiava nell’aria della Lugano ai tempi di Lele, al secolo Dario Mora. Spuntò quasi dal nulla, circondato da uno sciame di donne, fuco o ape regina non si è capito bene.

A Caprino starlette e "olgettine"

C’erano, quella sera sull’imbarcadero di Caprino alla Corte di Mora, Marco Balestri con la fidanzata Laura Derzewicka, del Grande fratello, Francesca Cipriani la maggiorata della Pupa e il secchione (quella che pensava che a Lugano si parlasse lo svizzero), l’amica romena Flo Marincea, il ballerino cubano Franky Rodriguez, le starlettes Nena Ristic e Veridiana Mallmann. Ma c’era anche Sara Tommasi, quella sera a Caprino, che oggi fa la porno star. Allora non la conosceva nessuno. Come nessuno conosceva Michelle Polanko, pure ospite a Caprino, una delle ragazze finite, con la Marincea, nel residence berlusconiano dell’Olgettina. Una di quelle che oggi sono comunemente dette “olgettine”.

Da un verbale della magistratura italiana: “Florina Marincea, in romeno, annuncia ‘che Lele apre a Lugano un locale di Lap dance e chiede a una sua amica se vuole andarci, e la donna sorpresa dice sì, poi replica ‘dipende che ragazze vuole’. Nessun dubbio: serve ‘un'amica che vuole fare la troia’, risponde la Flo”.

La requisitoria della Boccassini al Rubygate

Veniamo ai giorni scorsi. “Il 14 febbraio 2010, al di là di ogni ragionevole dubbio, Emilio Fede, portando Ruby ad Arcore, sapeva che quella ragazza era minorenne, perché era stato il presidente della giuria del famoso concorso di bellezza, quindi non poteva non sapere”, ha detto il pubblico ministero Ilda Boccassini, durante la sua requisitoria al processo contro Silvio Berlusconi.

E ha aggiunto: i protagonisti di quella serata “sono Fede e Mora, che aveva un interesse assoluto a favorire Berlusconi. La sua società era in fallimento, la sua vita attaccata a un filo e aveva bisogno di tanto danaro. Berlusconi ha elargito una somma pari a circa cinque milioni di euro a Lele Mora, cercando di salvarlo dal fallimento. Soldi che lui ha intascato: in parte sono andati in Svizzera, in parte a Emilio Fede. Questo è il contesto del 14 febbraio 2010”.

E nel luglio di quell’anno Lele Mora sbarca a Caprino.

"Di Ruby non ho mai sentito parlare a Lugano"

“C’erano tante ragazze quella sera – racconta Enderlin -. Ma non mi risulta che Ruby sia mai stata a Lugano. Io non l’ho mai vista e nemmeno ne ho sentito parlare. Non ho mai visto nemmeno Fede insieme a Mora. E credo che non facessero parte dello stesso giro”.

Già, non sono passati nemmeno tre anni da quando Mora trasformò in una “lounge” l’Antico grotto Caprino, riempiendolo di divani alla moda con grandi cuscini bianchi. In un vecchio numero dell’Espresso c’era una frase di Lele tratta da qualche verbale:  "Sai, questa è una pensione - dice a un funzionario del Credito cooperativo di Carugate che lo assilla per gli scoperti di conto - perché poi io qua ho investito un milione e mezzo di euro, eh".

E in questi tre anni c’è stato il Bunga Bunga, il Rubygate, l’arresto di Mora per bancarotta, il licenziamento di Emilio Fede dal suo TG4, il processo a Silvio Berlusconi… Un turbine a luci rosse che ha sconvolto l’Italia.

"È evidente – si legge nell’atto d’accusa del Rubygate - "che le ragazze invitate a partecipare alle serate (ad Arcore, ndr) siano reperite e contattate a fini di mercimonio sessuale da parte del Mora e dei suoi correi che svolgono un'attività di illecita intermediazione dell'altrui meretricio a fini di lucro".

Dice Enderlin: “Non ho mai avuto alcun sentore che ci fosse un giro di prostituzione attorno a Lele Mora. Le ragazze che ha portato a Lugano erano un po’ tutte imprenditrici di se stesse. Erano donne che guadagnavano talmente bene con le ‘ospitate’ che non penso avessero bisogno di vendersi. Prendevano tremila euro per una serata in discoteca. Era tutta gente che guadagnava fior di soldi. Un personaggio della Pupa e il Secchione o dell’Isola dei famosi poteva prendere fino a diecimila euro a sera”.

"Quando aprì a Caprino non era già più il Mora degli anni d'oro"

L’idea del Grotto, aggiunge Enerlin, poteva essere buona, “ma forse quando tre anni fa Mora non era già più quello degli anni d'oro. Quando uno parte da parrucchiere e arriva a essere uno dei più importanti agenti di spettacolo d’Italia, a lanciare personaggi come la Ventura e la Ferilli, sicuramente ha grandi capacità. Forse non ha avuto la capacità di gestire le cose. Era costretto a vivere a certi livelli per avere rapporti con certi personaggi e questo gli costava troppo”.

Tutto iniziò da una gioielleria di via Nassa

Enderlin racconta poi che la prima apparizione di Mora a Lugano coincise, qualche anno prima, con l’inaugurazione di una gioielleria in via Nassa, che ora non c’è più. Si chiamava Gioielli d’Italia. “Mora arrivò con una quindicina di personaggi dello spettacolo tra cui Belen, che allora non era ancora celebre, e ricordo che quella sera abbiamo bloccato via Nassa: c’erano seicento persone all’inaugurazione”.

Mora, dice, era sicuramente un istrione. “Oltre ad aver creato personaggi ha contribuito al successo di alcuni marchi di moda. Molte aziende devono tantissimo a lui. Sapeva come creare e valorizzare un brand portando i suoi testimonial. Walter Nudo, che vinse l’Isola dei Famosi, è un altro che girava con lui. Oppure Costantino, che c’era quella sera in via Nassa, e da solo riempiva le discoteche. Ma oggi il mondo delle ‘ospitate’ è in decadenza. Probabilmente c’è una grossa crisi in questo settore, e anche gli sponsor hanno tagliato i fondi per i testimonial. Lele Mora di soldi ne ha guadagnati tanti, ma ne ha spesi altrettanti. Anche se non l’ho mai visto mettere mano al portafogli: era uno che dove andava non pagava mai. Forse a un certo punto ha pagato il fatto di essere diventato personaggio lui stesso. E la somma di tutte queste cose ha portato alla sua fine”.

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