La drammatica vicenda di un 50enne: tenta di togliersi la vita sui binari, viene tratto in salvo, portato all'ospedale, ma non appena esce riesce ad uccidersi. Lo sfogo del fratello
LUGANO - È una storia drammatica, tragica. La storia di un suicidio realizzato al secondo tentativo. La storia di un 50enne tratto in salvo dal binario di Paradiso e morto poche ore dopo travolto da un secondo convoglio nei pressi della stazione di Lugano.
La vicenda è raccontata questa mattina dal Corriere del Ticino. Questa la testimonianza del fratello del 50enne: È una cosa che non capisco e non riuscirò mai a spiegarmi. L'impressione è quella di una beffa. Dopo essere stato salvato dal tentativo di suicidio mentre si trovava sui binari a Paradiso, mio fratello è stato portato al pronto soccorso dell'ospedale Civico e consegnato dagli agenti al personale sanitario. Cosa sia avvenuto nelle ore successive è impossibile dirlo, ma l'impressione è quella che vi sia stata una leggerezza da parte di chi si doveva occupare di lui. Certo è che è stato lasciato andar via, da solo e a piedi, e che qualche ora più tardi è morto sotto un altro convoglio".
Parole amare, segnate dal dolore, per narrare il dramma del fratello accaduto la sera tra il 18 e il 19 aprile del 2012. Il caso è emerso a una settimana dalla notizia della consegna della medaglia di bronzo della Fondazione Carnegie per i salvatori di vite umane al sergente e all'appuntato della polizia comunale di Paradiso che salvarono la prima volta la vita al 50enne.
"Sono stato avvisato della morte di mio fratello la mattina dopo, intorno alle 10, dalla polizia cantonale - racconta ancora al Corriere del Ticino il fratello - e da allora io e i miei congiunti non facciamo che domandarci come sia potuto avvenire. Non voglio gettar fango su nessuno e il nostro unico obiettivo è quello di evitare che una storia simile possa ripetersi mettendo in ginocchio un'altra famiglia. Possibile che nessuno abbia pensato di trattenerlo e di chiamare la fammiglia?".
Il quotidiano di Muzzano ha interpellato il direttore dell'Ospedale Regionale di Lugano Luca Jelmoni, per chiarire le obiezioni sollevate dal fratello della vittima. "C'è stata un'indagine del Ministero Pubblico, il procuratore Nicola Respini ha fatto i suoi accertamenti e nel maggio dell'anno scorso ha emesso un decreto di non luogo a procedere, dato che non ha riscontrato alcuna negligenza da parte dell'Ospedale, rispettivamente di tutte le persone coinvolte nella vicenda. Un non luogo a procedere che è stato comunicato ai familiari, che hanno deciso di non fare ricors", spiega Jelmoni,