CRONACA
Pesca, si riparte. De Bernardo: “Tanti fiumi in condizioni disastrate. Occhio alla neve e tentate anche con gli artificiali…”
Al via la stagione nei corsi d’acqua del Cantone e nei bacini fino a 1'200 metri di altitudine. Ne abbiamo parlato con un esperto: ecco i consigli per una “apertura” redditizia

LOSONE – Che la pesca abbia inizio! Se è vero che nei grandi laghi l’attività di pesca non si è mai fermata, non così vale per i corsi d’acqua e i bacini fino ai 1'200 metri, che tantissimi pescatori trepidanti aspettavano di poter tornare a battere dallo scorso settembre. E questo sabato si riaprono le danze. 

Un’apertura sicuramente limitata nelle valli dalle grandi quantità di neve ancora depositate, ma che certamente non fermerà i tanti appassionati che hanno atteso per mesi questo giorno.

Ma come stanno i nostri fiumi? E che esche è meglio utilizzare in questo periodo? Ne abbiamo parlato con Giuseppe "Pino" De Bernardo, gestore del negozio Europesca a Locarno e grande esperto. 

De Bernardo, oggi riaprono i fiumi: che apertura prevede per questo 2014?
“Innanzitutto è importante prestare attenzione alle condizioni meteo, sempre sfavorevoli in questo periodo, e quest’anno ancora di più visto le tante precipitazioni invernali che, con il caldo attuale, fanno sciogliere grandi quantità di acqua. Però il problema principale, e penso soprattutto alla Valle Maggia, ma anche agli altri grandi fiumi, è rappresentato dagli enormi depositi di inerti, dai deflussi minimi che non sempre sono rispettati e dagli uccelli ittiofagi, come smerghi, cormorani e aironi, che durante l’inverno hanno la possibilità di predare indisturbati il novellame nei fiumi.” 

Un fenomeno, quello degli uccelli ittiofagi, che secondo lei è in aumento? 
“Sì, almeno lo smergo nelle valli è sicuramente in aumento, in quanto nidifica e si riproduce. Da quello che abbiamo osservato si potrebbe parlare addirittura di colonie. Questi uccelli pattugliano il fiume come dei militari e nelle pozze dove cacciano non rimane praticamente neanche più un pesce, soprattutto nelle parti basse dei fiumi. In certe zone è un vero è proprio disastro, confermato anche dalla pesca elettrica fatta dal Cantone nella bassa Maggia.”

E per quanto riguarda i deflussi invece? 
“La problematica dell’acqua bassa è un altro grande ostacolo perché causa un surriscaldamento della stessa e la trota spesso non riesce a sopravvivere senza acqua fresca, ammalandosi fatalmente ai reni. I deflussi minimi molto probabilmente non vengono rispettati, con certezza non posso dirlo, c’è anche chi afferma il contrario, ma la realtà sembrerebbe andare in questa direzione. Però è anche probabile che parte dell’acqua dei deflussi minimi vada a finire nelle falde, a causa della crescita degli inerti, che rimane il problema più grande, basti pensare ad esempio al disastro causato sulla fauna dallo spurgo del bacino di Palagnedra. Un problema che potrebbe venire arginato almeno in parte permettendo delle opere di rinaturazione nei fiumi, ad esempio scavando pozze e posando massi ciclopici.”

Sul fiume Ticino com’è la situazione? 
“Anche il Ticino purtroppo è disastrato. Adesso dovrebbero avere finito di spurgare le acque di fresa dell’Alptransit, bisognerà vedere che effetti produrrà questa operazione. Sinceramente a breve a termine non vedo dei miglioramenti possibili, bisognerebbe intervenire più decisamente anche qui. Una volta c’era una presenza massiccia di portasassi (larva di friganea ndr) e questo garantiva un grande numero di pesci che se ne nutrivano, ora è sparita anche questa. Si prende giusto una qualche trota lacustre che monta dal lago e una qualche fario un po’ grossa che è fuori dalla portata degli uccelli.”

Nel luganese e nel Mendrisiotto il problema più grande sembrerebbe essere rappresentato invece dagli inquinamenti.
“Esattamente, purtroppo nei riali continuano ad esserci questi inquinamenti che pregiudicano la vita dei pesci e di conseguenza le attività di pesca, ma in queste zone anche i problemi citati precedentemente rimangono, nonostante qualche intervento di rinaturazione sia stato fatto.”

Dove consiglia di andare per l’apertura quindi? 
“Un consiglio che potrei dare, anche se lo sanno un po’ tutti, è quello di andare nei riali: hanno sempre l’acqua, c’è meno predazione da parte degli uccelli ittiofagi e i pesci hanno le proprie tane. Di sicuro qualcosa in più si prende in queste parti di fiume. Ad ogni modo con l’acqua ancora tanto fredda, soprattutto in alto, si tratterà  di una pesca abbastanza tranquilla…”

In questo senso che consigli sull’attrezzatura si sente di dare? 
“Quando l’acqua non raggiunge i 9-10 gradi la trota rimane molto apatica, dunque sono sicuramente indicate le esche naturali. A chi piace il pesciolino imbragato alla ticinese consiglio questa tecnica, che per la fario è sempre molto reddittizia, ma va battuto molto lentamente. Evidentemente poi vengono tutte le esche naturali, come vermi e camole, che danno sempre ottimi risultati. È anche vero che di norma con l’acqua fredda non si pesca a farfallino o a moschetta, ma questa tendenza è un po’ cambiata negli ultimi anni e può capitare che a volte si prende addirittura di più, soprattutto verso sera quando “bollano”, dunque tentar non nuoce!”

 

dielle

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