CRONACA
Quando l'inquilino è asilante o in assistenza: lo scandalo degli affitti "gonfiati". Il caso di Chiasso
In un casermone che dà sulla "ramina" girano affitti fino a 1'100 e 1'600 franchi al mese

di Marco Bazzi

CHIASSO - In via Odescalchi, a Chiasso, c’è un grande casermone grigio che, sul retro, dà sulla “ramina”. È un palazzone di cemento, tipo alveare, che mette tristezza solo a guardarlo. Sporcizia fuori e dentro. Un simbolo di disagio che richiama altre realtà. Dicono che quella zona sia il “Bronx” di Chiasso.
Ci vivono, in quel casermone, persone che non hanno trovato sistemazioni migliori. Alcune sono in assistenza. Altre sono rifugiati.

Partiamo da qui per raccontare un fenomeno, uno scandalo, che meriterebbe molta più attenzione da parte della politica. E vi spieghiamo perché.
All’interno del palazzo ci sono appartamenti di due misure: singoli o doppi. Questi ultimi sono semplicemente due appartamenti più piccoli uniti. I vani comuni, scale e pianerottoli, sono di cemento pitturato. Per non parlare delle “rifiniture” interne. Gli appartamenti hanno tutti “lucernari” che danno sul vano scale, per cui fuori si sente tutto quello che viene detto dentro, e quando scende il buio si può anche vedere a colpo d’occhio se gli inquilini sono in casa. In un gabinetto abbiamo anche visto che l’unica finestra dà sulle scale. Sul fondo della tromba delle scale ci sono oggetti e materiale di scarto gettato lì come per dire ‘ma sì tanto chi se ne frega’. Per non parlare della spazzatura attorno al cassonetto esterno…

Nessuno, se non fosse costretto, andrebbe ad abitare in un posto del genere, dove anche il disagio sociale è palpabile. Ci siamo capitati per caso, in questo posto che evoca periferie urbane di altre realtà, per realizzare un altro servizio. Poi, all’uscita, abbiamo incontrato un conoscente che collabora con Soccorso Operaio: stava aiutando una famiglia di rifugiati a fare trasloco. Hanno trovato una sistemazione migliore. Anche perché in quel quartiere succede di tutto. E abbiamo scoperto che la famiglia di rifugiati, per l’appartamento in via Odescalchi, ha pagato finora 1'600 franchi al mese.

Ci siamo informati e abbiamo scoperto che una signora in assistenza ha ricevuto recentemente una richiesta di aumento dell’affitto: da 700 a 1'100 franchi. Ma com’è possibile? Cifre del genere per abitare nel “bronx”? E attenzione: sono tutti soldi che paga lo Stato, il Comune, il Cantone e la Confederazione. Quegli affitti fuori mercato in via Odescalchi (e non è l’unico caso, perché il malandazzo imperversa un po’ ovunque) li pagano i contribuenti.

Ci siamo informati di più, e ci hanno detto che nei quartieri popolari di Lugano, in condomini di tutto rispetto e decorosi, gli affitti medi si situano tra i 1'300 e i 1'500 franchi al mese. E Lugano non è Chiasso, non è un quartiere che dà sul piazzale dove sostano i camion in attesa di far dogana.

Claudio Blotti, direttore della Divisione dell’azione sociale, conosce il problema. Tra le misure di risparmio previste nel preventivo 2014 c’è infatti anche la diminuzione dei “massimali” per gli affitti degli appartamenti degli asilanti. A giorni il Consiglio di Stato dovrebbe approvare il relativo regolamento. 
Da quando sono stati chiusi i centri della Croce Rossa (ne sono rimasti solo due), il Cantone ha dovuto sistemare i rifugiati in appartamenti. Così, da parte di certi immobiliaristi con pochi scrupoli, è scoppiata la febbre dell’asilante: perché quelli sono affitti sicuri (paga lo Stato) e i rifugiati non hanno tanto da fare gli schizzinosi. Già devono essere contenti che sono in Svizzera…

Attualmente il Cantone (che preleva i soldi da un fondo federale, ma deve badare a non superare il forfait garantito annualmente da Berna) paga gli affitti in base al numero di persone che occupano l’appartamento e in base ai locali di quest’ultimo, fino a un massimo di 1'700 franchi al mese per un cinque locali e mezzo. 
Stesso discorso per l’assistenza, se non che in questo caso a pagare sono i Comuni (attualmente in ragione del 25%, da quest’anno la quota dovrebbe salire al 30%) e il Cantone.
I proprietari di appartamenti ottengono dai servizi assistenziali affitti pari a un massimo 1'100 franchi al mese per una persona sola e 1'250 per due persone. Ecco perché la signora che abita in via Odescalchi ha ricevuto la richiesta di un adeguamento dell’affitto da 700 a 1'100 franchi mensili. La somma corrisponde esattamente al massimale previsto.

Insomma, poco importa dove si trovano e in quale stato sono gli appartamenti. Tanto paga l’ente pubblico, e i palazzinari ci provano. Un’ultima considerazione: non dovrebbe essere troppo difficile stilare un elenco dei condomini e degli appartamenti dove l’ente pubblico paga l’affitto degli inquilini. E valutare se corrispondono ai prezzi del mercato o della ragionevolezza.
Premesso che fare accettare ai proprietari di immobili la presenza di rifugiati non è facile (e dunque in questo caso l’offerta, e non la domanda, determina il mercato), facciamo due conti della serva: solo gli asilanti ospitati in appartamenti sono i Ticino circa 900. Se per un terzo di loro lo Stato pagasse per gli affitti una media mensile di 300 franchi in più del dovuto, si arriverebbe a una somma di oltre 1 milione all’anno. Che con una politica più restrittiva potrebbero essere risparmiati. 

 

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